Da un'indagine di Credit Suisse

Se ai vertici c'è una donna l'azienda guadagna di più

Se ai vertici c'è una donna l'azienda guadagna di più
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Nel corso della sua campagna elettorale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva promesso che il suo mandato avrebbe dato spazio alle “quote rosa”, e non solo tra i ranghi del governo. Una volta diventato premier, ha continuato ad affermare di volere porre le donne ai vertici delle aziende pubbliche e così ha fatto. Finora, le donne ascese all’Olimpo dell’impresa pubblica sono state tre: Luisa Todini, cda della Rai che è stata posta alla presidenza di Poste Italiane, l’ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che ha assunto la presidenza dell’Eni, e Patrizia Grieco, che è passata dalla presidenza esecutiva di Olivetti a quella dell’Enel.

L’assunzione di Todini, Marcegaglia e Grieco, tra aprile e maggio, ha portato l’attenzione dei media sulla questione della presenza femminile ai vertici delle aziende. Il Sole24ore, in occasione della festa delle donne, ha pubblicato un articolo in cui ha reso noti i risultati del report annuale di Ria Grant Thornton, una società di revisione e di organizzazione contabile. L’indagine ha rilevato un aumento nel numero di donne presenti nei consigli di amministrazione delle aziende italiane: rispetto al 2013 si è registrata una crescita dal 14 al 15,7 percento, anche se con un forte squilibrio regionale. Il 63 percento delle donne presenti nei cda si trova nel Nord Italia, Lombardia in testa, mentre al Sud la leadership rosa si attesta sul 7 percento. Inoltre, soltanto il 10 percento diventa amministratore delegato, mentre il 7 percento riveste la carica di presidente. Una buona notizia da prendersi con le pinze, dunque: per quanto riguarda l’assunzione di cariche importanti da parte delle donne, l’Italia rimane su una posizione piuttosto arretrata, rispetto al resto d’Europa.

Ed è un vero peccato, perché le aziende in cui le donne hanno assunto incarichi di prestigio sono anche quelle che funzionano meglio, a quanto sembra. Il Credit Suisse ha recentemente condotto un’indagine su tremila aziende in 40 paesi e ha rilevato che: il 3,9 percento dei Ceo sono donne, l’8,5 percento riveste ruoli di vertice e il 17, 5 percento incarichi finanziari e strategici.

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Le aziende, inoltre, funzionano meglio quando ci sono donne nei posti di front office. Le società bancarie in cui le donne costituiscono più del 10 percento dei posti lavorativi migliori hanno un rendimento del 27 percento più alto rispetto a quelle in cui le signore al potere sono meno del 5 percento.

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Stefano Natella di Credit Suisse ha poi aggiunto che «le aziende in cui almeno la metà del front office è occupato da donne hanno avuto rendimenti medi annui del 28,7%. Quelle con una componente femminile al vertice di almeno un terzo hanno registrato una media del 25,6%. Tutte le altre si sono fermante al rendimento medio del 19,1%». Certo, «si può discutere se le aziende sono risultate migliori perché hanno più donne nella gestione o perché le aziende migliori assumono più donne». In ogni caso, da qualsiasi lato si consideri la questione, la presenza femminile è una garanzia di qualità.

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