Una lezione di vita

Com’è finita la storia del ragazzo che aveva comprato Google

Com’è finita la storia del ragazzo che aveva comprato Google
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Poco tempo fa vi avevamo raccontato la particolare storia di Sanmay Ved, il giovane che per un minuto è stato il nuovo proprietario di Google. Questo ragazzo di origini indiane, infatti, la tarda notte del 29 settembre, girovagando per il web, aveva scoperto che il dominio “google.com” era incredibilmente in vendita. Non si sa se per un bug o se per una mera dimenticanza di qualcuno a Mountain View che s’era scordato di rinnovare la licenza, fatto sta che Ved riuscì a comprare l’indirizzo web per appena 12 dollari. Via sms e mail aveva ricevuto tutte le conferme del caso: era il nuovo proprietario di un colosso in grado di fatturare qualcosa come 66 miliardi di dollari l’anno. Ma il suo sogno è durato poco: in meno di 60 secondi, infatti, una mail di Google lo informava che la transazione non era stata effettuata (anche se l’estratto conto della sua carta di credito e le precedenti mail di conferma dicevano il contrario) e che gli erano stati riaccreditati i 12 dollari spesi. Insomma, Google aveva in qualche modo rimediato all’errore ed era riuscita a farlo in così poco tempo solamente perché Ved aveva effettuato l’acquisto attraverso il sito Google Domains, appositamente creato dal gigante di Mountain View per acquistare siti internet. Big G aveva fatto valere, con un po’ di prepotenza, il proprio strapotere.

 

google android garden

 

L'umiltà di Ved. Fossimo stati nei panni di Ved probabilmente ci saremmo arrabbiati non poco e avremmo studiato un modo per guadagnarci qualcosa su quell’incredibile storia. Ma il ragazzo è molto legato alla società di Mountain View: per 5 anni e mezzo, infatti, Ved è stato un dipendente Google, prima di decidere di frequentare un MBA (master in materie manageriali) presso il prestigioso Babson College. Una parte consistente della sua vita, professionale e umana, è legata a Big G. Per questo, con il sorriso, Ved ha alzato le spalle e ha accettato che Google si reimpossessasse del proprio dominio. Anzi, di più: ha anche fatto avere ai vertici di Mountain View le mail contenenti informazioni riservate che gli erano arrivate in quei 60 secondi in cui era diventato uno degli uomini più ricchi al mondo. Si è poi semplicemente limitato a raccontare la sua storia, spiegando che «dei soldi non mi importa, voglio solo dimostrare che se si trovano dei bug non per forza bisogna lucrarci sopra». Chapeau.

Un lieto fine, parte 1. La storia, quindi, pareva essere finita così. E invece… Invece qualcuno a Mountain View ha capito che forse sarebbe stato giusto riconoscere una piccola ricompensa a Ved. E così l’ex dipendente di origini indiane è stato contattato da Google, la quale ha offerto un premio in denaro al giovane per aver evitato che un errore diventasse una vera e propria catastrofe. Niente di nuovo per Big G, società che solitamente ringrazia attraverso ricompense economiche tutti coloro che scoprono dei bug nei propri sistemi di sicurezza informatici. In questo caso, però, pare che la cifra sia stata un po’ più consistente del solito. Quanto non è dato saperlo e Ved si guarda bene del renderla nota, spiegando solo che supera i 10mila dollari pagati in passato da Google a un altro internauta che aveva messo in luce un errore in un software programmato a Mountain View. Un lieto fine dunque.

 

Ved babson college

 

Un lieto fine, parte 2 (e un cuore grande). Eppure Ved ha stupito nuovamente tutti quanti: dopo aver inizialmente rifiutato la ricompensa, Ved ha deciso di accettarla ma di devolverla interamente in beneficenza. Per la precisione Ved ha donato tutta la somma ricevuta alla ONG The Art of Living India, un’associazione benefica che si occupa di istruire ed educare i bambini più poveri dell’India. Quando a Mountain View hanno saputo del gesto di Ved, Google ha deciso di raddoppiare la donazione del ragazzo, devolvendo alla stessa associazione una cifra pari a quella che era stata devoluta da Ved. Saputa la notizia, il giovane studente indiano s’è commosso, ma non ha voluto commentare. S’è limitato a dire che poter aiutare i bambini meno fortunati della sua terra d’origine era da sempre un suo sogno. Una lezione di bontà, di umiltà, ma soprattutto di vita. Miglior lieto fine a questa incredibile storia non potevamo immaginarlo.

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