Nove mesi dopo

Alessandra ora è tornata a Curno ma il suo cuore è rimasto in Bolivia

Alessandra ora è tornata a Curno ma il suo cuore è rimasto in Bolivia
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Nove mesi in Bolivia. E ora Alessandra Baldini ha fatto ritorno a Curno, da dove mancava dall’8 ottobre. La psicologa venticinquenne ha trascorso questo lungo periodo a Cochabamba, nella Ciudad de los niños, struttura sostenuta dal Patronato San Vincenzo. L’abbiamo salutata che aveva già un piede sull’aereo. Ora la incontriamo nuovamente per farci raccontare la sua esperienza. «Sono stata accolta da Padre Gianluca Mascheroni, i primi giorni ero frastornata dal viaggio ma ero carica e avevo voglia di conoscere le persone e di capire cosa avrei fatto». Nella casa erano già presenti altri volontari “nuovi”, alcuni che si sarebbero fermati all’incirca un anno, altri che avrebbero fatto esperienze più brevi, di un paio di mesi al massimo. «Il posto è molto grande, ci sono otto case dove vengono accolti bambini da zero a 14 anni che vivono con un’educatrice. Mentre noi stavamo in una casa separata, avevamo stanze private con bagno e una cucina in comune dove ci si trovava per i pasti». Per Alessandra la difficoltà iniziale più grande è stata sicuramente la lingua. «Non la sapevo benissimo, lì si parla il castigliano. Ho preso alcune lezioni private poi, parlando, uscendo in città, ho cominciato a comunicare, ma all’inizio ho sofferto».

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La Città dei Bambini è un istituto di accoglienza che nel tempo ha cambiato la sua struttura. Prima era una piccola città, con parrucchiere, dottore, panettiere, che accoglieva tutti i bambini di strada. Dal 2014, con l’avvento di padre Gianluca, le è stata data una struttura differente che, rispetto alla cultura del posto, è una novità. «Mentre prima l’obiettivo era di accogliere per dare un porto sicuro a questi bambini, ora c’è anche l’obiettivo di lavorare nelle famiglie per permetterne una reintegrazione». Sono presenti circa 85 bambini che provengono, per la maggior parte, da situazioni di abbandono da parte dei genitori naturali, oppure sono orfani di uno o entrambi i genitori. «I minori entrano nella struttura in accordo con i servizi sociali, che svolgono un ruolo di coordinamento sul territorio. La “Città dei Bambini” si impegna a offrire uno spazio di vita accogliente per i minori, strutturato secondo un modello familiare, in grado di assicurare loro un sostegno affettivo indispensabile per crescere e riprendere in mano la propria storia». Inoltre, negli anni, è stato completato l’avviamento di un istituto scolastico che copre tutti i livelli di istruzione, dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di...

 

Articolo completo a pagina 30 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 15 agosto. In versione digitale, qui.

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