Il grazie ai sanitari di un paziente colpito da infarto: «Intervento rapido con efficienza e umanità»
La lettera di un 60enne curato tempestivamente dai soccorritori e dal personale dell’ospedale
Riportiamo la storia e la lettera di Edoardo Decio, 60enne che vuole raccontare la sua esperienza con la sanità lombarda, la cui efficienza ha permesso di salvarlo da un infarto grave. Da cinque mesi l’uomo, con la moglie, vive in quello che definisce il suo luogo del cuore: Castione della Presolana, legato a «ricordi di meravigliosi momenti di formazione, condivisione, amicizia».
Proprio a Castione però, per l’esattezza a Dorga, la mattina del 22 dicembre, mentre scendeva le scale per andare alla macchina in garage per andare a Brescia, ha improvvisamente iniziato a sentire un fortissimo dolore al petto. «Sto malissimo, chiama subito il 112, ho bisogno di aiuto» è riuscito a dire alla consorte Susanna, non riuscendo a muovere il braccio e già coperto di un sudore gelido.
«Così, è iniziata una mattinata che mi ha portato a “testare” sulla mia pelle la macchina dell'efficienza dei sistemi di emergenza sanitaria in Lombardia: nel giro di pochi minuti era sul posto, da Clusone, un'ambulanza del Corpo Volontari Presolana (tra l’altro, il signore è un loro collega, ndr), che in pochi minuti gli ha applicato gli strumenti necessari al monitoraggio in tempo reale per trasmetterli seduta stante alla centrale Soreu di Bergamo.
Essendo cosciente, non ho mai perso i sensi e non ho mai avuto l’arresto cardiaco e, per fortuna, il personale dell'ambulanza (grazie a Christian Giudici, Matteo Teruzzi e agli due colleghi) mi ha subito tranquillizzato. Nel giro di altri cinque minuti è arrivata anche l'auto-medica di Piario e, quasi in contemporanea, l'elisoccorso; nell’arco di un quindici-venti minuti la camera da letto in cui mi trovavo sdraiato, sudato fradicio e dolorante, si era riempita di almeno otto operatori di emergenza, uniti anche nel confortare mia moglie sulla porta della stanza. La diagnosi è stata di infarto del miocardio: caricato sulla barella - di quel momento ricordo la carezza al volto di mia moglie) sono stato portato alla zona di atterraggio dell'elicottero, che mi ha trasportato all'Ospedale di Esine (Valcamonica), dopo un volo di una quindicina di minuti.
Arrivo così nella sala di Emodinamica per un intervento di angioplastica, con cui mi hanno liberato una coronaria occlusa (si scoprirà poi che era la seconda a subire il processo di occlusione, l’altra era ed è completamente occlusa in modo cronico). Dal momento della chiamata al 112 da casa, a quella sala di emodinamica, non è passata più di un'ora: ciò ha fatto sì che i danni a livello cardiaco fossero limitati. In Terapia intensiva coronarica, così come in seguito nel reparto di Cardiologia, ho riscontrato una professionalità straordinaria e continua. Persino gli esami successivi di approfondimento presso gli Spedali Civili di Brescia sono stati prescritti e organizzati nel giro di pochi giorni.
Vorrei quindi esprimere gratitudine al team medico, capitanato dal primario dottor Alberto Madureri, e con lui le dottoresse Monica Gaiti e Mariangela Piazzani, il dottor Giuseppe Giacomarra e il dottor Armando Buonaccorsi. Come non rendere merito poi al personale infermieristico di cui, purtroppo, ricordo solo alcuni nomi: Giulia, Karen, Elisabetta Simona. A loro ed anche a coloro di cui non ricordo il nome, va il mio grazie di cuore.