Altro che chi dorme non piglia pesci Riposare fa miracoli per la memoria
Dormire un buon numero di ore a notte fa bene alla salute. Non solo perché al risveglio ci si sente indubbiamente più riposati: il sonno aiuterebbe anche a consolidare il ricordo di tutto quello che ci è capitato durante la giornata. Detto in parole semplici, trascorrere qualche ora in più a letto sarebbe una formidabile soluzione per tutti quelli che hanno problemi di memoria. Altro che «Chi dorme non piglia pesci». A darne la notizia sono alcuni interessanti studi americani, indirizzati soprattutto a quegli studenti che in prossimità degli esami si concedono notti insonni trascorse sui libri con la speranza di memorizzare e immagazzinare più informazioni possibili. Niente di più sbagliato.
La prima ricerca è stata svolta in America e i risultati sono stati pubblicati sulla nota rivista scientifica Learning & Memory. L’esperimento svolto dal team di medici che hanno curato quest’indagine ha coinvolto circa duecento studenti, a cui è stato chiesto di imparare a giocare a un videogame nel corso di una mattina o un pomeriggio. Come spiega un articolo del Sole 24 Ore, «i ricercatori hanno poi verificato i miglioramenti al gioco nei giovani partecipanti dopo 12 e dopo 24 ore: la performance era migliorata dell’8 percento subito dopo il test, il processo di apprendimento aveva un picco negativo del 4 percento dopo 12 ore, e raggiungeva invece l’apice massimo, il 10 percento, dopo 24 ore». Insomma, dopo aver riposato durante la notte. «Nel corso della giornata incontriamo molte interferenze che ci fanno dimenticare quanto abbiamo imparato – ha spiegato il responsabile della ricerca – ma il sonno restituisce alla consapevolezza nozioni e abilità che sembravano essere state anche solo parzialmente cancellate».
Il secondo studio che ha cercato di confermare questa tesi è stato condotto su studenti che dovevano cercare di memorizzare una lista di parole inventate. Ai partecipanti è stato chiesto di ricordare le parole elencate, prima immediatamente e poi dopo 12 ore. La differenza principale era tra le parole che i partecipanti riuscivano a ricordare o meno nei due diversi momenti. Rispetto alle ore di veglia, quelle di sonno aiutavano a recuperare più ricordi. Secondo Nicolas Dumay dell'Università di Exeter, «il sonno quasi raddoppia le nostre probabilità di richiamare cose prima dimenticate. La spinta che dopo aver dormito rende i ricordi più accessibili potrebbe indicare che alcuni ricordi vengono resi più vividi nella notte».
Al termine di queste ricerche, gli studiosi sono convinti che una parte fondamentale di questo processo sia svolto dall’ippocampo, la parte del cervello situata nel lobo temporale, che svolge un ruolo importantissimo nella formazione di nuove memorie riguardanti eventi vissuti. La sua funzione è quella di decomprimere episodi recentemente codificati e riprodurli nelle regioni del cervello originariamente coinvolte nella loro "cattura".