Parla il fondatore Campora

I 180 della Croce Bianca Bergamo Il cuore grande del volontariato

I 180 della Croce Bianca Bergamo Il cuore grande del volontariato
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La presidente Mariagrazia Paleni non ha dubbi: «Sentite Francesco, lui sa tutto». E non a caso. Francesco Campora, infatti, è l’ultimo dei sette fondatori della Croce Bianca Città di Bergamo a fare ancora parte dell’associazione, composta oggi da nove mezzi di soccorso, circa centottanta volontari e guidata da un consiglio di nove membri, compresi la presidente e il vicepresidente. Genovese di nascita (e di accento) ma bergamasco per amore, Campora festeggia quest’anno ben trent’anni di Croce Bianca a Bergamo: «25 settembre 1987. Questa è la data in cui, insieme ad altri sei amici, iniziammo quest’avventura - racconta -. Io, già a Genova, ero stato volontario. Giunto a Bergamo mi resi conto che il territorio necessitava di un servizio più sviluppato. Qui c’era solo la Croce Rossa. In caso di necessità erano costretti a intervenire i pompieri. Ricordo ancora che l’atto costitutivo lo firmammo dal notaio Anselmi».

La nascita della Croce Bianca. Fin qui tanto entusiasmo e passione. Ma da soli questi elementi non bastano: «Costituirci fu facile, poi arrivarono le difficoltà. Innanzitutto trovare una sede. Dopo tanti buchi nell'acqua, la Siad, che non smetterò mai di ringraziare, ebbe fiducia in noi e ci diede uno spazio in via San Bernardino (oggi la sede è in via Corti 12, ndr). La prima ambulanza, invece, riuscimmo a procurarcela grazie alle mie vecchie conoscenze e ce la regalò la Croce Bianca di Albenga. Iniziò così quest'avventura».

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La crescita e un servizio efficiente. Campora ricorda come, nel settore dell’emergenza urgenza, i primi tempi regnasse l’anarchia assoluta: «Capitava spesso che sullo stesso posto arrivassimo noi e la Croce Rossa. Non c'era coordinazione». Poi, nel 1992, nacque il 118 e tutto cambiò: finalmente c’era una guida comune per tutte le associazioni. Oggi la Croce Bianca Città di Bergamo è convenzionata anche all'Areu, per la quale svolge il Servizio H24. Grazie ai finanziamenti regionali (300mila euro l'anno, ndr), l'associazione si può permettere quattro dipendenti interamente destinati all'emergenza urgenza. L'unica altra dipendente è una segretaria part-time, retribuita grazie alle altre entrare derivanti soprattutto dai servizi secondari offerti ai privati (dimissioni e ricoveri, trasferimenti, trasporto per esami, dialisi o visite mediche e trasporto disabili, che costano mediamente 25 euro a tratta) e alle aziende, oppure dalle donazioni.

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Trent'anni di onoratissimo servizio. Una macchina che funziona bene, come dimostrano i numeri: «Nel 2016 abbiamo fatto ottomila interventi: cinquemila di emergenza urgenza e tremila di servizi secondari. Il 70 percento di questi in città, ma spesso l’Areu ci manda anche in provincia. Non dipende da noi, noi siamo al servizio della cittadinanza». L’obiettivo, ora, è continuare a crescere per poter fornire a Bergamo un servizio sempre migliore e più puntuale: «Sono stati trent'anni pieni, ma spero siano solo l'inizio - continua Campora -. Noi ce la mettiamo tutta e se il servizio sanitario lombardo è uno dei migliori in Italia mi auguro che una piccola parte del merito sia anche nostro. Qui a Bergamo bisogna ringraziare persone come la presidente Mariagrazia Paleni, che ci mette anima, cuore e soprattutto tempo. E poi tutti quanti i volontari naturalmente». Per il futuro, invece, «spero arrivi qualche volontario in più, che non fa mai male. Ma soprattutto vorrei più comprensione da parte della gente, che spesso non si rende conto che siamo tutti volontari».

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