Il progetto

La digitalizzazione degli archivi può (anche) avere una valenza sociale

Zerouno offre a giovani in condizioni di fragilità un’opportunità di formazione e inclusione grazie alla collaborazione tra cooperativa L’Impronta, Mida Informatica e Afp Patronato San Vincenzo

La digitalizzazione degli archivi può (anche) avere una valenza sociale
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Che si faccia riferimento agli enti statali o che si parli di realtà aziendali, da tempo la digitalizzazione di archivi e patrimoni documentali è un fattore imprescindibile per ogni realtà più o meno complessa. Dal 2017 a Bergamo c’è Zerouno, progetto capace di arricchire questo passaggio ormai necessario con una valenza sociale, offrendo a giovani principalmente under 30 in condizioni di fragilità un’opportunità di formazione e inclusione attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali.

Dopo 5 anni di attività, Zerouno ora si espande in una nuova sede, in via Borgo Palazzo 8, che sarà inaugurata giovedì 19 maggio. Oltre 150 mq saranno messi a disposizione per accogliere e accompagnare in un percorso di formazione sul posto di lavoro (o di avvicinamento all’occupazione) i Neets (ragazzi non impegnati nello studio né nel lavoro) e altre categorie di giovani, principalmente under 30, in condizione di fragilità sociale e a rischio di esclusione, segnalati da servizi socio sanitari ed educativi di tutta la provincia di Bergamo alla cooperativa L’Impronta, uno dei tre enti promotori del progetti, insieme all’azienda Mida Informatica e all’Associazione Formazione Professionale Patronato San Vincenzo.

Attraverso la formula del tirocinio, Zerouno ha offerto dal 2017 ad oggi a 37 ragazzi e ragazze un percorso di formazione-inclusione ogni volta definito in base al profilo individuale. «In un ambiente stimolante e attento, i giovani coinvolti - spiega Don Marco Perrucchini di Afp Patronato S. Vincenzo - hanno l’opportunità di apprendere quelle competenze trasversali utili a “saper stare” in un ambiente lavorativo, ma anche competenze di carattere tecnico legate all’utilizzo di tecnologie per la digitalizzazione, nella consapevolezza e orgoglio di partecipare ad un progetto importante per la valorizzazione e accessibilità del patrimonio documentale, culturale e artistico di rilevanza non solo locale».

«L’ambiente giovanile, l’utilizzo di tecnologie informatiche e la presenza di tutor preparati rende Zerouno un contesto molto stimolante per i giovani, una formula davvero vincente per la loro crescita professionale e individuale - racconta Marina Ghezzi, responsabile del progetto Zerouno della cooperativa L’Impronta -. Abbiamo osservato come molti ragazzi e ragazze escono dal progetto non solo con un’esperienza in più, ma con una consapevolezza maggiore sulle loro capacità e con un’aumentata fiducia in sé stessi, e tutto ciò li rende pronti per affrontare nuove esperienze professionali».

«Mida Informatica crede fortemente nel progetto fin dal suo inizio - dichiara il suo titolare Sergio Bellini -. Dopo una fase di rallentamento delle attività nei due anni di emergenza pandemica, con l’apertura della nuova sede il progetto Zerouno intende rilanciare la propria attività: l’auspicio è di aumentare le collaborazioni con le istituzioni del territorio e di poter intercettare nei prossimi mesi anche alcune commesse legate agli investimenti che il Pnrr ha stanziato – duecento milioni - per aumentare la fruibilità del patrimonio artistico-culturale italiano attraverso processi di digitalizzazione».

I giovani coinvolti vengono a conoscenza del progetto attraverso enti gestori di servizi socio-sanitari ed educativi, pubblici e privati, a loro dedicati. Tra i principali committenti di Zerouno ci sono aziende, archivi e biblioteche, enti pubblici e fondazioni, tra cui la Fondazione Museo delle Storie di Bergamo e la casa di moda Curiel di Milano.

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