Un po' di scaramanzia

Cinque motivi per cui l'Atalanta non è affatto come il Leicester

Cinque motivi per cui l'Atalanta non è affatto come il Leicester
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Caro direttore,

scusa se sono brusco, ma non ne posso più di sentire l'Atalanta paragonata al Leicester. Non me ne voglia il sempre limpido Xavier Jacobelli, non ce l'ho con lui (di cui apprezzo sempre gli editoriali), ma con una tendenza diffusa sui giornali sportivi di casa nostra, ovvero quella di disegnare paragoni in un men che non si dica, valorizzando nuovi fenomeni che poi, immancabilmente, non riescono ad essere all'altezza delle vecchie volpi cui vengono accostati. Sarà che se cerchi online «il nuovo Pelé» ti salta fuori la biografia di Freddy Adu (tu forse non lo conosci, ma questo doveva essere uno dei più forti di sempre), sarà perché un po' ci fa sorridere pensare a quando chiamavamo Miccoli il «Maradona del Salento», sarà che a Bergamo tutti si ricordano - ma non certo per i gol - del «nuovo Rooney» Marko Livaja... Ma l'impressione che ho io, caro direttore, è che questa formula porti inesorabilmente sfiga.

 

 

Quanto all'Atalanta, è un vero fenomeno che ci si augura duri il più a lungo possibile. Ma le meraviglie più belle richiedono tempo e continuità, e le etichette appiccicate in maniera frettolosa nascondono spesso la paura che un miracolo debba finire in fretta. Mi strappa più di un sorriso, poi, pensare a chi si mette lì a costruire a pennello queste cose, immaginando paralleli, che ne so, tra Petagna e Vardy, Berisha e Schmeichel, Kanté e Kessie (entrambi di colore, iniziano pure con la stessa lettera!), Morgan e Masiello (oltre all'iniziale, qui, c'è il passato burrascoso).

Per questo, ti elenco alcuni motivi per cui, secondo me, l'Atalanta NON è il nuovo Leicester:

  1. Il valore della rosa della Dea, oggi, è di 72 milioni, quello del Leicester, prima che iniziasse la stagione 2015-16, di 91, ora più che raddoppiato. Chapeau a entrambe, ma più alla Dea che sta facendo un super campionato con una squadra più economica.
  2. La percentuale di stranieri in rosa è nettamente minore nell'Atalanta di oggi (44.8%) rispetto al Leicester di allora (69.2%). Ventura ringrazia.
  3. Quel Leicester non aveva appena dovuto salutare due pilastri della sua squadra, ossia de Roon e Paletta, né, prima ancora, due pezzi di storia come Maxi Moralez e Denis. Questo dà ulteriore lustro ai risultati odierni della Dea, costruiti su una squadra quasi totalmente nuova rispetto a 12 mesi fa.
  4. Tanti dei nomi che hanno dettato il cambio di marcia dell'Atalanta (Gagliardini, Caldara, Kessié, Conti) arrivano dal settore giovanile nerazzurro, arma che il Leicester si sogna.
  5. La proprietà del club nerazzurro è 100% orobica, a differenza di quella delle Foxes inglesi, orientale che più orientale non si può. E questo rende il popolo di Bergamo ancor più orgoglioso.

Ps: che poi, i paragoni nel calcio, oltre a portare sfiga, sono emblematici: perché dobbiamo sempre inserire tutto in caselle e canoni precostituiti, senza lasciarci affascinare dalla realtà che si sviluppa?

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