Dopo Sepang ho capito tutto Firmato, un tifoso sfegatato di Vale

Cari lettori di Bergamo Post,
quelle che state per leggere sono parole di parte. Dichiaratamente di parte. Faziose, terribilmente faziose. Perché #IoStoConVale, e non dal 25 ottobre, ma da prima, molto prima. Ho iniziato a tifare Valentino Rossi affascinato dal suo animo ribelle e dal suo sorriso contagioso, da quel fare da Giamburrasca che quando saliva sulla moto si trasformava in un fuoriclasse senza tempo e senza età. Oggi, a 37 anni, Vale è ancora quello. È come se il tempo non fosse mai passato: stesso sorriso, stesso spirito, stessa superba classe. È per questo, credo, che di persone come me in giro per il mondo ce ne sono tante.
Dopo Sepang non ho voluto parlare del “fattaccio” per giorni. Cosa c’era da dire? All’inizio volevo capire, volevo comprendere perché Vale fosse arrivato al punto di voler portare fuori traiettoria un avversario. E quindi tacevo. Poi ho rivisto, letto, ascoltato e ho capito tutto. Ho capito che Marquez avrebbe fatto di tutto perché il “suo idolo” non vincesse questo titolo mondiale. E ho taciuto. Cosa c’era da dire? Purtroppo in tanti hanno scelto di non fare come me e hanno deciso di parlare. Ma come sempre succede nella vita (dicono), anche le cose più brutte insegnano qualcosa. E anche l’affaire Vale-Marquez ci ha insegnato qualcosa. Dieci cose per la precisione.
1 – Jorge Lorenzo ha bisogno di un buon addetto stampa, di un manager degno di chiamarsi tale e, a quanto pare, anche di due dita in più di spirito di analisi. Tra i due litiganti, lui era ed è il terzo pronto a godere. Non doveva fare nulla, semplicemente stare in silenzio a guardare. Poteva uscirne da trionfatore senza dire una parola. Invece no: prima va a dire alle televisioni di mezzo mondo che «la punizione che hanno dato a Valentino è poco. Dovevano togliergli i punti guadagnati. Ma non l’hanno fatto perché si chiama Rossi»; poi, sul podio, fa il pollice verso durante la premiazione del rivale e “incita” il pubblico a fischiare (almeno per questo ha chiesto scusa); infine tenta di intromettersi nel ricorso al Tas di Rossi «come parte lesa». Parte lesa da cosa? È l’unico a guadagnarci veramente da tutto questo. Lorenzo è riuscito nell’arduo compito di uscire da queste due settimane ben peggio rispetto a prima. Chapeau.
2 – Max Biaggi ha ancora dei tifosi. E non hanno ancora cambiato idea. Basta fare un giro sui social per capirlo: dopo anni di silenzio, in cui hanno masticato il proprio "odio sportivo” nei confronti del 46 giallo tacendo, non appena hanno visto un’occasione… zac! Rieccoli spuntare tutti come margherite in primavera. Ma almeno a loro va dato atto di non aver mai fatto buon viso a cattivo gioco: se stavi con Biaggi, non stavi con Vale. E viceversa.
3 – Renzi è stato in Perù. Alzi la mano chi se n’era accorto prima che il premier telefonasse a Rossi per dargli il suo supporto. Poche mani vedo. Già, anche io me l’ero persa.
4 – L’Unesco dovrebbe proteggere quei pochi italiani che si limitano a dire la loro solamente al bar. Sì, perché almeno non hanno la pretesa di voler far sapere a tutti le loro opinioni.
5 – La prova del calcio di Rossi a Marquez è che dieci anni fa Valentino ha evaso il fisco. O almeno questo è ciò che si deduce leggendo le argomentazioni di qualcuno schieratosi apertamente contro Vale. Del resto basta rileggere il punto 4.
6 – Elena Morali, ex fidanzata di Jorge Lorenzo, non ha perso la chance per far vedere le tette (o quasi). Tempismo perfetto, visto che fino a 15 giorni fa nessuno sapeva chi fosse. Magari potrebbe insegnare al suo ex il significato dell’espressione “sfruttare le occasioni” (vedi punto 1).
7 – I quotidiani sportivi spagnoli sono pure peggio di quelli italiani. Ci lamentiamo sempre della nostra stampa, eppure la Gazzetta, subito dopo il gran premio di Sepang, titolava “Così non Vale”, specificando che «Rossi perde la testa e si gioca il mondiale (?)». In Spagna, invece, sui giornali non si è persa occasione per puntare il dito contro Rossi: «è caduto un mito», «addio leggenda», «che brutta cosa, Vale!». E a Marquez che dicevano? Nulla. Teniamoci la nostra stampa, che è meglio.
8 – L'antidoto italiano all'anti-sportività è l’anti-sportività. Come chi tenta di alleviare il mal di pancia bevendo una birra ghiacciata. Chiedere a Iannone di buttare giù Lorenzo per vendicare l’amico Vale non è una bella cosa. Certo, c’è l’ironia e la voglia anche di ridere. Purtroppo, però, tra i sostenitori di questa tesi ce ne sono molti che non scherzano affatto. Oh, poi se dovesse succedere non è che mi dispero…
9 – Un “calcetto” può far cadere una MotoGP. O forse la gente che ha studiato la fisica peggio di me è più di quanta pensassi. Come ha ben spiegato Fonsi Nieto, ex pilota professionista, una moto con sopra un pilota pesa attorno ai 200 chilogrammi: Rossi dovrebbe essere Hulk per poter avere la forza di far cadere Marquez solamente con una gamba, in curva per di più. Senza contare che, se veramente si fosse trattato di un calcio, la moto del pilota spagnolo sarebbe dovuta cadere dalla parte opposta rispetto a quella in cui è caduta. Ma va bene, anche la fisica può essere bistrattata nei discorsi da bar (vedi punto 4).
10 – Stoner è vivo e nella sua fattoria prende il 3G. Francamente non ne sentivamo la mancanza, ma l’ex pilota australiano, che sul suo Twitter vanta meno di mille cinguettii (segno che non è che sia un grande appassionato di social), non appena ha visto quanto successo a Sepang non ci ha pensato due volte e ha twittato: «Se qualcun altro avesse fatto ciò che ha fatto Valentino, sarebbe stato sanzionato con la bandiera nera immediatamente. Non ci sono dubbi». Dopo aver detto la sua è tornato a occuparsi dei canguri fortunatamente (li ha veramente i canguri in fattoria).
Ma la cosa più importante che ci ha insegnato quanto successo, al di là di battute e sarcasmo, è che il grande campione si riconosce proprio in questi momenti. Vale, subito dopo la gara di Sepang, ha ammesso le sue colpe e ha chiesto scusa per aver perso la testa. Marquez e Lorenzo? Sono stati in silenzio. #IoStoConVale, oggi più che mai.
Firmato, un tifoso sfegatato di Vale.