Fare del bene fa bene

Il bello di essere donatori Avis

Il bello di essere donatori Avis
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Essere o diventare donatori di sangue 4.0, moderni, disponibili, solidali fa bene: migliora o aiuta a correggere gli stili di vita, sensibilizza alla prevenzione, favorisce le relazioni interpersonali. Lo suggerisce un'indagine dell'Associazione dei donatori volontari di sangue, l’Avis, che ha anche valutato l'impatto economico del donatore nella nostra realtà moderna, scoprendo che questo gesto di solidarietà rappresenta un valore per la società.

Avis, un'associazione che non ha età. Né conosce confini la sua azione di sensibilizzazione, capillarmente presente con sedi, volontari e operatori su tutto il nostro territorio. Ma il valore aggiunto è che Avis ha il volto di tutti gli italiani: uomini e donne, senza età, dai 18 anni e più, disponibili a donare il proprio sangue. Gesto volontaristico verso chi ne ha bisogno, in emergenza o in cronicità poco importa, perché il donatore 4.0 lì c’è, e dà il suo contributo. Ma non si tratta solo di un atto di solidarietà, perché donare ha ricadute sociali, umane e perfino economiche importanti. Infatti per ciascun euro investito nelle attività di volontariato del sangue, ne tornano più di otto alla comunità, come emerge da uno studio del Cergas-Bocconi di Milano, contenuto nel libro La Vis di Avis - La valutazione dell’impatto economico e sociale dell’Associazione volontari italiani del sangue, che segue le ricerche già avviate sull’argomento da Avis qualche anno fa e pubblicate nel Libro Bianco sul sistema trasfusionale del 2014.

 

 

Oltre al libro, l’indagine. Risultati, quelli evidenziati dal libro di Avis, tangibili anche in un'indagine che ha coinvolto oltre mille donatori, interrogati sul loro ruolo e percezione della donazione attraverso un questionario, in quattro città campione. La quale svela il valore di essere donatore, non solo nei confronti del prossimo e della società, ma anche verso se stessi. A beneficio, innanzitutto, della propria salute e, indirettamente, anche del Sistema Sanitario Nazionale; infatti grazie alle visite e ai controlli medici che sempre precedono una donazione, è stato possibile identificare nel 13 per cento dei casi problematiche di salute allo stadio iniziale, scoprendo perfino qualcosa di ancora non noto, con un grosso risparmio per il sistema salute e un guadagno della persona in termine di maggiori opportunità di cura e più qualità di vita. Senza tuttavia pensare a una malattia, la donazione ha un ulteriore merito importante: quello di responsabilizzare in merito alla prevenzione e spingere la persona a un cambiamento, in positivo, di abitudini e stili di vita. A partire dai comportamenti alimentari, migliorati secondo le dichiarazioni degli stessi donatori, in quasi il 57 per cento dei casi, o la scelta di rinunciare a diversi fattori di rischio per la salute, primo fra tutti il fumo, cui avrebbero detto stop o ridotto il numero di sigarette più del 42 per cento di donatori. Non ultimo, grazie alla donazione, si sarebbe pure implementato il tempo dedicato alla pratica fisica, con oltre due ore settimanali aggiuntive spese in attività di running o altre prestazioni fisico-atletiche, come testimonia oltre il 26 per cento di donatori 4.0.

 

 

Il valore socio-relazionale. Più conoscenze, più volontà di stringere rapporti umani: è anche questo il bello della donazione. Non certo perché ci si trova distesi sul lettino o comodamente seduti in una poltroncina in un vasto ambiente comune. Ma perché quello che lega i donatori, gli uni agli altri, è un senso di umanità e solidarietà che supera qualunque tipo di barriera e così, circa il 30 per cento dei donatori volontari, si è trovato a conversare con altri associati volontari, allargando la propria cerchia di conoscenze mediamente di 5 persone in più. E, non ultimo, c’è anche un arricchimento interiore: il 70 per cento stima di aver accresciuto il proprio senso di soddisfazione e autorealizzazione, proprio grazie alla partecipazione alle attività dell’associazione, decidendo, nel 32 per cento dei casi, anche di dedicare parte del proprio tempo libero ad altre azioni di volontariato, svolte presso delle Onlus fino al 3 per cento dei donatori che avrebbe incrementato le erogazioni liberali.

 

 

Identikit del donatore. Ma chi è il donatore di sangue 4.0 ad hoc? Ha fra i 18 e i 67 anni, sebbene la prima donazione non possa essere eseguita dopo i 60 e arrivati ai 65 la frequenza delle donazioni debba essere ridotta, e ha un peso non inferiore ai 50 chili. Fondamentale è che goda anche di una buona pressione, che quella arteriosa sistolica sia compresa tra 110 e 180 e la diastolica tra 60 e 100, mentre l’emoglobina deve avere un valore minimo per le donne di 12,5 g/dl e per gli uomini di 13,5 g/dl. Il mancato rispetto di questi parametri non rende possibile la donazione. Inoltre è necessario far trascorrere un certo tempo tra una donazione e l’altra: 90 giorni in caso di donazioni di sangue intero, 30 giorni tra una donazione di sangue intero e una di plasma, 30 giorni tra due donazioni di plasma, con un limite massimo di 6 donazioni all’anno tra sangue intero, con un massimo di 4 donazioni, e/o più plasma, queste ultime limitate a massimo 6 annue. Per la donna ci sono inoltre delle indicazioni e restrizioni di genere: in particolare in età fertile non può superare le 2 donazioni di sangue intero all’anno e 4 in menopausa; è preferibile che non doni durante il ciclo mestruale, ovvero la donazione va fatta almeno 5/6 giorni prima o dopo questo periodo; non può donare in gravidanza e durante l’allattamento, riprendendo la donazione dopo 1 anno dal parto e 6 mesi da un’interruzione di gravidanza.

 

 

Prima della donazione. Se la si fa al mattino, è concessa una leggera colazione a base di tè, caffè, biscotti secchi, frutta, almeno un'ora prima della donazione, mentre non è sconsigliato assumere latte e derivati. In caso di donazione pomeridiana, si raccomanda invece un pasto leggero che termini almeno 3-4 ore prima della donazione, evitando gli alcolici.

Controindicazioni. Non si può essere donatori in caso di allergie gravi o crisi allergiche in atto; se si è diabetici in insulino-terapia; celiaci; in caso di sospetta malaria, ovvero occorre attendere sei mesi dal rientro da zone endemiche; di rapporti sessuali a rischio, mercenari o con partner HBV, HCV, HIV positivi; se si è tossicodipendenti o alcolisti. Mentre occorre lasciare trascorre un po’ di tempo, variabile a seconda del tipo di procedura, tra la donazione e esami endoscopici come colonscopia, colposcopia, gastroscopia; interventi chirurgici di maggiore o minore entità; cure odontoiatriche; vaccini tra i quali antirabbia, antimalarica, anti rosolia, morbillo, vaiolo, BCC, parotite; terapie farmacologiche tra cui infusione di immunoglubuline contro epatite B e tetano; antibiotici e cortisonici; FANS quali aspirina, nimesulide ed altri farmaci antinfiammatori, anti ipertensivi o se ci si è sottoposti a pratiche per tatuaggi e piercing. Prima della donazione è comunque consigliabile consultare il proprio medico di riferimento o i medici presenti ai centri trasfusionali.

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