All’asta a Firenze uno spartito originale firmato da Gaetano Donizetti
Dall’11 al 13 marzo alla Gonnelli Casa d’Aste, tra i numerosi lotti all’incanto, anche un abbozzo musicale autografo dall’opera “L’elisir d’amore”

La base d’asta è di 1.200 euro e ai profani non sembra neppure troppo per un cimelio di questo tipo: un abbozzo musicale autografo di Gaetano Donizetti dall’opera “L’elisir d’amore”. Il reperto è uno dei numerosi lotti all’incanto dell’asta 58 dedicata a “Libri, Autografi e Manoscritti”, che si terrà dall’11 al 13 marzo alla Gonnelli di Firenze.
Non datato, ma inizio 1832.
Nella scheda si legge: «Manoscritto musicale autografo scritto a inchiostro bruno. Partitura. Carte 4 (8 pagine scritte su carte con 16 pentagrammi). L’indicazione degli strumenti e alcune sezioni del testo poetico sono scritte da altra mano; altre sezioni del testo poetico e il testo musicale sono tutte autografe di Donizetti. Partitura non firmata e non datata. I testi poetici e musicali presentano correzioni e cancellature (alcune anche a matita grigia e rossa). Alcune battute musicali sono state grattate e cancellate. Nelle carte 2, 3 e 4 sono presenti delle tracce di ceralacca. Sulla prima pagina timbro a secco dell’antico proprietario, il cantate Enrico Calzolari (1823-1888), celebre tenore e interprete anche di opere di Donizetti. Carte con filigrana protette da una brossura azzurrina moderna. Buona conservazione. Dimensioni: 235x360 mm».
Ci sono anche dei “gadget” allegati: un’incisione di grandi dimensioni che ritrae Enrico Calzolari realizzata da Charles Rauch, una fotografia all’albumina che ritrae Calzolari in abiti di scena, una fotografia del cantante in età matura applicata su cartoncino muto.
Carte di lavoro
Si tratta di un documento di lavoro: 70 battute di musica – con indicazione Moderato - relative al duetto tra Belcore e Remorino alla fine della terza scena nel Secondo Atto dell’opera. Sono presenti varianti rispetto alla versione definitiva.
L’opera
“L’elisir d’amore”, opera scritta in brevissimo tempo, «venne rappresentata la prima volta a Milano, al Teatro della Canobbiana il 12 maggio 1832 e resterà nel cartellone del teatro per oltre trenta recite. Ben presto trionfò in altre città italiane, nel 1835 venne rappresentata a Vienna, per approdare nello stesso anno (il 27 settembre) alla Scala con Maria Malibran. L’opera non conobbe mai l’oblio e divenne un intramontabile capolavoro», scrive il professor Paolo Fabbri.