I videogiochi aiutano i bambini a rischio dislessia: Università di Bergamo capofila dello studio
Pubblicato sulla rivista Npj Science of Learning del gruppo Nature. Quelli d'azione annullano i disturbi nella percezione dei fonemi
Giocare con i videogiochi d’azione può risolvere le difficoltà nella percezione dei suoni del linguaggio (detti fonemi), considerati la principale causa della dislessia evolutiva, ovvero la difficoltà nell'apprendimento della lettura: a dirlo è uno studio, pubblicato sulla rivista Npj Science of Learning del gruppo Nature, a cui ha preso parte anche l'Università degli Studi di Bergamo.
Diversi studi hanno dimostrato che nei bambini con dislessia, la velocità di lettura può migliorare in seguito a un trattamento riabilitativo con videogiochi commerciali che stimolano le abilità attentive. Un miglioramento dell’attenzione risulta indispensabile per leggere le lettere.
Coinvolti 120 bambini
Queste le premesse dello studio Action video games normalise the phonemic awareness in pre-readers at risk for developmental dyslexia, condotto da un team internazionale di ricercatori coordinati dalle Università di Bergamo e Padova, con l’Università di Pavia, la Sigmund Freud University di Milano, la ASST di Valle Olona di Saronno (Varese), l’Irccs “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco) e l’Université Paris Cité.
«Da queste premesse abbiamo ipotizzato che i videogiochi d’azione potessero migliorare anche la percezione dei fonemi - spiega la Dr.ssa Sara Bertoni del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli studi di Bergamo e primo autore della ricerca -. Questo studio di prevenzione ha coinvolto 120 bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Un sottogruppo di essi presentava difficoltà nei prerequisiti della letto-scrittura, e quindi erano a rischio per una futura dislessia. Lo studio dimostra che con solo 20 sessioni di gioco con un videogioco d’azione da 45 minuti ciascuna si annullano specificatamente i disturbi nella percezione dei fonemi».
Questi risultati sono quindi cruciali per futuri programmi di prevenzione dei disturbi del neurosviluppo, come i disturbi dell’apprendimento, del linguaggio, della coordinazione motoria e dello spettro dell’autismo, estremamente comuni nella società contemporanea.