Giovani che han scelto di diventare genitori: «Che fatica! Ma la casa s'è riempita di vita»
Sono i baluardi del futuro, eppure la loro voce resta sempre relegata in sottofondo. «Un bambino aiuta a relativizzare tutto»
di Giuseppe Frangi (foto in apertura di Sonia Quaranta)
Sono i baluardi del futuro, eppure la loro voce resta sempre relegata in sottofondo. Sono le coraggiose e i coraggiosi che non si lasciano battere dalla paura, eppure non raccolgono mai gli applausi che meritano. Sono una minoranza, ma rappresentano l’ancora di salvezza per la maggioranza. Sono le mamme e i papà che in questa stagione così arida di nuove vite, decidono invece di andare contro tendenza e di mettere al mondo i figli.
Non sono le mamme e i papà di una volta, per i quali diventare genitori era quasi una routine: nessuno si poneva la questione, perché era tutto nell’ordine delle cose. Oggi non è più così, perché la vita è profondamente cambiata, nei suoi tempi e anche nei suoi valori. Così diventare genitori è diventata una scelta pensata, e a volte anche un’impresa. Mettere al mondo un figlio diventa quasi una notizia, al punto che settimana scorsa un grande quotidiano nazionale ha dedicato una pagina per raccogliere le testimonianze di mamme che hanno concepito durante il lockdown. Si legge un retro pensiero dietro una scelta giornalistica di questo tipo: per fare figli con il virus in circolazione bisogna avere una bella dose di coraggio o di follia. Insomma, non è cosa da considerarsi normale.
Eppure in Italia e a Bergamo c’è per fortuna anche gente così, che pensa che avere un figlio sia il massimo della felicità e della realizzazione per la vita. Come Lucia, 33 anni, anche lei mamma del lockdown: a gennaio ha messo al mondo Giulia, che va a fare compagnia a Caterina e Giovanni. Tre figli tutti d’uno fiato. La immagini stanca e schiacciata da una routine complicata, invece ti racconta come se nulla fosse: «Sono felicissima. La fatica è nulla rispetto alla bellezza che riempie la nostra casa». Eppure sei un’eccezione, quante tue coetanee hanno fatto quello che hai fatto tu? «In effetti poche. In tanti si misurano con difficoltà interiori e con problemi esterni. Temono di non riuscire a gestire la loro vita una volta che hanno un figlio. Ma io dico: un bambino con la sua presenza risolve tutti i problemi. Ci si deve fidare della vita…».
C’è anche chi è felice per la maternità, ma ammette la grande fatica che comporta, come Elena, neo mamma: «Era tanto che cercavamo un figlio e alla fine a settembre scorso è nata Matilde. «La cosa interessante è che con l’arrivo di Matilde niente è come te lo eri immaginato. Hai in mente scenari pazzeschi di gioie, allegria, stupore... beh è uno scenario fasullo. Questi primi mesi sono stati il periodo più faticoso della mia vita, sia dal punto di vista fisico che mentale. Quando arriva una terza personcina che non conosce la differenza tra giorno e notte, che ti fa dormire un’oretta ogni tanto e nemmeno di fila, quando per mangiare riscaldi il piatto una decina di volte fino a che potresti lanciarlo contro il muro e abbatterlo... insomma inizi a traballare. Traballi ma continui. Ed è quel continuare che è la cosa più bella del mondo. Hai davanti agli occhi la vita, la vita che hai generato e che ti guarda sorridendo sempre. Sei abituato a dedicarti del tempo, ti lavi quando vuoi, mangi quando vuoi, fai tardi la sera per vedere qualche episodio di quella serie ti di cui tutti parlano... chiunque ti dica che troverai il tempo di fare queste cose nei primi mesi... beh mente! È provante, decisamente. Ti metti in discussione ogni secondo che passa».