Da Focus

10 chicche sulle superstizioni

10 chicche sulle superstizioni
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Tra superstizioni, maledizioni e portafortuna sono ancora molte le persone che si lasciano influenzare da queste dicerie. Così, ispirati dai colleghi di Focus, abbiamo deciso di andare a fondo della questione scoprendo miti e leggende alla base di queste credenze.

 

Passare sotto una scala? Ma siete pazzi?

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Quante volte ci sarà capitato, oltrepassando un cantiere o semplicemente durante qualche lavoretto quotidiano, di passare inconsciamente sotto una scala. Le superstizioni legate a questo gesto risalgono al periodo medievale. Esisteva infatti la credenza che una scala appoggiata ad un muro descrivesse un triangolo simbolo della Trinità e quindi uno spazio inviolabile. La scala è inoltre presente, come oggetto sacro, in molte religioni come segno di un'ascesa verso la divinità. In Egitto Orus, in qualità di ausiliario delle anime dei defunti, era detto “Dio della scala”. Maometto parla di una scalata verso Allah mentre nella Bibbia Giacobbe vede in sogno una scala che lo porta in cielo. Così il “passare sotto” anziché sopra poteva significare uno sgarro fatto al divino. Sempre restando al Medioevo, un'altra teoria parla invece di un'origine di tipo militare: durante le battaglie le truppe a difesa del forte versavano olio e pece bollente sul nemico. Nacque così la paura di sostare sotto le scale.

 

Tutto le razze, ma non nero

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Compagno di viaggio di un’orrenda streghetta o da solo, il gatto nero è spesso protagonista di scene "horror". Deve la sua cattiva fama all’idea che l’incrociarlo possa portare sfortuna. Sembrerà ripetitivo, ma si deve attribuire questa leggenda nuovamente al periodo medievale-cristiano. Questo animale, per la sua indole notturna e la capacità di vedere nel buio, veniva facilmente associato al male o al demonio. Il gatto inoltre era spesso venerato nei culti pagani (soprattutto quello egizio). La superstizione legata all’animale era talmente forte che, nel 1233, papa Gregorio IX emanò una bolla nella quale autorizzava “in nomine Dei” lo sterminio completo dei gatti neri.

 

Ombrelli, rigorosamente fuori casaombrelli

Miseria sulla propria famiglia: questa la pena per aver aperto l’ombrello dentro le mura di casa. Tutto ciò deriva dal fatto che in passato si utilizzavano quando una abitazione, caduta in rovina, presentava alcune perdite dal tetto. Inoltre questo oggetto ricordava il baldacchino utilizzato dal prete durante l’estrema unzione. Veramente poco rassicurante.

 

Specchio, specchio delle mie brame...

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Durante un trasloco ti è scivolato lo specchio? Sono pronti per te 7 anni di pura sfortuna. Per scoprire le origini di questo mito bisogna scavare molto a fondo. Già nell’antica Roma il potere magico dello specchio era temuto per la sua capacità di dividere in due le cose. Ma la vera eredità che hanno lasciato i padri dalla toga bianca riguarda la quantità di tempo: si credeva infatti che la vita di un uomo si rinnovasse ogni 7 anni. Questa superstizione si è poi trascinata tanto che, in religioni come l’Islam o l’Ebraismo, durante le veglie funebri, venivano ruotati gli specchi in modo che l’anima del defunto non rischiasse di rimanervi intrappolata.

 

Non rovesciate il sale...

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Oggetto che è da sempre legato alla scaramanzia è il sale. Veniva utilizzato in epoca romana da spargere sulle rovine di città nemiche sconfitte per impedire una futura rifioritura (se lasciato su un terreno coltivabile infatti lo rende meno fertile). Atroci erano le pene auspicate per l’aldilà a chi sprecasse questo prodotto, come raccoglierlo con le palpebre. Sicuramente l’origine più verosimile è legata all’elevato costo del sale nella storia, che ha portato alcuni tirchi superstiziosi a ritenere qualsiasi suo spreco un fatto portatore di sventura. Unico mistero che ancora rimane è la fonte della contro-maledizione (gettare tre pizzichi dietro a schiena).

 

Occhio, malocchio, prezzemolo, finocchio

Letteralmente “maledizione attraverso lo sguardo”, il "malocchio" ha da sempre influenzato il nostro quieto vivere. La paura nasce sulle sponde orientale del Mediterraneo e ha condizionato anche menti eccelse come Esiodo. La capacità degli occhi di infliggere fatture è da sempre legata a minoranze come quella degli zingari, degli strabici, degli uomini con i capelli rossi o con occhiali molto scuri. Molti sono i gesti scaramantici creati ad hoc per combattere questo male: tre sputi per terra, le corna, toccarsi i genitali… Uno più pittoresco dell’altro.

 

13, un numero da dimenticare 

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La sua presunta influenza malefica lo ha reso un ottimo protagonista di alcuni titoli di film horror come Venerdì 13 o La casa numero 13. In ogni caso l’esoterismo legato a questo numero nasce in era paleocristiana in quanto in 13 erano seduti alla tavola del l'ultima cena. E sappiamo tutti come andò a finire.

 

Tòca fer

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Almeno una volta nella vita ogni bergamasco si è trovato a dover dire: «Tòca fer». La tradizione del “toccare ferro” proviene dalla storia di un santo inglese, tale Dunstano. Si dice infatti che un giorno il maniscalco incontrò il diavolo che gli chiese di ferrargli il cavallo; prontamente egli ferrò gli zoccoli di Lucifero, dicendo che lo avrebbe liberato solo se avesse lasciato in pace le case sul cui stipite compariva un ferro di cavallo. Differente è invece l’usanza dei Paesi nordici che al posto del ferro prediligono il legno, legandolo a una spiritualità intrinseca degli alberi.

 

Qualche toccatina fortunata

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Toccare gobbe e parti intime da sempre è ritenuto un gesto atto ad allontanare la sfortuna. Il primo simboleggia un parziale “appropriarsi” del potere delle anomalie altrui; il secondo invece richiama un altra forza: quella della fertilità.

 

C'è quello gelato e quello fortunato

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Simbolo per eccellenza di virilità, il cornetto è uno dei portafortuna che ha origini più lontane. Già nel Neolitico, infatti, questo oggetto era legato alla fertilità e alla capacità di difendersi degli animali provvisti di corna. Così sono nati simboli come la Cornucopia che rappresentano prosperità e fortuna. La potenza data dalle corna può essere però intesa anche a livello spirituale: ne è un esempio biblico Mosè, che come attributo ha appunto due lingue di luce sul capo.

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