Dal Canto Alto al Passo del Vivione

Dove, come e quando catturare (per sempre) le stelle cadenti in Bergamasca

Le “lacrime di San Lorenzo” snobbano già da anni la tradizionale scadenza del 10 agosto e decidono di ardere sopra i nostri nasi due giorni più tardi

Dove, come e quando catturare (per sempre) le stelle cadenti in Bergamasca
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di Bruno Silini

In un mondo che va sempre più in fretta, loro rallentano la corsa. Se la prendono comoda nonostante sfreccino in “quel cielo lontano” a 250 mila chilometri orari prima di gettarsi nell’atmosfera terrestre, brillare di fuoco incandescente e morire, bruciate completamente, tra i cinque e i venti chilometri di altezza. Qualcuna sbatte sulla terra, a muso duro, ma il fenomeno è rarissimo con rammarico degli studiosi sempre ghiotti di quegli agglomerati rocciosi vecchi come il sistema solare con all’anagrafe un’età di quattro miliardi e mezzo di anni. E chi le attende, faccia al cielo con un desiderio in tasca, potrebbe dover pazientare.

Pioggia di Peseidi dal Monte Avaro a Cusio, in alta Valle Brembana

Le stelle cadenti (nel gergo scientifico meteore, nella nomenclatura spaziale Perseidi e nel linguaggio agiografico “lacrime di San Lorenzo”) snobbano già da parecchi anni la tradizionale scadenza del 10 agosto e decidono di ardere sopra i nostri nasi due giorni più tardi. Quindi la notte tra il 12 e il 13 agosto l’orbita dello sciame di Perseidi (perché sembrano venire tutte dalla costellazione di Perseo, come i fiocchi di neve in un’auto che avanza in una notte d’inverno) intersecherà l’orbita terrestre generando quel “gran pianto” pascoliano che “nel concavo cielo sfavilla”.

Si spera tutti nel bel tempo. E se il cielo è sereno, più si va in alto meglio è. In pianura non è mai da escludere qualche foschia che sommata alle luci artificiali rende l’osservazione del fenomeno meno appetibile. Il consiglio è di avvicinarsi al cielo per quanto possibile a piedi e senza scomodare desuete ali di Icaro. Ad esempio, stando in Bergamasca. Le Prealpi Orobie offrono un’ampia scelta di posti per osservare le Perseidi. I migliori sono il Canto Alto, il Pertüs, i Colli di San Fermo, il Colle Gallo, i Piani di Ceresola a Valtorta, Cà San Marco, il Monte Avaro e il Passo del Vivione. Chi non ha la possibilità di spostarsi lontano dal proprio paese oppure di raggiungere la montagna il consiglio è di recarsi almeno in zone poco illuminate.

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Perseide al Passo del Vivione sopra Schilpario

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Perseidi dal lago Branchino, tra le valli Seriana e Brembana

Un po' di cosmologia

Nonostante il fenomeno raggiunga il 12 agosto il massimo di attività, i giorni precedenti e i successivi sono buoni per verticalizzare lo sguardo. L’occhio nudo, in fatto di meteore, è meglio del telescopio. La parabola discendente di una stella cadente è troppo celere per essere catturata da un occhio artificiale. La spiegazione fisica del fenomeno la ricaviamo da un ghiacciolo messo vicino a un calorifero. Ovviamente, si scioglie perdendo gocce d’acqua zuccherata. Allo stesso modo succede alla cometa Swift-Tuttle quando, ogni 134 anni, passa così vicina al Sole da perdere pezzi.

Intendiamoci, si parla di facezie di materiale cometario mediamente con una massa inferiore al grammo che seguono, ormai separate, la cometa nel suo viaggio. È la coda della cometa che intersecando l’orbita terrestre genera per attrito le Perseidi. Ma non sono le sole durante l’anno. Diciamo che il clima temperato dell’estate, con la propensione a stare all’aperto piuttosto che al chiuso, rende la pioggia di meteore maggiormente intercettabile. Per esempio abbiamo le Leonidi a novembre, le Liridi ad aprile e ancora le Geminidi e le Orionidi. Ogni giorno dell’anno è buono per “catturare” stelle, anche cinque o sei per un occhio allenato. Non resta che aguzzare la vista.

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Perseide dal Monte Avaro a Cusio, in Alta Val Brembana

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Perseidi dai Piani di Ceresola a Valtorta (Val Brembana)

Fotografare le meteore

Per chi possiede una reflex o mirrorless digitale, l’ideale è montare un obiettivo grandangolare e posizionare la macchina su un cavalletto. «Dopodiché - spiega il fotografo Antonio Finazzi di Chiuduno - sarà possibile fare scatti con esposizione di 30 secondi o più (se la macchina prevede la posa B), diaframma aperto a f/2,8 o f/4 e ISO 800-1600 o più». L’esposizione varia anche in base alle interferenze luminose del posto da cui si scatta: pianura, collina o montagna. «Comunque - continua Finazzi - è bene fare una prima prova e visionare il risultato dal monitor della digitale».

Per chi possiede uno smartphone valgono più o meno le stesse regole, seppur non abbiano molte possibilità di regolazione esposimetrica per la fotografia notturna delle meteore rispetto alle macchine fotografiche. Va da sé, però, che scaricando delle apposite app si riesce comunque a ottenere un risultato accettabile. Si tratta di app in grado di controllare manualmente i tempi di esposizione, la messa a fuoco e la sensibilità della fotocamera. Le più indicate sono: Night Camera (free), Pro Shot, Easy Long Exposure, NightCap Camera, Camera FV-5 lite, A Better Camera.

Ricapitolando, per gli smartphone le regole sono: posizionarlo su un piccolo cavalletto o appoggiarlo su un supporto rigido, focale grandangolare, tempo di esposizione lungo 20-30 secondi, ISO alti. Anche in questo caso è bene fare una prova e valutare l’esposizione sul monitor. «Per rendere la fotografia più piacevole - conclude Finazzi - il mio consiglio è di inquadrare una vasta porzione di cielo insieme a qualche elemento terrestre come piante o montagne. Non esiste un punto esatto del cielo dove si è sicuri al cento per cento che passi una meteora; infatti, partendo dal radiante le comete vanno in tutte le direzioni. Comunque per le Perseidi, che hanno il loro radiante nella costellazione del Perseo, è consigliabile inquadrare un poco più a destra o sinistra o sopra il suo radiante. Naturalmente, poi, ci vuole molta fortuna».

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