Come opere d'arte contemporanea

Che meraviglia guardare il cielo quando la luna attraversa la strada

Che meraviglia guardare il cielo quando la luna attraversa la strada
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L’altra metà del cielo - nella fortunata espressione di Mao Tse-Tung - è la donna, l’universo femminile. L’altra metà - o l’altra faccia - della Luna è quella che non si può vedere dalla Terra perché il nostro satellite impiega lo stesso tempo a girare su se stesso e a compiere un giro attorno a noi. Lo sapevano già gli antichi, come mostra l’immagine realizzata da Giovanni Pastore sulla base del calcolatore di Antikythera, il più antico del mondo. Lo sappiamo ancor meglio noi, come mostra il video del Planetario di Milano (qui sotto). Potremmo dire che la regina della notte si comporta, rispetto al nostro pianeta, come una servetta che si muovesse attorno alla poltrona del salotto preoccupata di non mostrare mai le spalle a chi vi sia seduto.

 

 

Se da terra non possiamo vedere cosa c’è dall’altra parte, lo possono però vedere i satelliti. Qualche giorno fa, ad esempio sono state pubblicate le immagini prova inviate dal Deep Space Climate Observatory (DSCOVR), un satellite lanciato dalla Nasa l’11 febbraio scorso. Risalgono a un mese fa e documentano l’assoluta efficienza della macchina fotografica di ultimissima generazione montata a bordo: la Earth Polychromatic Imaging Camera (EPIC). Situata in un punto in cui le forze di gravità si annullano, a un milione di miglia circa di distanza dalla Terra, nel corso delle riprese EPIC si è vista attraversare la strada dalla Luna osservata dal nostro pianeta.

 

[La ricostruzione gif della Nasa]

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La nostra servetta appare - vista da dietro - come un sasso opaco o una moneta da un centesimo di euro rispetto allo splendore del pianeta d’acqua, nuvole e foreste su cui ci troviamo. Un qualche poeta antico ne avrebbe forse dedotto che ci mette lo stesso tempo a piroettare su di sé e a fare un giro attorno a noi perché si vergogna: davanti ha il grembiulino bianco inamidato, dietro non ha fatto in tempo a cambiarsi. Un segreto che è durato fino al 1959, quando la sonda sovietica Luna 3 riuscì a penetrare la ritrosia della fanciulla e ad inviarci quelle che allora apparvero a tutti - e in effetti lo erano - immagini incredibili.

Ma non è solo la Luna a tenere la scena in questi giorni. In occasione del primo anno di permanenza della sonda Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko, l’esa (l’Ente Spaziale Europeo) ci ha mostrato le foto scattate dalla festeggiata nel suo nuovo ambiente.

 

[Le foto dell'Esa per celebrare il primo anno di Rosetta sulla Cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko]
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Foto 1 di 12
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Foto 2 di 12
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Foto 3 di 12
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Foto 9 di 12
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Foto 12 di 12

La cometa appare sempre più somigliante a certe opere di artisti giapponesi - diciamo di Machiko Ugawa? - contemporanei. Ma forse, ancor di più, a quelle - meravigliose - ceramiche informali e monocromatiche che consentirono al faentino Carlo Zauli di essere riconosciuto proprio dai colleghi giapponesi come un maestro di prima grandezza. E siamo stati davvero contenti, mentre cercavamo le immagini per questo pezzo, di imbatterci in una mostra che il MIC (il Museo Internazionale delle Ceramiche) di Faenza ha proposto proprio in questi giorni - si è chiusa il 9 agosto -: una mostra di Idilio Galeotti intitolata - vedi, tante volte, la coincidenza - The Dark Side of the Moon. Lunar fragments si intitolava quella di Ugawa a New York all’inizio dell’anno. La prossima potrebbe essere The Shining Face of the Comet?

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