2022 record per il Centro Wwf di Valpredina: oltre tremila animali accolti e curati
795 esemplari in più rispetto all'anno precedente: in ventitré anni di attività, questo è il numero più alto mai registrato
Ben 3.457 esemplari ricevuti e curati: è record al Cras (Centro recupero animali selvatici) Wwf di Valpredina, a Cenate Sopra, che nel 2022 ha accolto nel suo centro 795 esemplari in più rispetto all'anno precedente. In ventitré anni di attività, questo è il numero più alto mai registrato.
La relazione, riportata da L'Eco di Bergamo, snocciola curiosità e dettagli. Gli uccelli sono la specie animale maggiormente consegnata al centro (2.882, ovvero l'83,37 per cento), seguiti da 563 mammiferi (16,29 per cento) e rettili (12, lo 0,35 per cento).
Quasi la metà - il 44 per cento - degli animali sono in regime di protezione previsto dalla legge. Nel dettaglio, il 20 per cento sono esemplari oggetto di protezione (rondoni, fringuelli, ghiro, tasso, riccio, faina, scoiattolo) e il 24 per cento «particolarmente protetti» (pipistrelli, gheppio, civetta, rondine, poiana, balestruccio, sparviero e altri). Inoltre, ben il 46 per cento degli esemplari riguardano specie cacciabili (capriolo, volpe, coniglio selvatico, lepre, tordo, merlo, allodola, cesena).
La maggior parte sopravvive e viene rilasciata
Dove sono stati recuperati gli animali e da chi? La maggior parte provengono dalla provincia di Brescia, che detiene il "primato" con 50,39 per cento. Seguono la provincia di Bergamo (40,87 per cento), Pavia (5,03 per cento) e altre lombarde, più cinque da fuori regione. Polizie provinciali di Brescia, Bergamo e Pavia hanno effettuato più consegne (39,16 per cento), seguiti da privati (31,01 per cento), da Carabinieri e altri operatori di vigilanza (26,95 per cento).
La maggior parte degli animali sono frutto di sequestri amministrativi e/o penali, ma accedono al centro anche animali rimasti "orfani" e altri feriti da animali domestici come gatti e cani, avvelenati o feriti con armi da fuoco. Quasi metà degli esemplari, il 48,22 per cento, sono stati rilasciati in natura dopo un periodo di cure, ma il 28,96 per cento è deceduto in struttura poiché versava già in condizioni critiche, mentre il 10 per cento risultano ricoverati in attesa di rilascio in natura, che in molti casi sono abbinati a speciali Gps che vengono successivamente monitorati.