Il New York Times: «Una pietra miliare»

Ha aperto il One World Trade Center e intorno a lui rinasce New York

Ha aperto il One World Trade Center e intorno a lui rinasce New York
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Uomini in cravatta e ventiquattrore e donne in carriera strette nei loro tailleur che camminano svelti, impettiti, nella speranza di non ritardare il timbro del cartellino. Lower Manhattan non viveva queste scene da tanto, troppo tempo. Non le viveva dal tragico mattino dell’11 settembre 2001. È tornata a viverle, però, il 3 novembre 2014, quando il One World Trade Center ha ufficialmente aperto i battenti, almeno per i primi 175 impiegati della Condè Nast, società editrice di grandi marchi del giornalismo internazionale come Vogue, Wired e Vanity Fair, e prima a portare i propri dipendenti nel nuovo grattacielo (entro fine anno la Condè Nast vuole trasferire nei nuovi uffici circa 3.400 dipendenti). E non un grattacielo qualunque, bensì il più alto di New York con i suoi 104 piani e 1.776 piedi d’altezza. Una misura non scelta a caso: 1776 è l’anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. Un significato importante, perché allora nasceva la storia di una Nazione che, l’11 settembre di 13 anni fa, fu colpita al cuore. Oggi, una città e quella Nazione, rinascono attraverso un edificio.

«Una pietra miliare». La skyline newyorkese non tornerà più quella di una volta, ma il One World Trade Center è come se rappresentasse la perfetta medicazione per una ferita che brucia ancora. Non cancellerà la cicatrice e non lo farà volutamente: dove sorgevano la Torre Nord e la Torre Sud ora ci sono due magnifiche fontane, in ricordo delle 2.800 vittime che la città e l’intero Paese non vogliono dimenticare. Ma aiuterà a girare pagina, ad andare avanti. Il New York Times ha definito la sua costruzione e la sua apertura «una pietra miliare per la nostra Nazione». È un simbolo. In perfetta controtendenza rispetto allo stile americano, non ci sono stati eventi o grandi show per l’inaugurazione del grattacielo, anche se, forse, il più grande show, in questo caso, è stato il ritorno alla normalità, con Lower Manhattan che ha ritrovato parte della sua essenza, irrimediabilmente persa con l’attentato qaedista alle Torri Gemelle. L’11 settembre è stato un trauma, che aveva completamente portato alla morte uno dei quartieri, in precedenza, più amati e valutati di New York. La zona si era depauperata e gli abitanti se n’erano andati quasi tutti. Poi il progetto e la costruzione di due nuovi palazzi nell’area Sud-Est del sito: era il messaggio di un ritorno alla vita. Oggi, all'apertura del One World Trade Center, il quartiere conta 60 mila abitanti, tre volte di più di prima dell’11 settembre.

Un grande investimento per un luogo sicuro. Per completare i lavori di costruzione ci sono voluti 8 anni (un’eternità per i ritmi della Grande Mela) e circa 3,8 miliardi di dollari. L'edificio è già stato affittato al 60% e anche il governo federale, attraverso la General Services Administration, occuperà circa 25mila metri quadri di uffici. Tra i nuovi inquilini figurano anche l'azienda pubblicitaria Kids Creative e il China Center. In futuro è anche prevista l'apertura al pubblico di una terrazza panoramica. C’è ancora tanto spazio a disposizione, del resto il costo degli uffici è altissimo: circa 69 dollari al metro quadro fino al 63esimo piano, mentre dal 64esimo si sale fino a 100 dollari per metro quadro. Patrick Foye, direttore esecutivo dell'Autorità portuale, proprietaria del sito sul quale sorge il grattacielo, è molto orgoglioso e precisa che «è il più sicuro edificio degli Stati Uniti». In America, qualcuno, dotato probabilmente di poco ottimismo e poca delicatezza, ha fatto presente a Foye che anche del Titanic si diceva che fosse inaffondabile. Ma in soccorso del direttore esecutivo è giunto il capo architetto del progetto, T.J. Gottesdiener: i piani alti sono costruiti con acciaio rinforzato e il sistema meccanico del palazzo è avvolto in calcestruzzo appositamente studiato per aumentarne la solidità. In fase d’opera, inoltre, sono stati realizzati moltissimi studi per valutare ogni possibile catastrofe e sono state presi tutti gli accorgimenti necessari per fare in modo che non si potesse ripetere alcuna tragedia: le scale, ad esempio, sono state costruite in modo tale da permettere ai vigili del fuoco, in caso di bisogno, di poter intervenire ai piani alti in un tempo dimezzato.

Un lungo e complicato cammino. Nonostante tutti i lati positivi, la storia del One World Trade Center, seppur appena iniziata, ha già molte ombre. Il progetto definitivo fu presentato il 28 giugno del 2005. La costruzione è iniziata ufficialmente il 27 aprile 2006, con la posa della prima pietra. Le critiche iniziali attorno al progetto furono molte, soprattutto legate all’estetica. La prima data fornita di fine lavori era il giugno 2010, poco dopo traslata però di ben tre anni in avanti. I ritardi sono stati causati da guerre intestine per i finanziamenti, problemi legali e politici che hanno rischiato seriamente di compromettere il progetto. Nel 2009 venne finalmente scelto il nome ufficiale. Un ulteriore rallentamento ai lavori arrivò nel luglio del 2010, quando i lavoratori ritrovarono i resti di un veliero del XVIII secolo durante gli scavi per il centro sotterraneo di sicurezza. A maggio 2011, presso il Dipartimento per le Finanze di New York, vennero presentate le planimetrie dettagliate, cosa che scatenò i media che accusarono i progettisti e l’amministrazione cittadina di aver messo alla mercé di futuri terroristi un dettagliato studio dell’edificio. Nell’ottobre 2012 si è toccata finalmente l’altezza desiderata e il completamento definitivo del One World Trade Center è arrivato il 30 giugno 2013. Il 3 novembre 2014 è arrivata anche l’apertura.

Ora Lower Manhattan può ritornare a vivere, e con essa anche la Grande Mela e gli Stati Uniti interi, che si sono liberati di un fantasma pesante. Come spiega Gottesdiener, «il mondo ci osservava, ma ce l’abbiamo fatta. Alla fine ce l’abbiamo fatta».

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