«Un miracolo, ma possiamo ripeterlo»

L'incredibile rinascita di Assane in fondo al lago per 15 minuti

L'incredibile rinascita di Assane in fondo al lago per 15 minuti
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Esiste un punto di incontro tra fede e scienza? Forse lo si può individuare nella scelta di uno o più medici, che di fronte a un bambino quasi impossibile da salvare decidono di provarci comunque, di utilizzare la macchina più avanzata e complessa di tutte per tentare una salvezza quasi insperata. Assane Diop è un tredicenne di origini senegalesi, quasi affogato dopo i 15 minuti da incubo passati sott'acqua al Lago d’Iseo, lo scorso 7 luglio, in seguito a un malaugurato scivolone sul pontile del lido Nettuno a Sarnico. La sua è una storia bellissima proprio perché concilia tecnologia all’avanguardia, efficienza medica e quella speranza mai sopita che forse solo la fede in Dio può dare. La direzione dell’ospedale Papa Giovanni XXIII ha voluto festeggiarlo in modo speciale perché rappresenta il concretarsi di un vero e proprio miracolo, a metà tra scienza medica e fiducia nel mistero.

 

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Spostare i limiti. Ed è proprio questo il messaggio ultimo che ci lascia questa vicenda a lieto fine; come ha spiegato Luca Lorini, direttore del Dipartimento di anestesia e rianimazione: «Esistono delle procedure standard, delle linea guida valide in generale; ma se le avessimo seguite rigorosamente probabilmente Assane sarebbe rimasto sul quel pontile. Non bisogna smettere mai di raccogliere dati, raccontare storie come questa, registrare nuovi parametri vitali, per arrivare a spostare i limiti stessi che la medicina ci suggerisce». La discrezionalità di una scelta può quindi rivelarsi decisiva anche per approfondire questioni mediche, come appunto la capacità di un essere umano di restare sottacqua senza morire. Provando e riprovando, quell’1 percento di possibilità di sopravvivere senza danni a un simile incidente in futuro potrà crescere, salire al 2, al 5 e chissà quanto oltre.

 

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Una catena umana. Tutto ciò non sarebbe stato nemmeno ipotizzabile senza l’eccellenza tecnologica, di conoscenze e di puntualità assoluta dimostrata dai medici del Papa Giovanni. Solo il concatenarsi perfetto delle azioni di diversi professionisti (e uomini) ha potuto salvare il piccolo Assane. In quel tremendo pomeriggio a Sarnico, il primo a soccorrerlo una volta portato fuori dall’acqua è stato Manuel Moretti, medico del 118: «Siamo giunti tempestivamente sul luogo con l’elicottero; dopo le prime manovre per la rianimazione e per svuotare i polmoni dall’abbondante acqua, mi sono accorto che questo bambino era aggrappato con le unghie e coi denti alla vita. Abbiamo proseguito con le manovre e con una fiala di adrenalina, fino a quando il suo cuore ha ripreso a battere». A quel punto il bambino è stato coperto perché in lieve ipotermia e caricato sull’elicottero.

Arrivato all’ospedale, c’era già l’equipe del dottor Lorini pronta ad accoglierlo e a fare il possibile per salvarlo. Anche qui, l’arbitrio individuale è stato decisivo. «Un bravo apneista può resistere 6/7 minuti, Assane ne aveva passati 15 nel lago – spiega Lorini –, ma abbiamo deciso di provare comunque, siamo andati oltre le linee guida perché non avevamo nulla da perdere». Una scelta di cuore, unita a una grande tempestività ed efficienza tecnica: mentre l’elicottero volava verso Bergamo, i medici hanno preparato la sala dedicata a queste situazioni, quella col macchinario che ha salvato il bambino. «Anche 2 minuti fanno la differenza; il team si è preparato negli anni facendo molte simulazioni e quindi è stato in grado di predisporre i macchinari in brevissimo tempo. Sono intervenuti in supporto anche altri medici, dei cardiochirurghi avvezzi a questo tipo di operazioni. Quando è arrivato l’elicottero, eravamo tutti pronti; Assane è stato “aggregato” in tempo zero al macchinario ECMO».

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La tecnologia ECMO.  Per i successivi 5 giorni il bambino è stato quasi cullato da un macchinario particolarmente complesso, che permette di salvare le persone attraverso la circolazione extracorporea. L’ECMO quindi sostituisce le funzioni dei polmoni e/o del cuore, mantenendoli a riposo per facilitare il loro recupero funzionale e garantire allo stesso tempo una circolazione sanguinea e un’ossigenazione del sangue ottimali. Assane si è salvato anche grazie all’abbraccio rigenerante di questa macchina: dopo 5 giorni i suoi polmoni e il suo cuore hanno ripreso a funzionare e quindi la macchina è stata utilizzata sempre meno, fino allo “svezzamento”, avvenuto intorno al 20 luglio. Il ragazzino è quindi stato trasferito in pediatria, dove i medici hanno constatato (con gioia) il suo ritorno alla normalità. Ora sta bene, non ha subito danni di nessun tipo: fatica solo un pochino a camminare a causa di una ferita dovuta a una delle canulazioni della ECMO. Ormai il peggio è passato, e la riabilitazione procede speditamente: «Tra qualche settimana potrà tornare a giocare a calcio», ha chiosato il dottor Lorini.

 

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La fede e la preghiera. Continuando sui due binari paralleli e intrecciati di sopra, mentre i medici lavoravano con macchinari e delicate operazioni, la famiglia e gli amici di Assane si stringevano in preghiera. La madre Amy e la famiglia hanno iniziato subito a pregare Allah e il Profeta, hanno chiamato in Senegal per dire ad amici, parenti e capi religiosi di dedicare le loro preghiere al ragazzo sfortunato, che era quasi morto. La solidarietà in questi casi non conosce confini religiosi di sorta e ben presto sono arrivate anche le preghiere di amici, vicini di casa o semplici compaesani di Villongo e Credaro. La madre e lo zio Khadim (il padre è ancora in Senegal) ne sono convinti: «È stato un miracolo». I medici a fianco sorridono, ripensando a quanta fatica e quanto sangue freddo c’è stato dietro a questo bel miracolo, che forse saranno in grado di ripetere. Ma non vogliono certamente adagiarsi sugli allori: «L’ospedale è su misura per i bambini, ma noi siamo bergamaschi e non lo sbandieriamo: poco clamore e molta sostanza», ha affermato provocatoriamente il direttore generale Carlo Nicora. Ha poi aggiunto Lorini: «Ogni anno ci sono nel mondo 400mila morti per annegamento: bisogna fare dei corsi di nuoto obbligatori come l’italiano e la matematica. Un’operazione come quella di Assane costa 200mila euro; con quei soldi si possono fare corsi gratuiti per chissà quanti bambini. Come prevenzione, ma anche perché saper stare a galla è una cosa bella».

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