Accoglienza

Anche la famiglia del sindaco di Morengo ospita tre profughi (che sono anche parenti)

Il primo cittadino Amilcare Signorelli e la moglie Tania Shvets ospiteranno la sorella di lei con il marito e il figlio di 4 anni e mezzo

Anche la famiglia del sindaco di Morengo ospita tre profughi (che sono anche parenti)
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Sono ormai circa 40mila i profughi ucraini già arrivati in Italia dall'inizio della guerra, tre settimane fa.  Nella Bassa, al momento ne sono arrivati alcune decine tramite l'accoglienza diffusa organizzata a Pontirolo, Canonica, Fara e a Caravaggio, ma anche in altri Comuni hanno registrati arrivi di singoli nuclei familiari, in forma autonoma. Sono spesso ospiti  di famiglie della zona, che hanno legami familiari o amici in Ucraina.  E tra queste, c'è anche quella del sindaco di Morengo Amilcare Signorelli sta ospitando  la sorella della moglie del primo cittadino Tania Shvets, con il marito e il figlio.

Tre profughi ospiti della famiglia del sindaco di Morengo

Tutti infatti la conoscono come Tania, in paese, ma la moglie del sindaco Signorelli, è nata e cresciuta a Kyev. Quella della sua famiglia, è un'altra delle storie agghiaccianti e impensabili che in queste settimane sono piombate nel cuore dell'Europa: quella di una famiglia separata da un'aggressione militare sanguinaria, che sta cambiando la faccia del mondo.

Proprio in questi giorni, a Morengo sono arrivati la sorella di Tania, Juliia, 32 anni, insieme al marito Sergii e al figlio Vladislav di 4 anni e mezzo. Profughi, come altri milioni, dell'Ucraina messa a ferro e fuoco da Vladimir Putin. Appena in tempo: la famiglia di Julia è infatti atterrata in Italia con l'ultimo volo di linea disponibile, tre settimane fa, proprio il giorno prima dell'invasione russa. Mentre i genitori di Tania e Julia sono invece ancora in Ucraina: vivono in campagna, appena fuori dalla capitale.

Una guerra sporca. Ma non del tutto inattesa secondo le due sorelle.

"Già dal 2014 si respirava un'aria pesante - ha raccontato Tania al Giornale di Treviglio - Noi ucraini pensavamo già all'epoca che sarebbe iniziata una guerra. Con il tempo la tensione ha logorato le persone, e non potevamo credere che sarebbe avvenuto qualcosa di così terribile e devastante, con tutte quelle bombe sulle città. Nessuno si aspettava una cosa così crudele".

Settimane di angoscia

Tania era arrivata in Italia otto anni fa. A Kyev lavorava per una filiale di Unicredit, ma dopo il conflitto nel Donbass del 2014 aveva deciso di trasferirsi iin Italia, Alassio. E' stato nella cittadina del Ponente ligure che conobbe l'allora consigliere di minoranza Signorelli, nel 2015. Quattro anni più tardi, il matrimonio e il trasferimento in paese, alla fine del 2019.

Sono comprensibilmente settimane di angoscia senza fine, non solo per i genitori. "Alcuni nostri colleghi e amici ucraini sono fuggiti verso Leopoli e stanno cercando di capire cosa fare - hanno proseguito le due sorelle - Altri, invece, sono impegnati nei comitati di difesa del territorio, pattugliano le zone perché c'è tanta volontà di difendere il nostro territorio".

Nella tragedia, hanno scritto diversi analisti, l'Ucraina si è scoperta più unita di prima. "Ci sentiamo europei e ancor prima ucraini, e siamo orgogliosi del nostro presidente: finalmente abbiamo qualcuno che protegge gli interessi della sua popolazione - continua Tania - I russi pensavano forse di conquistarci in due giorni, ma hanno capito che l'Ucraina al momento è molto unita e che tutte le città, anche quelle più vicine alla Russia, non la vogliono. C'è un grande odio contro Putin, che ha ucciso i nostri figli, i nostri amici e i nostri parenti. Questo sentimento ucraino è sempre stato un po' sopito, non era un sentimento molto forte, perché era dato per scontato. Adesso che viene messo in dubbio, è invece riemerso con forza".

Come il Terzo Reich

"Vediamo la propaganda dei russi che assomiglia molto a quella del Terzo Reich e ciò che preoccupa di più è che Putin crea odio tra i russi nei confronti di europei e americani, attribuendo loro le colpe per la povertà del suo popolo - prosegue - E' una cosa molto falsa, perché se poi guardi i russi vicini a Putin, i cosiddetti oligarchi, vengono in Europa a spendere i loro soldi, a far crescere le loro famiglie, mentre al popolo fanno credere che siano Usa e Ue brutti e cattivi".

Aggiunge Juliia: "Il nostro popolo si è reso conto di essere riunito in una nazione, c'è una forza di volontà così forte che ci porterà a resistere fino alla fine anche se ad armi impari. Ci sentiamo una nazione e vogliamo tener duro insieme. La resistenza però non dipende solo da noi ucraini, perché non è una guerra solo tra Russia e Ucraina. La Russia ha iniziato guerre ovunque: Georgia, Ucraina, Cecenia, Siria. Quel che sta facendo Putin uccidendo donne e bambine, colpendo asili e ospedali, è spietato. Noi vogliamo tutti combattere per le nostre case, i nostri figli e i nostri sogni, per la nostra libertà. Si tratta di una guerra ideologica tra una convinzione vecchia e feudale di un aspirante zar che vuole schiavizzare il mondo, e noi che vogliamo la libertà. Non c'erano ragioni per questo conflitto, è una cosa illogica e irrazionale che non conviene a nessuno: né ai russi né a noi. Sono venuti a prendere la nostra terra senza nessun motivo. Lo stesso Zelensky non capisce cosa vogliano e glielo chiede. La verità è che Putin vuole un ordine mondiale diverso dove la Russia è una grande potenza, cosa che ora non è, insieme agli Usa, e tutti gli altri sono schiavi, ma è una visione del mondo superata".

Il sogno?  "Tornare  nella nostra patria"

Finita la guerra, la speranza per Julia, Sergii e Vladislav è quella di "Tornare nella nostra patria e ricostruirla di nuovo. Ricostruire la nostra terra e la nostra civiltà e farle ancora più belle". Ora è però il momento di ricostruire un'esistenza quotidiana qui, al sicuro dalle bombe. "Ringraziamo anche tutti gli italiani, bravissimi nell'accoglienza, e anche Amilcare (Signorelli, ndr, il sindaco) che ha ospitato la nostra famiglia. Ringraziamo i sindaci che in diverse manifestazioni si sono mostrati non indifferenti alla situazione. E anche la Provincia, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e tutti gli altri, tutte le persone di gran cuore italiane. Siamo grati per questo supporto che ci aiuta a tener duro. Gli italiani sono un popolo meraviglioso e altruista".

Leggi l'intervista completa sul Giornale di Treviglio di venerdì 18 marzo

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