La lotta allo spreco

Il nuovo passo etico di Starbucks Ora donerà tutto il cibo invenduto

Il nuovo passo etico di Starbucks Ora donerà tutto il cibo invenduto
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Starbucks torna anche in questi giorni a far parlare di sé. Dopo la notizia ufficiale dell’accordo tra il numero uno del colosso americano del caffè, Howard Schultz, e Antonio Percassi, per lo sbarco in Italia della famosa catena di caffetterie, oggi è la volta di FoodShare.

Un gesto contro la fame. Si tratta del programma realizzato da Starbucks per donare il surplus di cibo invenduto dai suoi circa 7600 punti vendita sul territorio americano alle persone che nel Paese soffrono la fame e che, secondo le stime del Dipartimento dell’Agricoltura, ammonterebbero a quasi 50 milioni. L’iniziativa è stata annunciata lo scorso 22 marzo sul sito ufficiale della compagnia e verrà realizzata in collaborazione con Food Donation Connection (Fdc) e Feeding America, entrambe associazioni impegnate sul fronte della lotta all’indigenza.

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La preoccupazione dell’azienda per uno smaltimento delle eccedenze alimentari a favore dei più poveri non è nuova, dal momento che una prima partnership con la Fdc per la raccolta e la distribuzione dei prodotti dolciari era stata siglata già nel 2010. Oggi, però, il piano intende estendersi al fresco, un’operazione tutt’altro che facile, data la severità delle politiche di sicurezza alimentare, che impongono l’eliminazione del cibo formalmente scaduto e che, pure, può ancora essere consumato senza compromissione delle sue buone condizioni. Starbucks ha però dichiarato di volersi impegnare per la mobilitazione di risorse in ricerca e controlli, così da individuare la strada che le consenta, entro il primo anno, di assicurare pasti freschi a circa cinque milioni di persone. Traguardo finale previsto per il 2021 è la distribuzione del 100 percento del cibo non venduto, per l’equivalente di 50 milioni di pasti.

I precedenti. La scelta di Starbucks si inserisce all’interno di un trend virtuoso. Ad esempio, diversi sono i fronti su cui il colosso britannico della grande distribuzione alimentare Tesco è impegnato da tempo nella lotta contro lo spreco. Tanto per cominciare, al pari di Starbucks, Tesco si impegna a donare l’invenduto giornaliero ad associazioni benefiche, come FareShare e FoodCloud, che si occupano della sua redistribuzione ai poveri, rispettivamente in Inghilterra e in Irlanda. D’altra parte, attraverso offerte speciali, tenta di favorire l’acquisto di merci dall’aspetto meno invitante, come frutta e verdura talvolta scartate perché non corrispondenti ai canoni estetici imposti dal trade marketing della grande distribuzione organizzata. Tesco tenta anche di limitare la dispersione di cibo entro le mura domestiche, diminuendo le offerte del tipo “prendi 3, paghi 2”, a volte responsabili di acquisti superiori alle capacità di consumo. Anche in Italia esistono associazioni e sistemi che si occupano del recupero del cibo, come Banco Alimentare o la app BringTheFood, nonché altre onlus private indipendenti che offrono servizi che si spera vengano sfruttati da un numero sempre crescente di supermercati, così che la merce non consumata non sia sempre destinata a tramutarsi in spazzatura.

 

https://youtu.be/2x02VznMsCc

 

L’Italia e lo spreco. L’Italia, del resto, è un paese di spreconi, se è vero che ogni anno prendono la strada del cassonetto circa 15 milioni di tonnellate di cibo, per l’equivalente in denaro di 18 miliardi di euro. In particolare, secondo una recente indagine del Politecnico di Milano, il 15 percento della dispersione di alimenti nel nostro Paese sarebbe da imputare alla distribuzione commerciale, mentre la percentuale di gran lunga maggiore (pari cioè a circa il 50 percento del totale) proprio alle nostre cattive abitudini: le famiglie italiane destinano mediamente al bidone circa 348 euro l’anno sotto forma di avanzi.

La legislazione, anche in Italia. La crescente sensibilità internazionale al tema dello spreco alimentare, interessa anche la legislazione. Dopo l’esempio della Francia, nel mese di marzo, anche  in Italia una larga maggioranza della Camera ha dato il suo ok a un provvedimento anti-spreco che, in sintesi, per la prima volta definisce nell’ordinamento i termini di “spreco” ed “eccedenza”, distingue tra termine minimo di conservazione e scadenza e semplifica la donazione delle eccedenze nel rispetto delle norme igienico-sanitarie. Inoltre, secondo la legge, i prodotti agricoli che rimangono in campo possono essere oggetto di raccolta e cessione gratuita, il pane essere donato a 24 ore dalla sua produzione, il cibo avanzato dai clienti nei ristoranti essere portato a casa tramite una doggy/family bag.

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