oggi è la loro festa

Il bello dei Santi è che sono in giro

Il bello dei Santi è che sono in giro
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C’è un momento bellissimo, in uno dei canoni della messa. Quello in cui il celebrante dice: Degnati, Signore, di far partecipare in qualche modo anche noi - scassati come siamo e peccatori al punto da poter sperare soltanto nella tua misericordia - all’amicizia che c’è tra i tuoi santi Apostoli e Martiri: facci amici di Giovanni, Stefano, Mattia, Barnaba, Ignazio, Alessandro, Marcellino, Pietro, Felicita, Perpetua, Agata, Lucia, Agnese, Cecilia e tutti i tuoi Santi: nel gruppo dei quali ammettici, ti preghiamo, non perché vogliamo che tu valuti i nostri meriti, ma perché sappiamo che ci perdoni sempre.

Anni fa la serie era diversa: cominciava con la gloriosa sempre Vergine Maria, madre di Dio e del Signore nostro Gesù Cristo; proseguiva con Giuseppe, marito della stessa Maria, e i beati Apostoli e Martiri Pietro e Paolo, Andrea, Giacomo, Giovanni, Tommaso, Giacomo (non quello di prima, un altro), Filippo, Bartolomeo, Matteo, Simone e Taddeo. Passava poi a ricordare i papi e altri infaticabili costruttori di comunità: Lino, Cleto, Clemente, Sisto, Cornelio, Cipriano, Lorenzo, Crisogono, Giovanni e Paolo, Cosma e Damiano. Infine si abbandonava - come la precedente - a un “e tutti i tuoi santi” che sembrava voler dire: qui, se li dobbiamo nominare uno per uno, non finiamo più.

In effetti è così: sono davvero troppi, i santi, perché ce li possiamo ricordare tutti. C’è una frase, che si sente dire soprattutto quando si parla di santi recenti - Giovanni XXIII, Madre Teresa e altri -: che erano santi già da vivi. È un modo di dire che può indurre un qualche fraintendimento: i santi sono sempre stati santi da vivi. Da morti vengono indicati come modelli anche a coloro che non ebbero la fortuna di incontrarli per strada o di poterli invitare a cena. Niente di più. Ma il bello dei santi è che sono in giro. A portata di cellulare o di tweet, di email o di citofono. Sono quelli che ci permettono di capire, attraverso quello che fanno e che ci colpisce di loro, che seguire il Signore non fa per niente male.

È stato soprattutto Giovanni Paolo II (san) a insistere su questo. Negli ultimi secoli era raro trovare qualcuno che potesse presenziare alla messa in cui veniva proclamata la santità di persone che aveva conosciuto. Da qualche anno l’evento è diventato - fortunatamente - quasi ordinario. Tanti di noi ne hanno una foto nel portafoglio. Non il santino: la foto di un giorno in cui sono andati in canoa con loro, o a prendere il gelato. I santi dei nostri giorni non stanno più negli atteggiamenti resi canonici dalla pittura spagnola del Seicento. Sono gente comune, tanto comune da non sembrare nemmeno santi, certe volte. L’immagine di Paolo VI utilizzata in occasione della sua beatificazione non è un quadro, è una fotografia (di Pepi Merisio, per chi non lo sapesse). Sono in giro. Come sono in giro - ed è una cosa stupenda - anche quelli che per l’anagrafe civile sono morti da poco o da tanto. O che non sono stati ancora inseriti nell’elenco ufficiale di questa o quella chiesa col loro nome, cognome e provenienza.

A scorrere con regolarità la lista dei santi del giorno (perché ogni giorno, in fondo, è Ognissanti) vengon fuori tante di quelle storie da rendere difficoltoso staccarsene. Se poi uno ha una fantasia appena appena esercitata, attorno ai vari Cutberto di Lindisfarne, Angela da Foligno, Spiridione di Trimitonte o Bertrada di Laon può passarci delle giornate intere, progettare viaggi per andarli a trovare, tirar fuori le storie dei loro amici e parenti, annotarne il nome per quando altri santi più blasonati non rispondessero a un qualche appello urgente: è un mondo, quello dei santi, che non finisce più.

L’Apocalisse dice che sono 144.000, ma è solo perché al tempo di san Giovanni non sapevano contare tanto bene e quel numero gli pareva stratosferico. Oggi che trattiamo numeri con venticinque cifre come fossero noccioline, possiamo immaginare che siano molti di più: milioni di miliardi di miliardi. E se ci guardassimo attorno con un minimo di attenzione scopriremmo che continuano ad aumentare ad ogni ora. Quanti sono - tanto per fare qualche conto - quelli che ci sopportano solo perché l’hanno imparato dai martiri o da Gesù sulla croce? E quanti coloro che - spostando un po’ il tiro - riescono a stare insieme a gente che, fosse toccata a noi, l’avremmo o presa volentieri a mazzate o fuggita come la peste? Santi, sono. Altro che storie. Facciamo gli auguri anche a loro, nella festa che li ricorda in anticipo. Che magari un giorno non ci toccasse di vederli appesi davanti al loggiato di San Pietro con la faccia che avevano in un selfie.

 

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