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Tre storie di giovani professori che a scuola hanno trovato se stessi

Tre storie di giovani professori che a scuola hanno trovato se stessi
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Pare che sia il mestiere più difficile del mondo. Almeno, questo era ciò che raccontava ai suoi tempi Sigmund Freud, che in quanto a difficoltà, posizionava il ruolo dell’insegnante appena un gradino sotto quello del genitore - e appena un gradino sopra quello di psicologo -.

Allora, come mai una schiera di giovani continua a scegliere di buttarsi a capofitto in questa responsabilità? È una vocazione naturale che ci si porta dentro dalla nascita, o un’opzione secondaria che, in tempo di crisi, sempre più laureati scelgono di considerare come papabile soluzione di carriera? Del resto, i numeri parlano chiaro: in Italia sono ben oltre 720mila le persone che decidono di dedicarsi al mestiere dell’insegnante. Un ecosistema ingente, che presenta tante sfaccettature e che deve però fare i conti con una fetta di precariato sempre più insostenibile.

 

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Non è un caso, infatti, se molti di coloro che attendono da anni di sedersi per un tempo indeterminato dietro alla tanto agognata cattedra, hanno pensato bene di presentare la loro candidatura per lavorare nella scuola come bidelli o impiegati. Questo, almeno, è quanto è stato delineato dalle indagini di Cisl Scuola, che quest’anno ha scovato, tra le trentamila richieste giunte nelle segreterie degli istituti bergamaschi per l’inserimento nel personale Ata, anche curriculum appartenenti a docenti precari. Uomini e donne che, stanchi di coltivare il sogno per cui hanno faticato tanto, si aprono alla possibilità di poter cambiare totalmente rotta e di appendere definitivamente al chiodo la tanto famigerata penna rossa.

Gli entusiasti, tuttavia, resistono. Giovani che si concentrano sull’esperienza del momento e che traggono dal contatto con gli studenti un modo per imparare a leggersi dentro, con più chiarezza. Neolaureati che vogliono provare a «vedere come va», e che nell’attesa di scoprirlo, continuano a preparare lezioni e verifiche. Abbiamo incontrato tre degli appartenenti a questa categoria. Tre giovani ed entusiasti insegnanti che sono approdati al mondo della scuola seguendo traiettorie diverse e percorsi insospettabili. Hanno accettato di raccontarci la loro storia personale, e gli impervi compromessi interiori che hanno stretto con loro stessi per arrivare ad essere insegnanti...»

 

Per leggere le tre storie di giovani professori, rimandiamo a pagina 7 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 21. In versione digitale, qui.

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