Come va il Conservatorio
Ad inizio 2013 l’Istituto Superiore Musicale Gaetano Donizetti stava morendo. Una delle istituzioni educative più antiche della città si trovava con un bilancio traballante ed una sempre maggiore difficoltà nel reperire fondi. Il Conservatorio nasce all'inizio dell'Ottocento (1806), e, nel corso della sua plurisecolare attività, ha sempre rappresentato una certezza per tanti giovani che vedevano nella musica il proprio futuro. Fino al 1958, l’Istituto fu guidato dalla Congregazione della Misericordia Maggiore, poi passò sotto il Comune, diventando il Civico Istituto Musicale Gaetano Donizetti e faceva parte di quel gruppo di istituti paritari che, con la legge 508 del 1999, lo Stato italiano ha cancellato dall’ordinamento. L’obiettivo della normativa era quello di statalizzare gradualmente i 20 istituti musicali paritari italiani. Ad oggi, però, il passaggio non è ancora compiuto e ci si trova innanzi al paradosso di Conservatori che sono in tutto e per tutto sottoposti alle normative previste per le scuole statali - ad esempio i professori di ruolo devono rientrare nei parametri dei contratti AFAM, che variano dai 1400 ai 2 mila e 150 euro – ma che devono sopravvivere con fondi propri.
Chi paga la sopravvivenza del Donizetti. Dal 1958, principale finanziatore del Conservatorio è il Comune, che, col passare degli anni, si è trovato costretto a ridurre i fondi messi a disposizione. Gli ultimi bilanci parlano chiaro: se nel 2011 Palazzo Frizzoni versava 1 milione ed 800 mila euro, nel 2012 ha ridotto la cifra ad 1 milione e 750 mila euro. Nel 2013, lo stanziamento inizialmente previsto era ulteriormente inferiore, pari a 800 mila euro, poi saliti ad 1 milione e 300 mila euro dopo una lunga trattativa. Alla fine, davanti alle evidenti difficoltà nel raggiungere il pareggio di bilancio, la cifra complessiva stanziata dal Comune è stata di 1 milione 410 mila euro, cifra che il nuovo sindaco Gori ha riconfermato anche per l’anno in corso.
La seconda voce delle entrate, in termini di quantità, è rappresentata dalle rette degli studenti, che complessivamente raggiungono quota 479 mila euro annui e sono il 20 percento più alte di quelle degli altri istituti italiani. In base al reddito familiare, per il primo livello di studi uno studente paga da un minimo di 890 ad un massimo di 1.781 euro, mentre per il secondo livello si va dai 1.047 ai 2.097 euro. Fino al 2012 i contributi di enti privati e di soggetti terzi erano inferiori ai 23 mila euro, quindi insufficienti ad equilibrare il calo di sovvenzioni da Palazzo Frizzoni.
La Regione contribuisce solamente stanziando alcune borse di studio: nel 2012 ha versato all’Istituto 5 mila e 708 euro, saliti a 13mila nel 2013. La nota dolente è invece rappresentata dalla Provincia, la quale da più di due anni non dà nulla per la gestione finanziaria del Donizetti, nonostante i due terzi degli studenti giungano proprio dall’hinterland bergamasco. Recentemente, il presidente Pirovano ha ribadito l’impossibilità della Provincia a contribuire alla gestione dell’Istituto. Decisamente bassi sono anche gli introiti dell’Istituto derivanti da attività proprie: 1.842,50 euro.
La nuova strada. A metà 2012 si concluse il secondo mandato come Direttore dell’Istituto di Marco Giovanetti ed al suo posto venne eletto l’attuale direttore, Emanuele Beschi, fratello del Vescovo di Bergamo. A convincere il Consiglio dei docenti per la sua nomina sono stati il curriculum e soprattutto gli ottimi rapporti con il Ministero dell’Istruzione e con quello della Cultura. Beschi si è da subito adoperato per trovare nuovi fondi: un impegno solitario, senza il supporto del Presidente dell’Istituto Massimo Collarini, il cui mandato è in scadenza proprio in questi giorni. Il primo passo è stato riallacciare gli storici rapporti con la fondazione MIA, che si erano completamente bloccati negli anni precedenti. Proprio la MIA, insieme al Consorzio del Bacino Imbrifero Montano (BIM) e alla Fondazione Istituti Educativi di Bergamo, nel 2013 ha contribuito, per una cifra che si aggira sui 150 mila euro, alla gestione del Donizetti, anche attraverso la programmazione di una serie di progetti per il futuro. Il 2013 è stato un anno importante anche per quanto riguarda l’attività retribuita del Conservatorio, che, rispetto agli appena 1.842 euro del 2012, ha visto salire questa voce delle entrate a circa 37 mila euro. A dar fiato alle finanze del Donizetti sono arrivati anche 250 mila euro dal Ministero dell’Istruzione, rientranti in un finanziamento una tantum di 5 milioni di euro da dividere equamente tra i 20 ex istituti paritari italiani. Questo contributo rientra nel piano predisposto dalla legge 508 del ’99 non ancora pienamente attuato e l’obiettivo dei Direttori degli istituti è quello di renderlo un contributo permanente fino alla piena statalizzazione prevista.
Studenti d'eccellenza e docenti di alto livello. Gli elevati costi d’iscrizione e l’attuale sede, situata in via Scotti al numero 17 (dal 2007, dopo che per motivi di sicurezza è stata abbandonata la storica sede in via Arena 9) e non certamente all’altezza della reputazione dell’Istituto, hanno fatto temere in un sensibile calo di iscrizioni. In realtà, però, i numeri dicono il contrario: attualmente, con le iscrizioni ad alcuni corsi ancora aperte, si contano tra i 430 ed i 440 allievi, numeri in aumento rispetto al passato. Il motivo è legato all’alta qualità dell’insegnamento offerto, con docenti molto stimati nell’ambiente, come confermano le loro partecipazioni e a manifestazioni di tutto il mondo, ultima in ordine di tempo quella del violoncellista Roberto Ranieri al primo Festival Internazionale del Violoncello a Shangai. Gli studenti non sono da meno, con collaborazioni internazionali che sono in ascesa costante.
La punta di diamante del Donizetti è, attualmente, un giovanissimo allievo: Filippo Gorini che l’anno scorso, ad appena 17 anni, è stato il vincitore al Festival Internazionale del Pianoforte di Mosca, premio che gli ha aperto le porte delle più grandi manifestazioni musicali mondiali.
Una nuova sede e una nuova accademia? Intanto continua il piano di rilancio dell’Istituto, con, in più, la ricerca di una nuova sede in agenda: la direzione e il neo sindaco Gori stanno vagliando diverse ipotesi ed attualmente, in pole position, pare esserci il Chiostro del Carmine in Città Alta. Con la Fondazione Teatro Donizetti si sta anche progettando la creazione di una nuova Accademia che sia di supporto a tutti gli allievi, dell’Istituto Donizetti e non, che una volta concluso il proprio percorso di studi vogliano concretamente iniziare un lavoro nel mondo della musica, cosa complicata in questo momento storico in cui le orchestre sono quasi scomparse e la strada dell’insegnamento appare sempre più complicata da intraprendere.
Le prospettive future. L’impressione è quella di un Istituto che guarda al futuro, conscio però delle difficoltà dell’oggi. Se non giungerà la statalizzazione prevista dalla normativa 508 del 1999, gli ex istituti paritari combatteranno ogni anno per la sopravvivenza, alla ricerca di fondi che sono sempre più difficili da trovare e con l’impossibilità di programmare concretamente il domani. In Lombardia gli istituti musicali sono otto, quattro statali e quattro ex paritari. Tra quest’ultimi il Donizetti è attualmente quello che sta meglio, perché ha deciso di puntare ad un rinnovamento e ad un dialogo aperto con le istituzioni e le realtà locali. Ma non è detto, purtroppo, che possa bastare per ottenere, ogni anno, il pareggio di bilancio.
I corsi dell'Istituto. L’Istituto propone un’offerta formativa ampia, articolata per età e percorsi di perfezionamento progressivi. Per gli aspiranti musicisti che non hanno ancora l’età necessaria ad accedere ai corsi veri e propri (il limite minimo è di 11 anni compiuti), sono stati attivati corsi propedeutici da 27 lezioni di mezz’ora l’una.
Seguono, dal nuovo ordinamento del 2010, i corsi pre-accademici (o di base): prevedono un esame di idoneità iniziale, sono organizzati per periodi di studio e livelli e finalizzati alla formazione delle competenze necessarie per accedere ai corsi accademici di primo livello.
I corsi accademici di I e II livello, equiparati ai corsi di livello universitario, sono organizzati in Scuole. I corsi accademici di primo livello (o Triennio ordinamentale) sostituiscono i vecchi corsi del Triennio Superiore Sperimentale di I livello e comprendono le scuole di: canto, chitarra, clarinetti, clavicembalo e tastiere storiche, composizione, contrabbasso, corno, fagotto, flauto, oboe, organo, pianoforte, tromba, trombone, viola, violino e violoncello. I corsi del Bienno sperimentale di secondo livello sono articolati, invece, per ambiti: canto, chitarra, organo, pianoforte, strumenti a fiato, strumenti ad arco.