I Blue Wit sulle orme dei Beatles: trasferta agli Abbey Road Studios
Esperienza londinese (con concerto) per il gruppo bergamasco. «Il pubblico di Londra ci ha applaudito e i manager ci hanno offerto altre tre date»
Di Paolo Aresi
Quando i tre ragazzi bergamaschi hanno superato la soglia degli Abbey Road Studios, a Londra, il cuore si è messo a saltellare nel petto. Dice Edo Nosari, 24 anni: «Certo, eravamo già emozionati perché eravamo volati a Londra proprio per registrare ad Abbey Road e per esibirci in un locale. Ma quando siamo arrivati lì… be’ non si può non pensare a quanta storia è passata da quei locali, non puoi non pensare ai Beatles, a John Lennon, Mc Cartney… A quegli anni incredibili per la storia della musica».
Edoardo Nosari, Francesco Pedrinoni e Manuele Mariani sono i tre componenti dei Blue Wit, band bergamasca che in Italia si è conquistata un suo spazio, fra l’altro ha pure partecipato a X Factor. Fanno musica rock, un rock indipendente che certamente ha le sue lontane origini in quegli anni e passa dai Beatles ai Pink Floyd, approdando a Oasis, Muse e infine agli Arctic Monkeys, che sono il gruppo ispiratore dei Blue Wit. Edo Nosari è il batterista. Racconta: «Il fatto è che a Londra è tutto diverso rispetto a Bergamo e all’Italia in generale. C’è un’attenzione forte verso la musica, anche verso gli esordienti. I ragazzi, ma non soltanto ragazzi, vanno nei pub, che spesso hanno anche una sala da concerto, e ascoltano le proposte, sono molto critici, attenti. Un bel pubblico. E i locali ti pagano sul serio. Da noi invece se sei un gruppo che non è affermato, spesso è già bello se ti pagano la birra. A meno che fai le cover di qualche grande gruppo o cantante. Ma per le proposte originali… generalmente non c’è attenzione. Se vai a suonare a Londra capisci perché questa è la capitale della musica, perché da qui vengono fuori tante proposte che poi diventano successi planetari…».
I Blue Wit sono un gruppo essenziale, formato da tre soli musicisti: batteria (Edoardo), basso (Manuele Mariani) e chitarra (Francesco Pedrinoni, che è anche il cantante ed è studente di produzione musicale all’Abbey Road Institute di Londra). Spiega Edoardo: «Non è semplice “riempire” di suoni la sala quando si è solamente in tre, è una sfida continua… ma non siamo gli unici. Ci sono esempi storici famosi di band composte da soli tre musicisti, anche in Italia. La sfida è dal vivo, perché in sala di registrazione puoi aggiungere tutti i suoni che vuoi. Ma dal vivo ti misuri davvero. Il pubblico di Londra ci ha applaudito e i manager ci hanno offerto altre tre date. Ne siamo felici». Edoardo spiega che la formazione “triangolare” ispira simpatia. «È come se il pubblico facesse il tifo per te perché si rende conto della difficoltà… ma poi devi comunque superare la prova, regalare musica buona e forte, densa…».
Edoardo, Francesco e Manuele sono giovani, ma suonano da quando erano bambini, tutti e tre. Edoardo ha cominciato a suonare la batteria quando aveva dieci anni, ha frequentato la scuola media a indirizzo musicale di Santa Lucia. «Non c’era il corso di batteria - racconta - ma partecipavo alla musica di insieme e quando facevamo i concerti avevamo la mia batteria. È stata un’esperienza bellissima. Alle superiori avevamo un bel gruppo, gli Everyone Else, facevamo una musica interessante. Poi è arrivata l’università: io sono rimasto a Bergamo, Tommi è andato a Milano, Giò a Trento, Nesi a Trieste… e ci siamo sciolti. Sono ripartito con i Blue Wit e siamo a questo punto».
I Blue Wit torneranno presto agli Abbey Road Studios per portare avanti il loro album e suoneranno in due pub londinesi. Ma suoneranno anche alla centrale di via Daste e Spalenga, la sera del 18 dicembre. Appuntamento imperdibile.