A Bergamo è stata la notte della musica: sono usciti i nuovi Ep di Vanarin e Iside
di Matteo Rizzi
Per la musica "made in Bg" è stata una notte incredibile: da mezzanotte, su tutte le piattaforme digitali, sono usciti gli Ep di Iside (ascolta QUI) e Vanarin (ascolta QUI). Chiunque frequenti gli ambienti musicali della Bergamasca saprà di certo che si tratta di due delle band più promettenti che la nostra città abbia prodotto negli ultimi anni.
L'Ep degli Iside, opera di cinque brani, si intitola Indico e va ad aggiungere la title track e un altro brano ai tre singoli che hanno spopolato su Spotify negli ultimi tre mesi, raggiungendo cifre a cinque zeri (Disobbedisco, Fantasmi) e addirittura a sei zeri (per il primo dei tre singoli, Paradiso). Tutti questi brani, così come l'Ep, sono stati pubblicati con il supporto degli editori di Peermusic. Un percorso coerente, un'esplorazione consapevole e ben calibrata. In certi momenti è delirio puro, in altri è malinconia art pop, in altri ancora siamo a un passo dal minimalismo, per poi sfociare nella dissonanza ridondante e stralunata. La voce del frontman Dario Pasqualini è poco più che un gemito: un timbro immediatamente riconoscibile che veicola poche parole oscure che più che dal porto sepolto di Ungaretti sembrano arrivare direttamente dai confusi - ma sempre lucidi - paradossi di Carroll.
Una voce che trova la sua incisività nel rapporto con le macchine: sia nel trattamento della voce stessa, con un ampio ricorso a autotune e automazioni, sia nel dialogo con una strumentale dove si alternano disturbanti e caotiche destrutturazioni da un lato e concilianti groove, ora lenti e ora danzerecci, dall'altro. Che lavoro sopraffino facciano poi le chitarre in questo Ep, nonostante siano idealmente detronizzate, è cosa difficile da spiegare. Ascoltare per credere. Una band dalle idee chiare e dal sound inconfondibile, capace come pochi di prendere a calci le aspettative degli ascoltatori e di farsi ringraziare per averlo fatto. Che è poi una delle caratteristiche che contraddistinguono le band, capace di lasciare davvero il segno. «Disobbedisco, me ne prendo il rischio». L'impressione, con i dovuti scongiuri, è che sia davvero questione di tempo per il salto definitivo. L'unico problema: si troveranno, come molti altri, la parola "indie" stampata in fronte. Non sarebbe ora di approfondire la questione?
Per i Vanarin si tratta della prima pubblicazione sotto l'etichetta "Dischi Sotterranei": un Ep di cinque brani intitolato semplicemente Ep2, che contiene tre singoli già usciti più due nuovi brani. Un lavoro con il quale la band promette «un assaggio dei “nuovi” Vanarin, nato da un sentimento di non appartenenza, dall’esigenza di cambiare, di trovare un posto». Una band incredibile, capace di interpretare egregiamente il mood al contempo malinconico e danzereccio che ha fatto la fortuna di band come Mgmt o Tame Impala, di rileggere con maturità e savoir faire le variegate influenze che costruiscono il loro background.
Una band che ha nella voce del frontman, David Paysden, un punto di forza da fare invidia a super gruppi di tutto il mondo, e che purtroppo (per ora) sta pagando una certa tendenza all'etnocentrismo da parte dell'underground italiano, che spesso tende a mal digerire la musica in lingua inglese. Ma che, se esiste una giustizia divina in ambito musicale, un giorno si toglierà le dovute soddisfazioni.