Di Altro-giornale di carta

Gli auguri di 5 ragazzi bergamaschi Il bicchiere sia sempre mezzo pieno

Gli auguri di 5 ragazzi bergamaschi Il bicchiere sia sempre mezzo pieno
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Altro-giornale di carta è scritto da studenti universitari bergamaschi, appassionati di giornalismo, ed è realizzato a cura della cooperativa onlus Diagramma. Esce ogni mese ed è diffuso nelle scuole, nelle biblioteche e in alcune librerie. Questi sono gli auguri di chi ci lavora, con uno sguardo giovane e positivo e i migliori auspici per il 2017.

 

Auguri all'Italia

Di Camilla Facchinetti

Cara Italia, abbiamo passato un altro anno insieme e sono ormai ventidue da quando ti conosco. Dopo tutto questo tempo sento di potere essere sincera con te. Voglio augurarti il meglio perché di peggio non si può. Non riesco a capacitarmi del fatto che riesci sempre a sorprendermi; quando penso «ormai abbiamo toccato il fondo» ecco che qualche nuova piaga arriva ad ammorbarci. Lo so, la colpa non è tua, non tutta almeno. Sei piccola, tozza e in balia degli eventi in cui il tuo sciagurato popolo ti trascina. Ecco dunque cosa ti auspico per l’anno nuovo. Una bella dieta. Insomma, parliamoci chiaro, secoli di buona cucina non hanno certo giovato alla tua forma fisica; forse Macerata, Norcia ed Amatrice si trovavano sul fianco sbagliato ma non mi sembra una buona scusa per rinviare l’abbonamento in palestra. Ah, e non iscriverti dove è andata la Francia che non mi piacciono le compagnie che frequenta.

Desidero inoltre, sempre per il tuo bene, che tu studi di più. Insomma, più impegno, perché le tasse universitarie si accumulano insieme ai tuoi esami e gli anni fuori corso ormai non li contiamo più. Vorrei ricordarti in particolare modo di ripassare economia, geografia politica, affari esteri, economia domestica, dibattito pubblico e politica interna. Spero proprio che il 2017 sia diverso. È vero, Natale non è stato il massimo con tutti gli altri Stati che ti guardavano storto, ma cerca di capirli, non è stato un anno semplice per nessuno.

Vorrei invece rivolgerti sentite felicitazioni per il mese di febbraio, in particolare San Valentino. Sono contenta che tu abbia finalmente trovato qualcuno con cui condivid... ah no, scusa, non volevo infierire, scusami tanto cara. Insomma, non so più come dirtelo, o ti dai una regolata oppure che figura ci facciamo con il resto dell’ Europa? Come progresso poi stendiamo un velo pietoso perché le unioni civili in Danimarca le avevano già approvate nel 1989. Insomma, Italia mia, io vorrei restare, ma tu me lo rendi sempre più difficile ogni giorno che passa.

 

Auguri ai coetanei

Di Matteo Rizzi

Non è che mi siate tutti simpatici. O meglio, andate tutti a periodi. Se vi faccio gli auguri è perché spero sempre negli anni nuovi. Il venditore degli almanacchi mi illude ogni volta che l'anno nuovo possa essere migliore di quello vecchio, e chissà che il 2017 sia quello giusto per sopportarvi tutti dal primo all'ultimo. Non è colpa vostra, ma mia, che sono sempre nervoso. Lo so che dovremmo essere uniti, lottare contro il non-futuro che i vecchi ci hanno inciso nelle carni, rivendicare il nostro diritto di... di... di... Ecco perché non vi sopporto. Cosa vogliamo rivendicare? Non prendiamoci in giro. Quale generazione ha avuto una giovinezza agiata come la nostra? Non dico bella, non dico brutta, dico “agiata”, facile, spensierata. Ci siamo trovati i pesci ripuliti dalle lische ogni volta che ci siamo seduti a un banchetto. Certo, quale piccola spina rimaneva sempre. Ma il grosso ce lo hanno sempre levato. Dimentichiamoci un attimo che all'orizzonte c'è un mare di tenebra, dimentichiamoci un attimo che tutto ci sarà restituito con gli interessi. Dimentichiamoci di essere la Generazione Senza Futuro, almeno a Capodanno. La nostra giovinezza è una giornata di sole splendente. Le previsioni danno forti piovaschi in serata. All'orizzonte si formano i primi nuvoloni. Ma per ora c'è ancora il sole. Fino ad ora c'è sempre stato.

Pensateci un attimo. Il primo giorno siamo nati in un ospedale, con le migliori cure e la massima igiene. Poco dopo eravamo in una culla, magari con qualche giochino musicale. Ogni due giorni bagnetto, in una vasca, non in una tinozza, con acqua calda e pulita e shampoo e balsamo e bagnoschiuma e bagnodoccia e latte idratante e, e, e. Abbiamo avuto un pannolino diverso per ogni fase della crescita e omogenizzati di pesca, fragola, pescafragola, ma anche vitello e verdure. Crescendo siamo andati a scuola, sempre puliti e ben vestiti, cambiati ogni uno, massimo due giorni. La maggior parte di noi maschietti ha giocato a pallone, con delle scarpette vere e con divise dell'Inter, del Milan, della Juve, persino del Real Madrid. Tanti di noi a 15 anni hanno iniziato a parlare di sesso, magari con i propri genitori. Anche le ragazze

Nessuno è venuto a dirci, a 19 anni, di andare a Montepulciano a fare gli artiglieri di montagna né a Misano a fare i paracadutisti. Una caserma non sappiamo nemmeno come sia fatta, e discorsi su quanto “ci servirebbe un po' di disciplina” a parte, è stata una grossa fortuna. Noi, la maggior parte di noi almeno, può permettersi di studiare all'Università e di pensare solo a quello. La maggior parte di noi ogni estate viaggia, ogni Capodanno pure. Poi c'è l'anno all'estero, c'è Intercultura, c'è l'Erasmus. Possiamo fare esperienze che anche solo i nostri genitori si sognavano. Queste sono solo alcune, ma potrei andare avanti all'infinito. E forse mi farebbe bene. Di tutti gli auguri che potevo farvi, questo è quello di cui penso abbiamo più bisogno: Vi auguro, anzi, ci auguro di vedere, almeno il primo giorno del nuovo anno, la parte piena di quel maledetto bicchiere che vorremmo sempre all'orlo, senza pensare, una volta tanto, ai piovaschi in serata. Chi vuol esser lieto sia, di doman non c'è certezza.

 

Auguri al mondo

Di Ludovica Sanseverino

Non si può dire certo che siamo sempre tutti buoni. Abbiamo tutti i nostri alti e bassi e facciamo tutti i nostri grandi e piccoli sbagli. Anche quest ’anno è finito, lasciandosi alle spalle tutti i sorrisi e le tristezze. Ogni giorno noi, abitanti di questo piccolo pianeta, impariamo qualcosa di nuovo, cresciamo insieme, come fossimo una grande famiglia. E auguro che il 2017 sia un anno pieno di nuove conoscenze, pieno di nuove avventure. Auguro felicità e gioia a chi l’ha persa. Auguro una buona dose di speranza, che non basta mai. Auguro di ritrovare i sogni perduti, dispersi chissà dove. Auguro al mondo di ricrescere in tutta la sua beltà, fatta di fiori e alberi. Auguro al mondo di creare la pace e smettere di odiarsi. Auguro al mondo di continuare a guardare in alto, verso il cielo, ogni mattina, ricominciando a fantasticare. Auguro al mondo mille dei suoi tramonti e di affacciarsi ancora ad infinite albe. Auguro al mondo di non sentirsi mai solo e di non morire mai di fame. Vorrei augurare a questo mondo di tenere sempre per mano il prossimo e di agire per piccoli gesti quotidiani, dolci e significativi. Auguro a tutti di respirare aria fresca ogni giorno e di pentirsi per i mali donati, auguro a tutti di poter imparare a fare solo del bene. Auguro a tutti di avere sempre un pasto caldo ogni sera e un tetto sopra la testa. Auguro a tutti di avere una famiglia e delle persone a cui voler bene, per riunirsi tutte le sere attorno ad una tavola imbandita. Auguro a questo mondo di imparare cosa sia davvero l’amore, di quell’amore appassionato che oramai abbiamo perso. Auguro agli amanti di baciarsi ogni ora, ogni momento, per non lasciarsi mai. Auguro a tutti di amare e imparare ad amare e di saper vivere con serenità e gioia, sempre.

 

Auguri agli insegnanti

Di Beatrice Marconi

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Probabilmente la vostra vita è scandita in anni non solari, ma scolastici, quindi i miei auguri potrebbero giungere tragicamente in ritardo, ma spero che li gradiate ugualmente. Un mio professore diceva spesso che essere insegnanti significa non poter mai uscire dal lavoro, che nemmeno andare a letto sposta l’interruttore dell’insegnamento su Off, perché un’idea per una grande lezione può palesarsi in qualsiasi momento: vi auguro di non essere mai così stanchi da lasciar spegnere quell’interruttore. Vi auguro di correggere decine di verifiche tutte uguali senza annoiarvi e di memorizzare facce e nomi tutti diversi senza confondervi. Vi auguro di riuscire ad essere tanto giusti e umani allo stesso tempo, da riuscire a dare meritate insufficienze senza smettere di essere ammirati dai vostri allievi. Vi auguro di continuare a credere nei vostri studenti (anche quando non lo saranno più) e di capire che la frase “i giovani sono il futuro” implica un concetto che poche volte è ricordato: che il futuro siete voi, continuamente. Quando sarete anziani, i vostri alunni saranno coetanei dei figli della vostra prima classe: vi auguro di non dovervi lamentare della loro eventuale maleducazione, fingendo di non esserne nemmeno lontanamente responsabili. Vi auguro di sorridere pensando al fatto che a trenta, quaranta, cinquanta, sessant’anni siete ancora dei liceali e di scoprire con orgoglio che il vostro lavoro è uno dei pochissimi modi conosciuti per farsi la plastica al cervello. Vi auguro di competere con i vostri colleghi, cercando di accendere la vostra stessa passione in più alunni possibili, ma anche di riuscire infine a considerare più importante che ognuno di loro abbia trovato la propria strada, piuttosto che la vostra. Daniel Pennac scriveva: «Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che suona la stessa sinfonia». Vi auguro (e vi prego) di farci conoscere la musica. Buon anno.

 

Auguri a Bergamo

Di Tommaso Aresi

Notte su Bergamo - GKA

Tanti auguri, auguri di buon anno alla mia città! Prima di tutto agli universitari, ragazzi come me, auguri per la vostra facoltà, per il rapporto con la vostra ragazza (o nella sua ricerca); buon divertimento, mi viene da dire, perché, da coetaneo, non posso che augurarvi e augurarmi un anno pieno, ricco, divertente. Subito un pensiero agli studenti, a chi ha iniziato cinque anni di superiori, a chi invece aspetta gli esami. Ce la farete, almeno questo è il mio augurio, voi e i vostri professori, anche quest'anno finirà e avrete finito i programmi, le verifiche, le interrogazioni. Faccio gli auguri ai musicisti bergamaschi, ai locali che li ospitano, alle persone che organizzano i "contest", auguro di far nuova musica, bella musica, auguro ai gestori dei locali di avere il coraggio di proporre artisti emergenti, di retribuirli per il loro lavoro, di apprezzare chi si impegna a cercare nuove vie musicali, canzoni emozionanti. Auguri agli sportivi della mia città di avere sempre lo spazio per potersi allenare, anche il tempo per poterlo fare; vi auguro di riuscire a superare voi stessi anche quest'anno. Vorrei fare un augurio anche ai nostri turisti, a quelle persone che vengono per ammirare la nostra città, che per qualche giorno utilizzano i nostri mezzi, camminano per le nostre strade: spero vi possiate trovare bene. Auguri ai volontari di Bregamo-Scienza, a tutte le persone che non si impegnano solo un mese, ma tutto l'anno, per portare a Bergamo il vasto mondo della cultura e della scienza. E buon anno al nostro sindaco Gori; vorrei augurargli di rendere Bergamo davvero una città per universitari, una città internazionale, dove essere giovani sia un valore aggiunto di intraprendenza, cultura, innovazione. Una città dove i giovani possano dare il loro contributo concreto di idee, di lavoro, di arte. Auguro al nostro sindaco di accelerare le politiche che possono condurre verso un futuro più verde e meno inquinato, più accogliente e meno chiuso, anche nei riguardi di chi è meno fortunato di noi. Auguri.

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