Come amare il lavoro che fai (anche se non ti piace per niente)
Naturalmente, nella vita non vi capiterà sempre il lavoro dei vostri sogni. Tanto vale allora, studi scientifici alla mano, fare di necessità virtù. Ora, questo, in termini tecnici, si chiama Job Crafting. Non è difficile, basta un po’ di resilienza (altra parolina magica della psicologia, e della vita).
Cos’è il Job Crafting. Il termine Job Crafting (craft in inglese vuol dire lavoro artigianale, mestiere, ma anche abilità in genere) è stato coniato nel 2001 da due psicologhe, Amy Wrzesniewski e Jane E. Dutton, ma era già stato utilizzato, un ventennio prima (1987), da Kulik, Oldhan e Hackman, e sta a indicare, appunto, quella magia che succede quando, pure se non vi piace il vostro lavoro, riuscite ad amarlo mentre lo fate.
La premessa è data da Conrad, con la sua inflazionata ma comunque sempre vera: «Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno, ma a me piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi». Di fatto il Job Crafting è l’insieme dei cambiamenti che un dipendente attua per bilanciare le richieste e le risorse lavorative con le proprie abilità e rispetto ai propri bisogni. Questo porta naturalmente a una trasformazione del significato stesso dell’attività lavorativa e della propria identità come lavoratore. E il tutto a partire dalla propria personalità, in base alle proprie iniziative. Come si fa?
1) Modellate i vostri compiti, fin dove potete
Cambiare e ridefinire i propri compiti può dare al lavoro tutto un altro appeal. Naturalmente, se siete stati assunti come commessi, non potrete rifiutare di lavorare in cassa laddove necessario. Ma spesso c’è margine di manovra positivo. Ad esempio, non si tratta solo di evitare compiti sgraditi, ma di aggiungere task e abilità che amate ai vostri compiti usuali: se siete impiegati all’ufficio risorse umane e ve la cavate con la tecnologia, perché non utilizzare piattaforme social e altre app per la procedura di recruiting?
La soddisfazione viene anche dalla quantità di energia che ciascuno dedica ai propri compiti. Un’enfasi e un impegno maggiore avranno riscontri positivi sulla percezione del lavoro. Un esempio? Se un dentista, al termine dell’intervento, si intrattiene con un paziente per spiegargli l’importanza dell’igiene dentale, riuscirà a innalzare il grado di coinvolgimento relativo al proprio lavoro e si sentirà meglio.
E poi, il tempo. Spesso i compiti sono costretti in obiettivi soffocanti o – al contrario – troppo dilazionati. In un caso subentra lo stress, nell’altro la noia. Per evitarlo, ridefinite la loro organizzazione “ingegneristica” in modo che segua i vostri tempi. E, laddove non è possibile, aggiungete loro significati. Ad esempio, se siete commessi addetti all’allestimenti dei saldi ed è appena arrivato in negozio un nuovo collega, coinvolgetelo e insegnategli come si fa: aggiungerete al vostro noioso e frettoloso compito manuale anche un’abilità relazionale e formativa, e vi sentirete più utili e valorizzati.
2) Ridefinite le relazioni
Innanzitutto, è bene promuovere, sempre e comunque, le relazioni. Se possibile, scegliere quelle che danno maggior significato al lavoro, perché gli conferiscono un senso di dignità e orgoglio, quelle che ci ricordano perché ne vale la pena. Un infermiere sarà molto più gratificato, ad esempio, se intesserà relazioni umane con il malato e i suoi parenti, anziché svolgere con freddezza il proprio mestiere.
Importante è anche la ridefinizione delle relazioni esistenti, ovvero donare loro nuovi propositi, con l’obiettivo di dare maggiore significato al proprio lavoro, e a quello del team. Per un preside è importante, ad esempio, non solo avere il controllo sul proprio corpo docente, ma conoscere le attitudini personali – naturalmente, con buon senso – dei propri insegnanti, perché queste possono essere valorizzate in un programma scolastico ad hoc o in laboratori particolari, e innescare un sistema di interesse e riscontro soddisfacente.
Naturalmente, niente di meglio che collaborare con gli altri. Un buon clima sul posto di lavoro, anche soltanto per la matematica ragione del do ut des, non può che fare bene. Nessuno è perfetto, capita a tutti di aver bisogno di supporto, non dimentichiamocelo. Tanto vale essere gentili e generosi. Stesso discorso per la nostra adattabilità agli altri: sapersi settare sulle lunghezze d’onda altrui e accogliere i loro stimoli non può che portarci benefici, in termini di elasticità e creatività. Questo rinsalderà anche la nostra confidenza con il lavoro e la forza del team. In inglese si chiama mutual empowering, potenziamento reciproco.
3) Cambiate le vostre percezioni
Innovare il modo di pensare e recepire i compiti e la realtà lavorativa in cui si è immersi è naturalmente una delle regole chiave. Facile a dirsi, ma a farsi? Innanzitutto, parcellizzate il compito, quando questo vi appare mostruosamente immane e ingestibile. Fate un passo dopo l’altro, tenete a mente un obiettivo alla volta. Quando lo raggiungerete vi sentirete sollevati e più sicuri, perché avrete ancorato un altro punto di partenza. La sostanza non cambia, ma cambia il modo in cui l'avete guardata.
Secondo consiglio: create collegamenti mentali con quello che vi piace, metteteli in pratica. Siete amanti del teatro e da giovani lo avete praticato. Perché non ricordarsene, mentre cercate di mantenere attiva la platea di un convegno di economia o quando cercate di convincere un cliente? Questo vi consentirà di provare orgoglio e una sensazione di pienezza nei confronti di voi stessi.
Last but not least, non buttatevi giù, e pensate in grande. Ovvero, non dimenticatevi che quello che fate, per quanto vi appaia insignificante, ha un impatto sul mondo. Si è visto, ad esempio, che i dipendenti di uno zoo comunale svolgevano il loro compito molto più piacevolmente dopo essere stati resi consapevoli di stare salvaguardando specie protette. Quello che fate non è mai inutile, dovete solo ricordarne il senso.
Perché il Job Crafting funziona. Tutti questi trucchetti hanno come “semplice” risultato quello di farvi sentire perfettamente a vostro agio con voi stessi mentre lavorate. Questo perché, di fatto, il Job Crafting scopree o rafforza le vostre motivazioni personali e professionali, risveglia talenti e abilità che non credevate di poter più esercitare, crea possibilità per esprimere ciò che vi piace e vi corrisponde di più anche in un contesto apparentemente estraneo e distante. Perciò, perché non provare?