Settimana di impegno

C'è un campo antimafia a Bergamo Si va nelle proprietà confiscate

C'è un campo antimafia a Bergamo Si va nelle proprietà confiscate
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Una settimana di impegno, di conoscenza, di formazione. E!State Liberi!, il campo estivo tematico organizzato dall’associazione Libera, è realtà per il secondo anno consecutivo in Bergamasca, con un calendario di iniziative che si svilupperà tra domenica 29 luglio e domenica 5 agosto.

Esperienza preziosa. Si tratta di una preziosa esperienza di antimafia sociale e di conoscenza del territorio, articolata attorno alla «filosofia» di Libera: la promozione del riutilizzo dei beni confiscati, la memoria, il mettersi in gioco. Al campo estivo di Libera, che avrà come «base» l’oratorio di Boccaleone in città, prenderanno parte 14 persone provenienti da un oratorio della provincia di Vicenza che si sono iscritte nei mesi scorsi: si tratta di giovani ragazzi, accompagnati da un sacerdote e dagli educatori della parrocchia. Durante la settimana, i ragazzi attraverseranno la Bergamasca conoscendo i luoghi-simbolo dell’impegno contro le mafie; il Coordinamento provinciale di Libera, grazie al lavoro del Gruppo Formazione e del Gruppo Beni confiscati, ha predisposto un calendario di attività che porterà i «campisti» anche in alcuni degli immobili sottratti ai clan, simboli della rivincita dello Stato sulla criminalità anche in terra orobica. Si tratta infatti di un campo itinerante, che ogni giorno proporrà ai ragazzi incontri dal valore profondo: si visiteranno per esempio i beni confiscati di Gorlago, Suisio e Berbenno, alternando momenti di apprendimento a momenti di lavoro concreto volto a dare un piccolo ma significativo contributo al mantenimento di questi presìdi di legalità.

 

 

Le testimonianze. Diverse le testimonianze che i ragazzi riceveranno: durante le varie tappe del campo interverranno infatti Ilaria Sanesi (giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bergamo), Paolo Savio (sostituto procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia di Brescia), Andrea Franzoso (funzionario delle Ferrovie Nord Milano che ha denunciato il malaffare all’interno dell’azienda), Lorenzo Sanua (figlio di Pietro Sanua, presidente dell’Associazione Nazionale Venditori Ambulanti di Milano ucciso a Corsico nel 1995 in un agguato mafioso per vendetta contro il suo impegno per la legalità).

Anche svago. Non mancheranno però i momenti conviviali e quelli di maggiore leggerezza, come la conoscenza delle bellezze del territorio bergamasco. Quello organizzato da Libera Bergamo è l’unico campo E!State Liberi! di tutta la Lombardia; la realizzazione di questa esperienza è resa possibile da un importante lavoro di sinergia col tessuto sociale bergamasco: l’oratorio di Almenno San Salvatore e la Cgil di Bergamo hanno messo a disposizione i pullmini per il trasporto dei partecipanti e dello staff, la Cooperativa Ruah ha fornito i materassi per il «pernottamento» presso l’oratorio di Boccaleone; tra le varia attività del campo, è previsto anche un «tour» nei luoghi di mafia in città a Bergamo che si svolgerà in sella alle «BiGi», il servizio di bike sharing del Comune di Bergamo.

 

 

«Incontri preziosi». «Per il secondo anno consecutivo riusciamo a proporre nella programmazione nazionale di Libera un campo a Bergamo – rimarca Francesco Breviario, referente provinciale di Libera -: grazie all’impegno dei nostri volontari, i partecipanti al campo conosceranno i beni confiscati della Bergamasca e coniugheranno il lavoro manuale alla conoscenza della presenza mafiosa in questo territorio. Vogliamo trasmettere alle nuove generazioni che la mafia esiste anche qui, in forme molteplici, ma anche che ci si può impegnare concretamente per cambiare le cose».

Esempi di riutilizzo sociale. «Tema centrale del campo, così come di tutti quelli organizzati in tutta Italia, è il significato del bene confiscato – sottolinea Olga Frescura, tra i responsabili organizzativi del campo di Bergamo insieme a Manuela Ghirardi, Michele Patelli e Giulietta Zanga -: qualcosa che da simbolo di violenza e malaffare diventa risorsa per l’intera comunità. Per questo motivo, durante la settimana i partecipanti incontreranno le diverse realtà del territorio che si presentano come modelli di preziose esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati, come la Casa famiglia di Diego e Patrizia a Berbenno o la recentissima esperienza di Casa Camilla Bravi a Suisio. Questi incontri sono fondamentali per mostrare anche l’altra faccia della criminalità organizzata: il contrasto a essa, non solo attraverso l’operato indispensabile di magistratura e forze dell’ordine, ma anche tramite l’impegno costante della società civile. Il desiderio è quello di proporre modi diversi di stare insieme e più in generale l’attenzione e la curiosità per ciò che ci circonda, senza però che l'entusiasmo e le energie si esauriscano al termine dell’esperienza».

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