Prosa

Padrone nella ragnatela del servo Il teatro ribalta ancora le gerarchie

Padrone nella ragnatela del servo Il teatro ribalta ancora le gerarchie
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È Il Servo il prossimo titolo della stagione di prosa della Fondazione Teatro Donizetti, in programma al Creberg Teatro da giovedì 22 a domenica 25 febbraio (ore 20.30, tranne domenica ore 15.30). Lo spettacolo di Andrea Renzi e Pierpaolo Sepe (già film capolavoro, grazie anche alla sceneggiatura di Harold Pinter) è tratto dal romanzo breve di Robin Maugham, considerato una «commedia nera» e di scavo psicologico, la cui trama – chiusa all’interno di una casa borghese – si struttura come una ragnatela, lentamente tessuta dal «servo». Nel cast Lino Musella (candidato nel 2017 al Premio Ubu come Miglior Attore), Andrea Renzi, Emilia Scarpati Fanetti, Tony Laudadio e Maria Laila Fernandez. Al centro del racconto la vicenda di un rapporto di dominazione e assuefazione di un uomo su un altro uomo: Barrett è un domestico che prende servizio nella casa di Tony, ricco avvocato londinese. Inizialmente, «il servo» sembra assolvere con zelo il proprio incarico, ma attraverso ambigui giochi psicologici si arriverà al rovesciamento dei ruoli «servo\padrone». Nel gioco perverso entrano in campo anche l'amico-testimone della vicenda, Richard, la fidanzata di Tony, Sally, la nipote di Barrett, Vera e la misteriosa Mabel.

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La traduzione di Lorenzo Pavolini, colonna portante dello spettacolo, si concentra essenzialmente sulla scrittura del romanzo che, rispetto alla sceneggiatura di Pinter, «è decisamente più scarna e minima, concentrata nel raccontare un preciso costume sociale», evidenzia lo stesso Pavolini. Infatti nel racconto c’è l’amicizia e la gioventù in tutta la sua ambigua e irrinunciabile forza, la malinconia e la vitalità di una generazione che usciva dalla guerra, il legame creato tra uomini che sono stati prima di tutto compagni di trincea, soldati, e che ora tornano alla vita, alla città, al sesso, ai problemucci di sempre. Il tutto in un mondo sospeso tra ieri e oggi, alla metà del secolo, dove i domestici sono servi e alla fidanzata si fa la dichiarazione, dove la Londra vittoriana non si è ancora sciolta nello swinging e la sensualità è perdizione. Barrett è un demonio che cresce dal fango della democrazia ed è pronto a prendere il sopravvento contro l’aristocratico cadente, o per lo meno a guidarlo, a costringerlo a una sommaria equiparazione dei costumi e dei gusti verso il basso: nel racconto di Maugham è l’ossessione erotica a decidere le cose.

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