«Ho pianto, era ciò che volevamo»

Ebbene sì, campioni del mondo Da Treviolo schiacciate per la vita

Ebbene sì, campioni del mondo Da Treviolo schiacciate per la vita
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Campioni del Mondo! Marco Minali, presidente dell’Aido di Treviolo, insieme alla sua squadra di pallavolo è salito sul gradino più alto del podio agli Official World Transplant Games che si sono disputati in agosto a Newcastle. «Come puoi immaginare l’emozione è stata tantissima», ci confida dopo che l’abbiamo raggiunto telefonicamente nella cittadina inglese. «Abbiamo aspettato questa vittoria negli ultimi due anni. È stato fantastico vincere contro l’Olanda, che ci aveva battuti in semifinale due anni fa». La squadra di Minali ha vinto subito il girone iniziale. «A fatica, ma siamo riusciti a portare a casa tutte le partite con un buon punteggio, e questo ci ha permesso di arrivare tranquillamente tra i primi quattro». Che, per la cronaca, erano Olanda, Argentina, Italia e Gran Bretagna. Quest’ultima è stata battuta in semifinale, davanti a un pubblico fantastico. Il torneo di volley è cominciato con la prima vittoria per 2-0 contro gli Usa. Dopo di che è arrivata anche la seconda vittoria, sempre per 2-0, contro la Gran Bretagna, che ha portato la squadra dritta in finale.

 

 

«C’erano tantissimi tifosi olandesi, il palazzetto era gremito, erano tutti vestiti d’arancio e facevano un tifo pazzesco. Ma anche i nostri supporter sono accorsi numerosi, perché volevano battere l’urlo degli olandesi e ce l’hanno fatta. Infatti, nell’ultimo set, erano completamente zittiti, un po’ grazie alle nostre prestazioni, e un po’ grazie al tifo dei nostri, che ci ha portato alla vittoria». Marco è commosso quando parla con orgoglio della  gara. «Abbiamo vinto e non nego che alla fine mi sono proprio lasciato andare, ho pianto, perché era una vittoria che volevamo, che abbiamo cercato e che ha dato un senso alla nostra partecipazione. Arrivare a casa con la medaglia d’oro di campioni del mondo ci ha un po’, nel nostro piccolo, paragonato ai campioni più visibili. Quelli della pallavolo che andranno alle paraolimpiadi l’anno prossimo e anche a quelli ancora più famosi che parteciperanno alle Olimpiadi». Dopo il volley, il team italiano si è cimentato anche nello sport che, qui da noi, la fa da padrone. «Abbiamo fatto la nostra prima esperienza di calcio, che è stato introdotto quest’anno ai giochi mondiali, perché era ritenuto di alto stress e comunque di contatto e gli organizzatori avevano paura che potesse succedere qualcosa». Il team italiano è composto da 12 atleti e ogni squadra gareggia con sei giocatori su un campo sintetico. «Anche in questo sport siamo arrivati terzi, abbiamo avuto la fortuna di battere la Finlandia e questo ci ha permesso di avere un posto sicuro tra i primi quattro. Successivamente abbiamo perso in malo modo contro l’Inghilterra, che è una squadra fortissima. Considerate che qua per partecipare hanno fatto addirittura le selezioni, a differenza nostra che cerchiamo di coinvolgere più gente possibile per portare a queste iniziative il maggior numero di atleti».

 

 

Da ultimo si è disputato il torneo di basket. «È stato bellissimo, abbiamo giocato benissimo ma purtroppo ci hanno ceduto le gambe e in semifinale si è fatta sentire la stanchezza delle partite precedenti, soprattutto di quelle di pallavolo. Purtroppo nella squadra c’erano atleti che hanno giocato sia a pallavolo che a calcio, e questo ci ha un po’ penalizzato. Abbiamo perso la semifinale contro gli Usa 1, la squadra che poi ha vinto il mondiale. Quindi siamo contenti, anche loro ci hanno fatto i complimenti perché siamo migliorati tantissimo, e questo ci  ha dato soddisfazione. È una vittoria particolare, che dedichiamo ai nostri tre compagni di squadra che stanno aspettando un organo e che sono in attesa di trapianto. È il regalo più bello che possiamo fare loro, l’augurio che prima possibile arrivi una chiamata anche per loro». Team manager della squadra italiana è l’Associazione Nazionale Trapiantati e Dializzati Aned. «Sono loro gli organizzatori di questa avventura ai mondiali. I prossimi saranno a Houston nel 2021 e speriamo di superare i 49 partecipanti di adesso. Il tentativo è di portarli a 100, speriamo bene».

I partecipanti ai Transplanet Games arrivano da tutta Italia. «Ci sono 9 atleti dalla Lombardia, altrettanti dalla Sardegna, 10 dal Veneto e poi da un po’ tutta Italia. Speriamo che questa nostra esperienza sia il più possibile visibile tramite i media. E, soprattutto la speranza è che si possa parlare di trapianti e di donazioni perché questo, oltre al medagliere, è lo scopo principale della manifestazione, che ci spinge a portare avanti queste iniziative. Poter parlare di trapianto e di donazione». Quest’anno, per la prima volta, ai Giochi è stata presente anche la squadra dei donatori. «Abbiamo 5 donatori da viventi che partecipano, di cui 4 donne e un ragazzo. Sono donatori d’organo o di midollo. Questa è l’essenza pura della vita e della solidarietà, perché poter salvare una vita è la cosa più bella che ci possa essere. Se poi, come è successo ai due nostri compagni che sono  gemelli, e il fratello ha donato il midollo all’altro e gli ha salvato la vita, penso proprio che questa sia la più grande dimostrazione d’amore».

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