Il calcio ha fatto l'Europa
Hanno fatto l'Europa! Ma non c'era già? Avevano tolto le frontiere, consentito ai lavoratori di cambiare, alle merci di viaggiare, ai turisti di imparare. Avevano creato una moneta unica. Ma quello che ancora non avevano fatto era rendere vera l'idea di coesione, di unità continentale. Naturalmente ci voleva il calcio (lo sport, in generale) perché avvenisse. Con l'Europeo itinerante del 2020 anche l'ultima frontiera (guarda caso) è stata tirata giù: le semifinali e le finali verranno giocate a Wembley, ma le partite della fasi a gironi e anche di quella fase a eliminazione diretta si giocheranno un po' qui e un po' lì, per l'Europa, appunto, lanciando un segnale che non è solo un cadeau celebrativo per i sessant'anni della manifestazione, è la definitiva dimostrazione che il caro, Vecchio continente non ha più confini.
Non è un caso che lo abbiamo già ribattezzato Euro for Europe, dove il for, il "per", assume significati ben più profondi di un semplice viaggio in giro per l'Europa. Roma ospiterà un quarto di finale e tre partite della fase a gironi. Lo ha deciso la Uefa. Si erano presentate trentadue città, ma alla fine sono rimaste in tredici. Oltre a Roma, le altre tre che ospiteranno i quarti di finale saranno Monaco di Baviera, Baku e San Pietroburgo. Gli ottavi di finale e le altre partite della fase a gironi si disputeranno a Copenaghen, Bucarest, Amsterdam, Dublino, Bilbao, Budapest, Bruxelles e Glasgow. Bocciate le candidature di Minsk, Sofia, Skopje, Gerusalemme, Stoccolma e Cardiff. Dopo Euro 96, che si disputò in Inghilterra, l'assegnazione della finale a Wembley riporta una manifestazione internazionale oltremanica. Di più. L'evento itinerante permetterà di utilizzare gli stadi esistenti, magari rinnovandoli, evitando spese faraoniche per costruzioni nuove di zecca che spesso, nel tempo, si sono rivelate inutili. Altri invece sostengono che questo tipo di evento sarà un incubo logistico. Staremo a vedere.
Ma intanto l'Europa cambia, cambia ancora, e nel mezzo c'è l'Italia. Dopo i fatti di cronaca in Champions League, nella partita tra Roma e Cska, qualche polemica era sorta. Era stato il segretario generale dell'Uefa, Gianni Infantino, a condannare severamente gli scontri fra i tifosi, che hanno portato al ferimento di diciannove persone. «L'Uefa non può tollerare le scene viste in occasione della gara fra la Roma ed il Cska Mosca. Ora sarà aperta una procedura disciplinare. Si tratta di scene ancor più incomprensibili visto che era la prima gara di girone di Champions League, quindi non avrebbe dovuto esserci una tensione estrema. L'Uefa non accetta mai questi episodi». Dubbi, dunque, che allargano voragini: saremo pronti per un evento del genere? Proprio ieri Michele Uva, direttore generale della Figc, ha ribadito che c'è «massima fiducia per un movimento formato da 32 milioni di appassionati e un milione e mezzo di tesserati».