Agosto, tempo mio non ti conosco
Gli italiani stanno ancora aspettando che la vera estate, quella del sole che splende alto nel cielo e della colonnina di mercurio a quota 30° C, abbia inizio. Giugno e luglio, a differenza del clima a cui siamo stati abituati nell’ultimo decennio, sono stati mesi instabili e fortemente piovosi, soprattutto al Centro-Nord, con temperature ben al di sotto della media. Ora tutte le speranze son riposte in agosto, soprattutto per i tanti italiani che ancora non sono partiti e si aspettano di trovare un clima estivo nel mese da sempre cuore delle vacanze nostrane. I meteorologi, forse intimoriti dalle minacce di denuncia ciclicamente pervenute dagli albergatori italiani (non ultimi quelli romagnoli, proprio pochi giorni fa), preferiscono non sbilanciarsi, parlando di valutazione complicata. Nonostante ciò, i più coraggiosi si sono esposti: agosto sarà un mese estivo, caldo seppur non caldissimo. L’altalena tra bel tempo e maltempo a cui ci hanno abituato gli ultimi sessanta giorni dovrebbe lasciare spazio a un clima più stabile. Qualche temporale ci sarà ancora, soprattutto sulle Alpi, ma i periodi di sole dovrebbero essere più prolungati. I vacanzieri agostani possono quindi sorridere, ma un ombrello è sempre meglio metterlo in valigia.
Stagione bagnata, stagione sfortunata. Il Mezzogiorno, visto il clima che c’è stato nel resto della Penisola, non può certo lamentarsi delle condizione meteorologiche fino ad ora avute, tenendo conto che, a parte rari episodi, ha visto sempre splendere il sole, seppur senza i picchi di caldo riscontrati negli anni passati (e non per forza è una brutta notizia). Il resto dell’Italia invece ha dovuto fare i conti con un’estate che non è ancora arrivata. E se sul mare una giornata di sole cancella subito la pioggia del giorno prima, è in montagna che i vacanzieri sentono maggiormente il peso del maltempo e, di conseguenza, anche gli albergatori e gli operatori turistici. Nelle valli bergamasche, i mesi di giugno e luglio sono stati un vero incubo: l’Ascom (Associazione Commerciati) orobica ha stimato, in alcune zone, un calo delle prenotazioni pari quasi al 70 percento rispetto al 2013. Solo i ritiri estivi di tante società sportive hanno salvato i conti di molte strutture alberghiere delle valli bergamasche, ma in luglio le perdite sono state sensibili e molto pesanti. In media il calo registrato in Valle Brebamana è stato del 40% e del 20% in Valle Imagna, regioni montane che vivono principalmente del turismo del weekend e che davanti alle previsioni meteorologiche non certo ottimistiche hanno riscontrato un forte calo delle prenotazioni. I commercianti non arrivano a minacciare azioni legali, come hanno fatto colleghi di altre regioni, ma ritengono che parte della responsabilità sia anche dell’allarmismo dei mass-media sul cattivo tempo. Poco importa se poi, il cattivo tempo, ci sia effettivamente stato.
L’ultimo di tanti problemi. In un comunicato, Ascom analizza altre criticità del turismo nella bergamasca. Uno dei principali motivi per cui le valli orobiche faticano ad attirare nuovi turisti e visitatori è - secondo l'associazione dei commerciati - il fatto che i collegamenti tra l’aeroporto e molte località turistiche della provincia sono deboli, se non addirittura inesistenti. La dimostrazione è offerta dai dati raccolti: durante i 18 giorni di chiusura temporanea dello scalo aereo bergamasco avvenuta a maggio, le strutture alberghiere della provincia hanno avuto perdite molto contenute, intorno al 5 percento rispetto allo stesso periodo del 2013, sintomo che la chiusura dello scalo non ha inciso particolarmente. Molto più pesanti sono stati invece gli effetti sulla città di Bergamo e sui paesi nelle immediate vicinanze dell’aeroporto, come Orio e Grassobbio: incassi calati di circa 20 punti percentuali, con punte del 30. I commercianti chiedono quindi di sfruttare al meglio la ricchezza rappresentata dallo scalo di Orio per l’intera provincia. Expo 2015 è vicina e non può essere sempre colpa del maltempo. Che in agosto, si spera, lascerà spazio all’estate.