Don Angelo Cortinovis è guarito dal Covid ed è tornato: campane a festa a Pradalunga
Il 2 marzo febbre a 39, il trasporto al pronto soccorso di Alzano e il tampone positivo. Il trasferimento a Busto Arsizio, l'intubazione per sette giorni. Il 17 marzo l'addio alla terapia intensiva e la lenta riabilitazione
di Fabio Gualandris
Grande festa a Pradalunga e Cornale per il ritorno di don Angelo Cortinovis, parroco delle comunità Ss. Cristoforo e Vincenzo martiri e Santa Lucia, guarito dal Covid. E le campane delle parrocchie, nel pomeriggio del 17 aprile, hanno suonato a festa per riabbracciarlo, in segno di gioia per la guarigione dell’amato don tornato fra i suoi parrocchiani. «Lodiamo il Signore!» è il messaggio pubblicato sulla pagina Facebook della “Parrocchia e oratorio di Pradalunga” che ha annunciato l’atteso ritorno di don Angelo.
48 anni, originario di Bondo Petello di Albino, ordinato sacerdote il 31 maggio del 1997, è prevosto di Pradalunga dal 1 novembre 2012 e, dal 2016, anche di Cornale, quando nacque così quella “Unità pastorale”. La bellissima notizia di venerdì 17 aprile è l’epilogo positivo di un’esperienza iniziata nella notte del 2 marzo: febbre a 39, trasporto in ambulanza al pronto soccorso di Alzano e tampone Covid-19 positivo, trasferimento al nosocomio di Busto Arsizio, intubazione per sette giorni e poi casco Cpap per uscire dalla terapia intensiva il 17 marzo con successivo rientro, dopo qualche giorno, a Bergamo per la quarantena a Casa Mazza. E, in barba alla superstizione, venerdì 17 aprile, il tanto atteso ritorno a casa.
Riprendiamo alcune parole del video messaggio che don Angelo, la scorsa settimana in occasione della Pasqua, ha mandato ai suoi parrocchiani: «Grazie a Dio e alle vostre preghiere sono riuscito a superare questo momento di fatica. Mi hanno detto che sono arrivato proprio al limite». Il messaggio è continuato incentrandosi su tre pensieri per la sua comunità: «Quella che stiamo vivendo è una Pasqua dura - continua don Angelo -, anzitutto perché ci manca tanta gente, perché in tante nostre case qualcuno vivrà la festa in solitudine a causa di un grande vuoto; dura per i malati, per le persone che stanno soffrendo a casa o in ospedale; dura perché siamo isolati ed ognuno vivrà la Pasqua con poche persone e perché ormai da due mesi non possiamo celebrare la messa, ma facciamo che le nostre case diventino piccole chiese; dura perché scopriamo che la nostra libertà è limitata, ma sappiamo che queste limitazioni sono un modo per poter ripartire e superare questo momento di crisi e di fatica».
Il secondo pensiero è per il dopo, che è motivo di preoccupazione su quando finirà l’emergenza, su quanto durerà ancora e sulle preoccupazioni riguardo alla scuola, al lavoro, all’arrivare alla fine del mese: «Invito ciascuno a non preoccuparsi di chiedere se ha bisogno di un aiuto morale, psicologico ma anche economico, credo d’interpretare anche la disponibilità della San Vincenzo, della Caritas e delle istituzioni. Vi invito a fare due cose: chi può dare dia e chi ha bisogno chieda». Il terzo punto è riservato agli auguri: «Ai bambini, affinché siate motivo di gioia e serenità, capaci di portare un sorriso nelle vostre case; agli adolescenti e ai giovani, che invito a scrivere quello che stanno vivendo e provando in questi giorni, appunti da custodire e magari recuperare tra qualche anno; agli adulti e ai genitori dico: fate tesoro di questa esperienza, di questa fatica. Cambieranno le cose, non lo so, ma dovremo cambiare noi, questo sì; agli ammalati e agli anziani, quelli che forse hanno più timori perché più esposti e fragili dico: non sentitevi soli e non rimanete soli, coltivate relazioni anche attraverso il telefono o i mezzi a disposizione». Infine, un ultimo augurio: «Speriamo, con tutte le precauzioni, di poterci di nuovo presto rivedere, la voglia di incontrarvi in paese è davvero tanta».