Comunità e terza età

Invecchiando s’impara (a vivere): storie di volontari e anziani al tempo del Covid

È il progetto della terza edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo attivato negli ambiti di Seriate e di Grumello del Monte

Invecchiando s’impara (a vivere): storie di volontari e anziani al tempo del Covid
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Gli anziani in quest’emergenza sono stati colpiti due volte. Sono la categoria più a rischio a livello sanitario e sono quelli che si sono trovati più isolati. Di loro, però, si è preso cura Invecchiando S’Impara (a vivere), uno dei progetti della terza edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo che negli ambiti di Seriate e di Grumello del Monte ha l’obiettivo di creare un territorio sempre più “anziano friendly” facendo leva sulla forza della comunità.

Invecchiando s’impara. Nei giorni in cui il territorio bergamasco è stato fortemente messo alla prova dall’emergenza Covid 19, il progetto si è trovato in prima linea per fronteggiare nuove necessità ma anche nuove paure. Le botteghe della domiciliarità, gli sportelli che nei comuni dell’Ambito Territoriale di Seriate si rivolgono a persone anziane e ai loro familiari, per far fronte all’emergenza sanitaria, hanno istituito in tutta la provincia di Bergamo le Utes, unità speciali di servizio per rispondere alle esigenze dei cittadini: consegna di pasti, della spesa, di farmaci, supporto a domicilio, monitoraggio dei pazienti dimessi. Volontari e operatori hanno cercato di costruire relazioni empatiche fatte di solidarietà e condivisione in grado di restituire la forza per affrontare la solitudine e sperare in una rinascita. Il call center che riceve le richieste dei cittadini, collabora a stretto contatto con Croce Rossa, Protezione Civile e volontari, molti giovanissimi del territorio.

Volontari in prima linea. Alba è una volontaria che ha raccolto le richieste di tante persone che facevano fatica a fare la spesa e spesso si vergognavano di dichiararlo. Fra loro giovani famiglie extracomunitarie, pensionati con la minima e tante donne sole che facevano qualche lavoretto e ora non avevano più nessuna forma di reddito. Per provare a supportare chi si è trovato isolato è stato anche attivato il servizio “Caffè al telefono”, un modo semplice per farsi compagnia e tirare fuori le emozioni.

Nelle prime settimane di lockdown, donne e uomini hanno telefonato per comunicare la percezione d’impotenza, il senso di spaesamento, la paura che entrava nelle case attraverso le sirene delle autoambulanze o il pianto dei vicini o la televisione accesa tutto il giorno per restare in contatto con il mondo in attesa di risposte o rassicurazioni. Hanno raccontato solo in poche parole, e spesso con un pianto liberatorio, la perdita dei propri cari con una sofferenza contenuta che restava sullo sfondo; c’è stato anche chi ha descritto la propria giornata o rievocato, con una nota di nostalgia, frammenti della propria vita. L’ascolto al telefono ha permesso tutto questo grazie a una relazione empatica fatta di solidarietà e condivisione in grado di restituire la forza per affrontare la solitudine e sperare in una rinascita.

Simona, assistente sociale di Grassobbio e operatrice Utes racconta la storia di un’anziana signora molto combattiva e a tratti scontrosa, messa a dura prova dall’esperienza della malattia, che dopo il ricovero, e il ritorno a casa, ha ritrovato nell’incontro con una badante una relazione di senso.

Alice, operatrice della Bottega della domiciliarità di Seriate e dell’Utes dell’Ambito di Seriate descrive un periodo caratterizzato da un grande cambiamento che è stato affrontato insieme. A fronte di tanta sofferenza sono arrivati anche tanti ringraziamenti e tanti sorrisi che, anche se non ha potuto vedere con i suoi occhi, è riuscita a percepire attraverso la voce.

I sorrisi nascosti, perché coperti dalle mascherine, sono anche quelli degli operatori e delle operatrici nella RSA di Seriate su cui tutti gli ospiti e le famiglie hanno potuto contare.

Insieme a CASA, nessuno si è ammalato. Un’altra storia arriva da C.A.S.A. una bella corte ristrutturata dell’Ambito di Grumello del Monte. Qui abitano nove persone anziane in condizioni di fragilità, insieme a singoli e coppie autosufficienti che hanno accolto questa forma di ‘coabitazione’. L’emergenza Covid li ha colpiti all’improvviso ma loro non si sono fatti trovare impreparati.

«Abbiamo dovuto trasformare la quotidianità della casa – spiega Eleonora Bonetti, coordinatrice dell’housing sociale Casa Sicomoro di Castelli Calepio –. Una coppia di anziani si è trovata a non poter vedere più la figlia che portava le lasagne ogni settimana e un dolce tutti i giorni, l’amico che veniva a fare una partita a carte, i nipoti in visita. Abbiamo trasformato le visite in videochiamate lunghissime e ci si poteva anche vedere attraverso la grande vetrata che si affaccia sul giardino interno. Abbiamo lavorato insieme alle famiglie per riuscire a superare questo momento rinsaldando ancora di più legami e affetti».

Risultato? Nessuno dei residenti della C.A.S.A. è stato colpito dal Covid.

«Ora cominciamo a vedere la luce – commenta Tiberio Foiadelli, direttore della RSA di Seriate –. Quello che è successo nella bergamasca è qualcosa di tremendo, ma in questa drammaticità siamo riusciti a cogliere momenti di solidarietà. Stare vicino a persone in fin di vita sostituendosi ai familiari che non potevano essergli accanto, ci ha dato un grande senso di responsabilità. Ci sono stati anche dei momenti in cui siamo riusciti a sorridere: abbiamo festeggiato i 100 anni di Maria»

«Ci sono state persone che hanno lavorato con me che hanno permesso che questa nave navigasse nella tempesta – racconta Giacoma, operatrice dell’Utes di Seriate –. Persone con un senso di abnegazione incredibile: medici, infermieri, fisioterapisti, educatori, personale di assistenza, cuochi, manutentori, volontari. Ringrazio anche i familiari che pur con l’angoscia di non potere vedere i loro cari non hanno mai forzato e hanno espresso gratitudine. Questo ci ha dato la forza per continuare».

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