Un'indagine cinese

Il peperoncino, elisir di lunga vita

Il peperoncino, elisir di lunga vita
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Il peperoncino, e i cibi piccanti in genere, non solo rendono la vita caliente, ma potrebbero pure allungarla, ovvero contribuire a combattere il rischio di mortalità precoce per cardiopatia ischemica, malattie respiratorie e cancro. A condizione però che vengano consumati con regolarità. Sono le prime ipotesi emerse da un ampio studio osservazionale condotto dall’Accademia cinese di scienze e pubblicato sulla rivista internazionale British Medical Journal. Ma per una conferma definitiva, avvertono gli esperti, occorrerà effettuare nuovi studi.

Conferme in corso. Il gaudio, al momento, è solo mezzo, ma già ci accontentiamo nel sapere che un po’ di piccante (meglio, di peperoncino) sulla tavola potrebbe regalarci qualche anno di benessere in più. E non intendiamo solo sessuale, ma di pura salute, allontanando cioè la probabilità che sopraggiunga un evento avverso tipico dell’età che avanza, come ad esempio un tumore, un ictus o una malattia respiratoria così seri da interrompere precocemente la nostra vita. Il tutto (pare) sia merito di particolari proprietà naturali presenti in alcune spezie saporite. Ad esempio la capsaicina, un ingrediente bioattivo di cui è particolarmente ricco il peperoncino fresco, proprio quello che gli conferisce la caratteristica piccantezza, o anche la vitamina C e altri nutrienti con capacità antiossidanti o antinfiammatorie, che oggi la ricerca associa a una riduzione di mortalità complessiva.

 

 

Lo ha stabilito, sebbene per una chiara conferma bisognerà attendere ancora gli esiti di nuovi studi, un’ampia ricerca cinese, che ha indagato in un campione di quasi 500mila persone di età compresa tra i 30 e i 79 anni, soprattutto le abitudini alimentari – ovvero il consumo di cibi piccanti, in particolare, ma anche di carne rossa, vegetali e alcol –, senza trascurare però altri parametri importanti, come le condizioni di salute generali o alcune altre misure, come l’età, lo stato familiare, il livello di istruzione, l’abitudine a svolgere attività fisica. Monitorandoli poi per sette anni. Dallo studio erano stati esclusi tutti coloro che avevano già avuto una esperienza di cancro, malattie cardiache e ictus, registrando alla fine del periodo di osservazione oltre 20mila decessi. Ma con una particolarità: ovvero una sensibile riduzione, pari a circa il 10 percento, di episodi avversi fra coloro che mettevano e gustavano peperoncino e simili (alimenti che sono molto in uso in Cina) almeno un paio di volte a settimana, con punte fino al 14 percento in meno se il mangiare piccante si ripeteva dai 3 ai 5-6 giorni su 7 per ogni settimana. Una situazione simile sia negli uomini sia nelle donne ma più evidente in coloro che non bevevano alcol.

 

 

Occorre pazienza. È ancora presto per trarre conclusioni sulle proprietà longeve del peperoncino, perché quello cinese, dopo tutto, è ancora e solo uno studio osservazionale. Questo significa che serviranno ulteriori approfondimenti tecnici per capire se le premesse fin qui acquisite possano essere sufficienti per consigliare un cambio nello stile alimentare della popolazione e metterla maggiormente al riparo da malattie cardiovascolari o tumorali. Vale a dire valutare se il consumo di cibo piccante, da solo, sia davvero in grado di migliorare la salute e ridurre il tasso di mortalità in modo diretto, oppure se la sua azione pro-benessere e longevità è assicurata anche dall’associazioni con alte abitudini sane, quali una dieta ad hoc e un corretto  stile di vita.

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