Alcuni pezzi di Expo messi all'asta Dai, compriamone qualcuno
Il lavoro di Giuseppe Sala alla guida di Expo Milano 2015 (ora candidato sindaco nella “sua” Milano) è stato definito da tanti (anche da noi) un piccolo capolavoro. Tutto è filato liscio, meravigliosamente liscio. Un successo, soprattutto visto quelli che erano i presupposti. Siamo però sicuri che lo stesso Sala, da buon meneghino sempre indaffarato, a precisa domanda risponderebbe che il suo lavoro in quel di Expo non è ancora finito. È iniziata da poco, infatti, una delle fasi più delicate, ovvero quella dello smontaggio dell’intera enorme area che ha ospitato l’Esposizione Universale, che dovrà riconsegnare al capoluogo lombardo una zona in grado di essere sfruttata al meglio.
Sul tema, martedì 29 dicembre, il governatore lombardo Roberto Maroni ha annunciato lo stanziamento da parte della Regione di 50 milioni di euro come contributo alla società Arexpo per il «fast post Expo», cioè per la fase transitoria che vivrà l’area da aprile/maggio 2016 (cioè a operazioni di smontaggio concluse) fino a quando non saranno avviati i cantieri del post Expo vero e proprio. L'obiettivo è evitare che, mentre si decide il da farsi, l'area rimanga inutilizzata. Il potenziale, del resto, è enorme e le idee tante. Maroni non si è sbilanciato sugli eventi in programma per il futuro prossimo, ma ha annunciato che «entro metà gennaio sarà fatta una proposta organica al Comune di Milano e al Governo. Quel che è certo è che il primo maggio faremo un concerto di riapertura dell’area Expo che dovrà competere con quello di Roma». Un’ottima notizia per Milano.
Smontaggio Malesia (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Giappone (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Qatar (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
(Foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Germania (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Bielorussia (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Belgio (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Olanda (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Cina (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Turchia (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Iran (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
(Foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
(Foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Emirati Arabi (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
(Foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Oman (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Spagna (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Kazakhstan (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Smontaggio Uruguay (foto gruppo Facebook "SMONTAGGIO EXPO - DISMANTLING EXPO")
Lo smantellamento (ma qualcosa resta). Intanto dall’interno del sito filtrano le prime immagini delle effettive operazioni di smontaggio di Expo. A pubblicarle su Facebook, in un apposito gruppo, sono alcuni “privilegiati” che hanno il permesso di entrare nell’area. A novembre i responsabili dei vari padiglioni hanno, lentamente, smontato le rispettive strutture e portato via gli oggetti che desideravano riutilizzare. Il resto, invece, è rimasto a Milano. A questo punto centinaia di operai sono entrati in azione inziando l’opera di “decostruzione”, abbattendo i padiglioni che non sono stati portati via e altre strutture di Expo diventate inutili. Le operazioni avranno una netta accelerata con l’avvio del 2016, quando gli operai attivi in loco diventeranno più di 2mila. La tabella di marcia prevede la fine dei lavori entro marzo.
Non tutto, però, verrà distrutto. Giuseppe Sala, infatti, ha da poco firmato uno dei suoi ultimi atti da commissario dell’esposizione: un avviso d’asta per l’alienazione di tutta una serie di beni che, in un modo o nell’altro, hanno caratterizzato l’Expo 2015. Si tratta, per la precisione, di cinque diversi lotti che si aggiudicheranno coloro che offriranno di più. Nulla di nuovo, a dire il vero, visto che già il Brasile ha deciso, nei mesi scorsi, di mettere all’asta tutto il suo padiglione e, singolarmente, la sua rete sospesa, rivelatasi una delle attrazioni più amate dal numeroso pubblico della manifestazione. Il padiglione carioca fu addirittura offerto a Palazzo Frizzoni, il quale, dopo una seria riflessione, fu costretto a declinare l’offerta per due motivi: il costo elevato dell’operazione e la mancanza di un’area adatta ad accogliere una struttura di quella grandezza. All’offerta, oltre a Bergamo, devono aver detto cortesemente di no anche tanti altri soggetti giuridici, visto che al momento il padiglione intero (oltre alla rete) si trova in vendita all’asta sul sito Astexpo: la base è di 1,6 milioni di euro e c’è tempo fino al 18 gennaio per fare un’offerta. Nel caso in cui foste interessati, QUI trovate le condizioni generali. Chi fosse invece interessato solo alla rete, la base d’asta è più abbordabile: 500mila euro.
I cinque lotti di Expo all'asta. La cifra ricavata dalla vendita del padiglione brasiliano, però, non andrà a rimpinguare il bilancio di Expo. Cosa che invece accadrà con la vendita dei 5 lotti voluta proprio da Sala e il suo entourage. Il primo lotto è, forse, il meno interessante: si tratta dell’installazione rinominata “bandiere di Expo Milano 2015”: in sostanza 159 pali portabandiera che nei mesi di Expo hanno addobbato e colorato le vie del centro di Milano, la maggior parte tra San Babila e Cairoli. Progettate dallo Studio Migliore & Servetto e dall’architetto Italo Lupi, queste strutture hanno mostrato ai milanesi le bandiere dei Paesi partecipanti all’Expo nei 6 mesi dell’esposizione. Difficile prevedere se andrà a buon fine la loro vendita. Molto probabilmente, invece, avrà maggior fortuna il secondo lotto, che prevede la messa all’asta di 22 statue alte 3,5 metri ciascuna, costruite in vetroresina e alluminio e ideate da Dante Ferretti, artista e scenografo stimato a livello internazionale con tanto di tre premi Oscar all’attivo. Queste enormi statue rappresentano 7 personaggi, inventati appositamente per dar corpo al tema di fondo di Expo, ovvero la varietà alimentare. Hanno anche un nome: Enolo, Fornaro, Norcinello, Macedonia, Minestrello, Pasticcina e Ortolino. Forse un po’ complicato, per chi se le aggiudicherà, decidere dove metterle.
L'Agorà
Portabandiere Expo
I mercati di Dante Ferretti
Le statue di Dante Ferretti
Dante Ferretti è il protagonista anche del terzo lotto, che prevede la vendita all’asta dei sette finti mercati alimentari che erano stati disposti lungo il Decumano, la via principale del sito espositivo. Queste opere hanno rischiato di non essere mai esposte a Expo: Dante Ferretti, infatti, si arrabbiò moltissimo quando venne a sapere che a causa di alcuni ritardi le sue opere non sarebbero state presenti sul Decumano all’apertura di Expo e minacciò di ritirarsi dal progetto. Solo la mediazione di Sala e dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano placò la rabbia dell’artista. Il quarto e il quinto lotto rappresentano invece quelli un po’ più… impegnativi. Propongono infatti, rispettivamente, la vendita dell’Agorà e dell’Expo Navigator Pavillion. La prima è attualmente situata in piazza Castello a Torino, dove è stata spostata dopo la fine di Expo. Creata da Michele De Lucchi, si tratta di un’area aperta e di incontro, all’interno della quale si sono tenute conferenze e incontri sulle tematiche trattate nel corso dell’Esposizione. La seconda struttura, invece, è stata utilizzata come spazio di accoglienza e presentazione della manifestazione ed è stata ideata e realizzata da Italo Rota.
Un bel pacchetto, non c’è che dire. Ma quanto si aspetta di incassare Sala dalla vendita all’asta di questi 5 lotti? Nessuno lo dice e nessuno si sbilancia. Ci è dato solo sapere, dalla consultazione dei documenti, che «l’asta si terrà con il metodo dell’offerta segreta» e che coloro che fossero interessati dovranno presentare un’offerta entro e non oltre il 21 gennaio 2016. Chissà se Sala, prima di correre a Palazzo Marino, riuscirà a completare il suo personale capolavoro Expo.