Nel solco tracciato da Papa Francesco

Turchia, si costruisce dopo 90 anni una nuova chiesa cristiana

Turchia, si costruisce dopo 90 anni una nuova chiesa cristiana
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In Turchia si costruirà la prima chiesa cristiana dal 1923. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il primo ministro Ahmet Davutoğlu nel corso di un incontro nel palazzo Dolmabahçe con i rappresentanti delle minoranze religiose turche non musulmane. A beneficiare della concessione sarà la comunità cristiana siriaca, minoranza più antica tra i cristiani di Turchia, che contava meno di 20mila fedeli, ma che con i profughi siriani in fuga ha visto il suo numero crescere sensibilmente. Un annuncio quello dell’autorizzazione che è arrivato dopo anni di discussioni e cavilli. La chiesa sorgerà a Yeşilkoy, nel quartiere Bakırkoy di Istanbul, vicino all'aeroporto di Atatürk e lo Stato metterà a disposizione un’area per la costruzione dell’edificio. Il premier Davutoğlu ha sottolineato che in Turchia nessuna fede è straniera e che quando si parla di comunità religiose «Tutti i rappresentanti delle diverse religioni sono cittadini uguali e reali della Repubblica di Turchia».

Gesto distensivo nel solco tracciato da Papa Francesco. Un gesto distensivo e beneaugurante, dopo gli episodi di repressione della dissidenza interna e l’introduzione di norme dalla deriva sempre più islamista, come l’obbligo dello studio del Corano a scuola e dell’insegnamento dell’arabo come seconda lingua (per essere in grado di leggere i testi sacri dell’islam). E non sono in pochi a pensare che stiano maturando i primi frutti della visita che Papa Francesco ha compiuto in Turchia lo scorso novembre. Una tre giorni all’insegna dell’unità tra cattolici e ortodossi, al centro della quale deve esserci, sono parole del Papa, il «ristabilimento della piena comunione», che non significa «né sottomissione l'uno dell'altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza».

Di unità ha parlato anche il premier Davutoğlu, durante l’incontro in cui ha annunciato l’autorizzazione alla costruzione della chiesa. Vi hanno preso parte, tra gli altri il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il vice-patriarca armeno Aram Ateşyan, il rabbino capo İshak Haleva, il rappresentante della Chiesa sira ortodossa, il metropolita Yusuf Çetin, l’ambasciatore turco presso la Santa Sede, Mehmet Paçacı, il vicario patriarcale in Turchia per i Siriaci, monsignor Yusuf Sağ, e Levon Zekiyan, amministratore apostolico dell'arcieparchia armena di Istanbul. Insieme al primo ministro hanno discusso di questioni riguardanti le relazioni e la libertà delle comunità religiose.

La nuova chiesa. La zona dove sorgerà la futura chiesa è un luogo dove sono già presenti altri edifici di culto cristiano delle comunità cattolica, greca-ortodossa e armena. E quella dei siriaci sarà la prima chiesa che viene costruita da 90 anni a questa parte. Fino a oggi, infatti, sono state restaurate molte chiesa ma nessuna costruita ex novo. È quindi la prima chiesa dalla fine dell'Impero Ottomano e dalla fondazione della Repubblica turca laica a opera di Mustafa Kemal Ataturk. A finanziare la costruzione della nuova chiesa sarà una fondazione che difende i diritti dei siriaci.

 

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Il cristianesimo in Turchia. In Turchia, paese a stragrande maggioranza musulmano abitato da quasi 80 milioni di persone, i cristiani sono circa 100 mila. Non sempre i rapporti sono stati facili. Non vanno dimenticati i sacerdoti cristiani che negli ultimi anni sono stati nel mirino della violenza. Nel 2005 don Andrea Santoro, ucciso a Tredbisonda, e poi il vescovo Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, ucciso a coltellate ad Alessandretta il 3 giugno 2010.

La comunità cristiana siriaca. La comunità siriaca in Turchia si concentra prevalentemente nel sud-est del Paese, ai confini con l’Iraq. Molti di loro sono emigrati a Istanbul e all’estero verso la metà degli anni ’80, a causa della situazione di instabilità politica creatasi nella regione. E dall’inizio della crisi siriana, la chiesa siro ortodossa vive un momento assai duro. Sono cristiani di lingua siriaca e di rito sia ortodosso sia cattolico. Si tratta di una delle numerose espressioni delle cosiddette “chiese orientali”. Fino a oggi la comunità per celebrare la Messa domenicale prendeva in affitto le chiese delle altre comunità e poteva iniziare a celebrare solo alle 11.30, mentre, in base alla tradizione, il rito dovrebbe finire entro le 10.30.

I cristiani siriaci, che sono detti anche aramei e generalmente chiamati in turco Süryani, adottano tutt’oggi una dottrina teologica monofisita (che prevede che la natura umana di Gesù sia assorbita da quella divina e dunque in lui sia presente solo la natura divina), e utilizzano l’aramaico come lingua liturgica. Il loro principale centro culturale e religioso, la loro “seconda Gerusalemme” è il monastero di Mor Garbiel, nella Turchia orientale, a ridosso del confine con la Siria, nei dintorni della città di Midiyat. Quando venne fondata la repubblica turca, a Mor Gabriel vivevano 200mila aramei, oggi non più di 2mila.

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