Cosa aspettarsi nel nuovo anno? L'annuncio di un nuovo universo
Girando attorno al Sole la Terra percorre un'orbita completa in 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 49 secondi circa. E procede a passo d’uomo o corre come una pazza?
Decidete voi: la sua velocità media è pari a circa 30 km/secondo. Moltiplicato per 60 fa 1800 (un po’ meno della distanza Bergamo-Siviglia) km/minuto. Equivalente a (1800 x 60) 108.000 km/ora. Meglio allacciare le cinture anche se, ovviamente, nessuno di noi si accorge di trovarsi, ogni secondo che passa, a 30 kilometri da dove stava prima. Ma questa è la realtà. Così come nessuno si sente un po’ frastornato per aver percorso, in un anno, circa 940 milioni di kilometri per ritrovarsi al punto di partenza. O quasi, perché nel frattempo tutto il sistema solare si è spostato in altro punto rispetto all’inizio del computo e quindi nel luogo spaziale in cui prendevamo il sole un anno fa non torneremo più. Se ci abbiamo dimenticato un secchiello o il salviettone dobbiamo darli per persi. Sono pensieri che vengono quando un anno - secondo il calendario civile - è passato, e un altro inizia.
Cosa aspettarsi, dunque, nei 366 giorni del 2016 (perché gli anni con le due ultime cifre divisibili per 4 sono bisestili) che sostituisca almeno in parte l’ebbrezza - che ci è tolta - del vento siderale che non ci scompiglia (e Dio sa come lo desidereremmo!) i capelli nella folle corsa attorno alla nostra stella? Una cosa almeno potremmo aspettarcela tutti: l’annuncio della scoperta della quarta dimensione spaziale.
Che cos’è? È facile da dire: tutti noi conosciamo le tre dimensioni canoniche nelle quali ci muoviamo, o se non altro crediamo di muoverci: larghezza, lunghezza, altezza. E se ce ne fosse un’altra? In realtà la sua esistenza è già data per nota in ambito matematico (e non solo). E visto che quel che succede in matematica prima o poi succede anche nella realtà, in questi giorni stiamo tutti aspettando che - come il bambino che compra dieci pacchetti di figurine contenenti ciascuna 5 figurine è certo di trovarsi fra le mani 50 figurine -, così si presenti concreta e reale fra noi quella quarta dimensione che alcuni conti hanno prefigurato.
Noi, per la precisione, siamo già a mollo in questa (e in altre) dimensioni, ma non ce ne accorgiamo come non ci accorgiamo di viaggiare a velocità folle nel roller coaster dell’orbita solare. Non ci accorgiamo nemmeno, distratti come siamo da mille cose, di sbattere ogni giorno migliaia di volte contro quella cosa che viene chiamata “materia oscura” (Dark matter, in americano) nonostante gli scienziati si ostinino a ritenere che costituisca oltre l’ottanta per cento del materiale dell’universo. La “nostra” materia ne occuperebbe soltanto il quindici o poco più.
Eppure questa materia oscura, quando decide di entrare in azione seriamente (o meglio: quando si sposta, perché non è in grado di decidere niente) è in grado di provocare danni a non finire.
Un recente libro di una studiosa americana - Lisa Randall, che si occupa di fisica delle particelle e di cosmologia presso l’università di Harvard, negli USA - sostiene ad esempio che un sottile disco di materia oscura collocato nella parte centrale della Via Lattea fece precipitare sulla Terra una cometa grande tre volte Manhattan ad una velocità almeno 700 volte superiore a quella di un’auto in autostrada. La collisione provocò il terremoto più tremendo della storia, che rilasciò un’energia miliardi di volte superiore a quella di una bomba atomica provocando l’estinzione di ogni forma animale vivente di dimensioni superiori a un cane di taglia media o pesanti più di una valigia d’aereo. I dinosauri dovettero arrendersi.
Uscito circa un mese fa, Dark Matter and the Dinosaurs è un libro affascinante. Recensendolo per il New York Times il 24 novembre scorso, Maria Popova ci tiene a far sapere che non è scritto bene come quelli dei grandi divulgatori scientifici americani, ma alla fine si sente obbligata ad ammettere che è la materia stessa di cui tratta a non permettere cedimenti di sorta. Tanto più che Randall non è una divulgatrice: è una scienziata coi fiocchi, che opera sul campo. In italiano non è ancora disponibile, ma nell’attesa si potrebbero leggere, della medesima autrice, Passaggi curvi e Bussando alle porte del cielo.
Nel primo, in particolare, si sostiene l’ipotesi che le dimensioni con cui dovremo attrezzarci a fare i conti nel prossimo futuro sono molte più delle solite tre di cui abbiamo contezza. Dal momento in cui ci siamo imbattuti in questo testo - nel lontano 2008, 7.520 milioni di kilometri fa circa - non abbiamo lasciato trascorrere un giorno senza chiedere al cielo che ci fosse dato l’annuncio della scoperta almeno della quarta, adorabile, dimensione. Le altre seguiranno come i grani di un rosario: ne siamo certi.
E in effetti qualcosa, in questo senso si è mosso. Il 17 dicembre scorso si è infatti sparsa la notizia che l’LHC (il Large-Hadron-Collider) di Ginevra ha individuato una mega particella che potrebbe essere la chiave per entrare in altre dimensioni. [Sito del Cern; Nature; Express, UK]. Se la cosa fosse confermata, l’anno che verrà non sarà soltanto tre volte Natale e Pasqua tutto l’anno. Ci troveremmo di fronte a qualcosa di ancor più sorprendente di quel che capitò quando Galileo scoprì che in cielo c’erano più stelle e pianeti di quanto generazioni e generazioni di occhi avessero mai potuto osservare. Non saremmo messi soltanto di fronte a un numero di oggetti superiori ad ogni pensiero pensabile: ci troveremmo ad entrare in un universo completamente diverso da quello in cui abbiamo da sempre immaginato di trovarci. Sarebbe una cosa davvero magnifica.
DARK MATTER AND THE DINOSAURS
The Astounding Interconnectedness of the Universe
By Lisa Randall
412 pp. Ecco/HarperCollins Publishers. $29.99.