Le parole e un'analisi

Una riflessione sulla dura intervista che Gasperini ha rilasciato a L'Eco

Una riflessione sulla dura intervista che Gasperini ha rilasciato a L'Eco
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Il tecnico dell’Atalanta Gian Piero Gasperini, in vista del suo sessantesimo compleanno, mercoledì 24 gennaio ha rilasciato una lunga intervista a L’Eco di Bergamo. I contenuti sono molto interessanti: il tecnico ha toccato argomenti tosti parlando dell’importanza della Coppa Italia e del campionato, ma soprattutto del progetto societario e delle scelte di mercato. I tifosi, dopo aver letto le dichiarazioni del mister, sono un po’ preoccupati, perché, in seguito alle parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport a fine anno, Gasperini ha ribadito che a lui interessa un certo tipo di progetto e nonostante a Bergamo si trovi benissimo, c’è qualcosa che non lo soddisfa.

 

 

La Juve e la forza del gruppo. Nel primo stralcio dell’intervista, Gasperini annuncia un ampio turnover in vista del Sassuolo. In Emilia giocheranno Palomino, de Roon e forse anche Gollini e Mancini. L’annuncio è voluto, perché «chi sarà chiamato in causa dovrà essere all’altezza della situazione. Come a Napoli in Coppa Italia. Se il gruppo terrà il passo saremo più forti con tante gare in pochi giorni». Sullo sfondo, dopo la partita con il Sassuolo, c’è la partita con la Juventus che rappresenta il primo round di una doppia sfida, ma che è «una gara da vincere. Nelle ultime tre occasioni abbiamo sempre fatto due gol alla Juventus. In diciotto mesi abbiamo vinto contro tutte le grandi, via il tabù». Il tecnico atalantino ha parlato dei leader silenziosi del gruppo, non ha nascosto che «la vacanza ci ha fatto male, con il Napoli non siamo stati brillanti», ma ha aggiunto che «nella mia Atalanta non c’è spazio per i deboli» e che «quando si perde la regola è testa bassa e pedalare con lingua in bocca e gambe che vanno a mille. Lo dobbiamo a questa terra, a questa gente». Nel ribadire che le gerarchie possono cambiare, inoltre, il tecnico ha sottolineato che in questo momento Petagna deve lavorare duro (molto duro) per recuperare il posto tra i titolari e ha anche reso noto di aver «chiesto una terza punta. Se ci sono tre portieri, perché non tre centravanti». Barrow, il ragazzo della Primavera, viene infatti considerato dal tecnico come un esterno offensivo alla Orsolini e non un attaccante centrale.

 

 

Le strategie di mercato non condivise. Dopo aver parlato di come vorrebbe regalarsi almeno una qualificazione su tre per l’Europa (tra Coppa Italia, Europa League e campionato) e di quanto sarà importante non subire il grande ambiente che ci attenderà in casa del Borussia Dortmund, il tecnico è tornato sul mercato ribadendo che «l’anno scorso avevo quattro centravanti (Paloschi, Pinilla, Pesic e Petagna, ndr), oggi se viene l’influenza a Cornelius è un problema». Gasperini ha poi espresso una serie di concetti molto chiari: «Un anno e mezzo fa ho sposato il progetto di Antonio Percassi, mi sono letteralmente tuffato nelle sue idee. Io rimango se posso realizzare i desideri del presidente, ma se le strategie cambiano non ha senso restare. Il progetto era: 3-4 big e dentro i ragazzi del vivaio. Adesso non è così e io non posso condividere». Il concetto è rafforzato da un successivo passaggio dell'intervista: «Questa Atalanta è molto forte ma vedo un mercato sottotono rispetto alla squadra. E non vedo lo scenario di un anno fa, nonostante i grandi investimenti fatti in estate. Qui le strategie non sono di mia competenza, non sono coinvolto e faccio l’allenatore. Nessuno ha fatto la minima interferenza nel mio lavoro, ma vedo strategie cambiate e secondo me stiamo perdendo tempo. Io non contesto niente ma dico solo che, a parte Ilicic, non ho mai partecipato alle scelte della società. E questo è un dato oggettivo». Alla domanda su cosa accadrà a fine stagione, il tecnico lascia aperte tutte le porte: «È presto, vedremo cosa accadrà nei prossimi quattro mesi. Qui l’ambiente è ideale, la proprietà è forte e con lo stadio nuovo come si potranno abbassare gli obiettivi? Il legame con questa città è forte e non potrò accettare un ridimensionamento degli obiettivi, non riesco a vedermi a combattere per il quartultimo posto».

 

 

Come interpretare le parole del mister? In queste ore, tifosi e addetti ai lavori che hanno letto le parole di Gasperini sono ovviamente coinvolti in una serie di valutazioni. Siamo alla vigilia di un filotto di partite importante, perché fare queste dichiarazioni, così chiare ma allo stesso tempo dure e indubbiamente destabilizzanti? Che il tecnico abbia voluto mandare dei messaggi a qualcuno è evidente, ma guardando la rosa a disposizione vien da dire che i 3-4 big da lui richiesti ci sono già (anche di più anzi: Gomez, Ilicic, Freuler, de Roon, Caldara, Masiello e Toloi solo per citarne alcuni). Il buco vero, allora, potrebbe essere sui ragazzi del vivaio. Ma se non ci sono ’96 o ’97 al livello di Gagliardini, Conti o Kessiè non è colpa di nessuno. Anzi, è per questo che la società ha preso i vari Pessina, Vido, Mancini e ha in giro a giocare ragazzi come Valzania. La situazione nel medio-lungo periodo è destinata a migliorare visto che ci sono i ’99 e i 2001 che stanno crescendo bene a Zingonia, ma è indubbio che il tecnico si aspetti dal mercato e dal progetto dei prossimi mesi delle indicazioni che evidentemente adesso non gli sono giunti. Come in tutte le famiglie, anche in quella atalantina ci sono legami forti (lo dice lo stesso Gasperini quanto è legato alla proprietà e alla piazza) ma anche qualche problema da sistemare. La considerazione che noi possiamo fare guardando quanto accade soltanto dalla finestra è che l’Atalanta oggi è talmente una bella realtà che le manca davvero poco per migliorare ancora. Che non vuol dire puntare allo scudetto, ma rendere quello nerazzurro un modello forte e assestato: il presidente Percassi e tutti i dirigenti lo sanno bene. Di certo nelle segrete stanze di Zingonia si lavorerà tutti assieme per risolvere i problemi e rendere l’Atalanta sempre più solida.

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