Il report

La Via Decia del Cai Valle di Scalve conquista la bandiera verde 2025 di Legambiente

È uno dei tre progetti lombardi premiati dall'associazione. L'anno scorso c'era stata anche una bandiera nera: l'idea del comprensorio Colere-Lizzola

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È andata meglio di un anno fa. Legambiente ha presentato sabato 3 maggio, a Orta San Giulio nel Novarese, il report "Carovana delle Alpi" 2025 e la Lombardia s'è caratterizzata per non aver preso nessuna "bandiera nera", ma solo tre "bandiere verdi". E una di questa è bergamasca.

Tra le tre bandiere verdi, una è bergamasca

A essere premiato quest'anno dall'associazione è stato il progetto “La Via Decia - Il cammino dei boschi di ferro”, realizzato dalla sottosezione Cai Val di Scalve. Insieme a questa iniziativa, bandiere verdi anche ai promotori del programma Alpha Skills di Morbegno (Sondrio) per la progettazione di strumenti e metodologie che supportino i giovani tra gli 11 e i 15 anni verso scelte formative e professionali ispirate alle Competenze Green e l’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine di Patrizio Mazzucchelli di Teglio (Sondrio) per la ricerca di varietà tradizionali a rischio di estinzione o erosione genetica, sia nella provincia di Sondrio che in altre aree montane italiane ed estere.

Premiata la Via Decia

Tornando a Bergamo, Legambiente spiega che il progetto “La Via Decia - Il cammino dei boschi di ferro” è «una iniziativa concreta sul territorio a sostegno dell’economia di montagna, che valorizza le persone e le attività locali e non compromette la qualità dell’ambiente».

Il progetto è stato avviato nel 2022 e l'obiettivo è offrire un contributo alla crescita della Valle di Scalve mirando a un modello di sviluppo che sappia coniugare le finalità economiche a quelle della tutela ambientale e della crescita sociale e culturale del territorio. Come spiega Legambiente nel report, per la realizzazione del percorso non sono stati aperti nuovi tratti di sentiero, ma connessi fra loro sentieri già esistenti e in parte dimenticati. È stato poi realizzato un lavoro di sensibilizzazione del territorio che ha portato alla creazione di una rete di strutture per l’ospitalità. Infine, sono stati mappati oltre settanta punti di interesse culturale e naturalistico, puntualmente descritti sul sito ufficiale del cammino.

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La Via Decia viene proposta inoltre come “palestra” per esperienze di gruppo, come nel caso del laboratorio di filosofia “Sradicati”, realizzato nel 2024. Sempre nel 2024, la sottosezione Cai ha dato vita alla prima "Festa della Via Decia", tre giorni di iniziative sociali e culturali realizzate con la collaborazione di amministrazioni e associazioni di tutto il territorio.

L'anno scorso anche una bandiera nera

Come detto, quello ottenuto quest'anno dalla Lombardia è un passo avanti. E anche per la Bergamasca. Nello stesso report dell'anno scorso, infatti, la nostra provincia aveva ottenuto una bandiera verde e una nera. Quest'ultima per l'ancora oggi molto discusso progetto del comprensorio sciistico di Colere-Lizzola.

Un progetto criticato

Una questione oggetto di critiche già da diverso tempo, con alcuni cittadini e associazioni ambientaliste a opporsi alla sua realizzazione, mentre dall'altra parte a spingere è la società proponente, ma anche gli enti locali che vorrebbero in qualche modo farne un propulsore per l'economia dei territori. Il tutto, a fronte di inverni che sono sempre meno freddi e, fatta eccezione per quello 2024, dove per fioccare è fioccato, sempre meno nevosi.

Motivo per cui bisogna andare di innevamento artificiale, con i vari costi che ciò comporta in termini di sostenibilità e rispetto degli ambienti naturali che pure sono interessati dalla futura opera. Tutti elementi che vengono spiegati nel dettaglio, nel paragrafo del report "Carovana delle Alpi" 2024.

Il progetto del comprensorio Colere-Lizzola

I dubbi sul comprensorio

La bandiera nera 2024, per la precisione, Legambiente l'aveva assegnata alla Rsi Srl, «per avere riproposto un progetto di collegamento intervallivo per il turismo dello sci, vecchio di 25 anni, tramontato per problemi finanziari e ambientali, che utilizza soldi pubblici senza offrire alle valli interessate un sostegno duraturo ed efficace».

Il collegamento tra i due comprensori di Lizzola, frazione di Valbondione, e di Colere, che nel punto di maggior vicinanza sono distanti circa cinque chilometri in linea d’aria, richiede nuove strutture, in particolare un tunnel dotato di tapis roulant. Le due località sciistiche comprendono ognuna circa venti chilometri di piste ma, al pari di altre località sciistiche della bergamasca, soffrono da anni della mancanza di neve (un’eccezione l’inverno 2024) e richiedono in modo costante l’inneva mento artificiale e programmato.

Un sistema per l'associazione ambientalista costoso e poco praticabile in zone che, per conformazione del terreno prevalentemente calcareo, sono prive di consistenti riserve idriche. In particolare, le quote interessate dal collegamento sono quasi sempre sotto i duemila metri (l’area di Colere si sviluppa dai 1.100 ai 2.200 metri), spesso con esposizione sfavorevole al perdurare della neve.

I pochi dettagli di progetto per ora noti indicano che il tunnel avrà come punto di partenza a Colere la Val Conchetta nella zona di Fontanamora e, dal lato della Val Seriana, sbucherà ai piedi del Pizzo di Petto, da dove si potrà scendere nel vallone che conduce a Lizzola. Il problema, però, è che la Valle Conchetta è in area protetta Natura 2000 e molte aree circostanti sono oggetto di varie forme di tutela, per via del loro particolare valore naturalistico.

«È evidente - continuava il report - che ipotecare il futuro di due valli su un progetto così obsoleto e deleterio, che non tiene conto delle evidenze dei cambiamenti climatici in atto, significa sottrarre risorse alle comunità locali per avviare un autentico sviluppo socioeconomico locale. Non può più esistere un turismo che risulti attrattivo per i visitatori se prima non contempla come interesse primario il bene del territorio, del paesaggio e della sua comunità».

Nel 2024 premiato invece "Pasturs"

Anche l'anno scorso, però, la Bergamasca portò a casa una bandiera verde: è quella che venne assegnata al progetto "Pasturs" per «aver avviato azioni concrete di miglioramento della convivenza tra allevamento e grandi predatori, attraverso giovani volontari coinvolti nella vita lavorativa d’alpeggio, attraverso misure tradizionali e innovative di prevenzione per la difesa del bestiame».

Aldo Pasini a Fontana Mora di Gandellino con una volontaria Pasturs

Nato nel 2016 grazie a un bando Cariplo nelle Alpi Orobie, questo progetto si è poi diffuso in altri territori nazionali. L'obiettivo principale è preparare la comunità dei pastori ad affrontare l’arrivo dei grandi predatori nel loro territorio, in modo da ridurre il rischio di danni economici per la propria attività e il bracconaggio. Questo attivando sistemi di protezione efficace delle greggi, in modo da diminuire sensibilmente il numero degli attacchi.

Aldo Pasini, pastore di Fontana Mora a Gandellino, con due volontarie del progetto Pasturs

Il cuore del progetto è l’incontro tra volontari e pastori: i primi, dopo essere stati formati da esperti, aiutano concretamente i pastori nelle loro attività giornaliere in alpeggio. Il tutto nel segno di una differenziazione dei loro prodotti, grazie a un piano di marketing territoriale, con un rilancio dell’economia locale basato sulla sostenibilità ambientale.

«Sul lungo termine - scriveva Legambiente - si riduce la diffidenza tra mondo della montagna e ambientalista, creando un ambiente favorevole al proseguimento di attività economiche tradizionali tipiche della comunità locale e alla conservazione dei grandi predatori. Un incentivo per motivare un ritorno di giovani coraggiosi e volenterosi a praticare l’allevamento tradizionale e al ripopolamento delle vallate e delle montagne».

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