Trasposizione del film del 1986

Il Regalo di Natale di Pupi Avati Poker tra (ottimi) attori a teatro

Il Regalo di Natale di Pupi Avati  Poker tra (ottimi) attori a teatro
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Dopo un grande protagonista del teatro italiano come Glauco Mauri, il Teatro Sociale ospita da giovedì 19 a sabato 21 dicembre (ore 21), nell’ambito della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti, “Regalo di Natale”, spettacolo tratto da uno dei più bei film di Pupi Avati. Una pièce di grande intensità e anche di attualità, nonostante il testo sia datato di oltre trent’anni (il film, che ottenne prestigiosi riconoscimenti, è del 1986). Sapientemente diretto da Marcello Cotugno, “Regalo di Natale” è innanzitutto una profonda e amara riflessione sulla perdita dei valori umani, sulla perfidia, la meschinità, la doppiezza di certi comportamenti e sul tradimento dell’amicizia. Quattro amici di vecchia data si ritrovano la notte di Natale per giocare una partita di poker. Con loro c’è anche il misterioso avvocato Santelia, il classico “pollo da spennare”, un ricco industriale contattato da uno degli amici per partecipare alla partita.

 

 

Il cast è di grande bravura: Gigio Alberti, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase e Fulvio Pepe si calano in una partita che probabilmente lascerà i loro personaggi tutti sconfitti, a dimostrazione di come alcuni valori fondamentali delle relazioni umane - amicizia, lealtà e consapevolezza di sé - stiano dolorosamente tramontando dal nostro orizzonte. Originariamente ambientato negli anni Ottanta, il testo è stato trasposto ai giorni nostri, in cui la crisi economica globale si è abbattuta sull’Europa segnando profondamente la società italiana. In risposta a recessione e precariato, il gioco d’azzardo vive una stagione di fulminante ascesa, e - dalle slot machine che affollano i bar e al boom del poker texano - si moltiplicano i luoghi e le modalità in cui viene praticato. I soldi facili sono la chimera inseguita anche dai protagonisti di “Regalo di Natale”, in un crescendo di tensione che ci rivela mano dopo mano come, al tavolo verde, questi uomini si stiano giocando ben più di una manciata di fiches.

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