reinserimento sociale e lavorativo

In carcere nasce “Ricucendo”, il laboratorio di confezione tessile a disposizione dei detenuti

Inaugurato ieri dal vescovo Beschi, sarà accessibile tutto l'anno sia alla sezione femminile sia a quella maschile del penitenziario

In carcere nasce “Ricucendo”, il laboratorio di confezione tessile a disposizione dei detenuti
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Si chiama “Ricucendo” ed è il laboratorio di confezione tessile inaugurato ieri (martedì 12 aprile) dal vescovo Francesco Beschi nel carcere di Bergamo. Un progetto volto a favorire l’apprendimento e il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti grazie a percorsi formativi, promosso dalla casa circondariale e realizzato con il contributo di Comune, Azienda bergamasca formazione (capofila), associazione Carcere e Territorio, Confindustria Bergamo, Fondazione istituti educativi Bergamo e club Soroptmist International Bergamo.

Il nuovo laboratorio tessile sarà accessibile sia alla sezione femminile sia a quella maschile del penitenziario e rimarrà attivo tutto l’anno, come luogo di formazione permanente. Dispone di cinque postazioni con macchina da cucito, due postazioni con una macchina taglia-cuci, due postazioni da stiro, una postazione da ricamo industriale robotizzato e di sei tavoli da lavoro.

Verrà gestito da un tutor (docente dei corsi precedenti) che seguirà le lavoratrici e i lavoratori nelle fasi produttive, in linea con eventuali commesse esterne e con gli obiettivi del progetto. La figura tecnica avrà il ruolo di responsabile di produzione e sarà presente per 10 ore la settimana. Le commesse già raccolte riguardano la produzione di grembiuli, canovacci e borse shopper.

«Sono molto contenta che quest’ambizioso progetto, partito in forma sperimentale nel 2021, prosegua oggi in una modalità più strutturata e con tempistiche di durata più ampie – sottolinea l’assessore alle Politiche sociali Marcella Messina -. L’obiettivo di offrire un’opportunità di riabilitazione personale a chi è sottoposto a provvedimenti dell’autorità giudiziaria credo debba passare necessariamente attraverso l’affermazione della cultura del lavoro come leva del processo di inclusione sociale. Questo accordo di collaborazione, a cui il Comune partecipa con un contributo economico, si muove proprio nella prospettiva di piena integrazione di politiche, impegni e risorse a sostegno delle fasce più fragili».

Tre gli obiettivi principali: acquisire competenze in previsione di un potenziale avvicinamento dei detenuti al mondo del lavoro; contribuire a dare un senso rieducativo alla pena e instaurare una relazione con il territorio. L’accordo tra i partner prevede infatti l’avvio di un’attività di confezione da proporre durante il periodo di detenzione e la pianificazione di commesse, esterne e interne al carcere, per consentire una produzione continuativa nell’arco di tutto il 2022.

«Questa progettualità ha l’ambizione di diventare un’attività continuativa – commenta Teresa Mazzotta, direttrice del carcere di Bergamo -. L’elemento innovativo è la creazione concreta delle condizioni per una reintroduzione dei detenuti nel tessuto produttivo una volta terminata la pena, grazie all’acquisizione di specifiche professionalità richieste dal mercato del lavoro. La vera difesa sociale si realizza riducendo la vulnerabilità delle persone e incidendo concretamente sull’abbattimento della recidiva».

«La direzione del carcere, ultimamente, ha dato grande impulso alle attività formative e lavorative, attivando numerose collaborazioni – conclude Fausto Gritti, presidente associazione Carcere e Territorio -. Riteniamo che ciascuna attività debba mettere in filiera l’attività formativa, lo sviluppo di lavorazioni interne su commesse, la definizione di canali con il sistema produttivo esterno che consentano tirocini e assunzioni, creando i presupposti per una ampia applicazione delle misure alternative al carcere».

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