Una bella storia (e una ricerca)

La dolce forza di una ninna nanna

La dolce forza di una ninna nanna
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Alessandro oggi ha dieci mesi e da grande difficilmente potrà ricordare dei suoi primi cento giorni passati nella Terapia neonatale di Modena: infatti era nato prematuro, di poco più di un chilo di peso. Eppure quei cento giorni, senza che lui lo sappia, sono quelli che più incideranno sulla sua vita. Il vecchio pediatra che aveva guidato l’ospedale emiliano aveva consigliato alla mamma di Alessandro, Maria Cristina, di praticare la più dolce delle terapie per accompagnare suo figlio in quella transizione difficile dl ventre materno a mondo. In sostanza, mamma Maria Cristina non doveva far altro che cantare una ninna nanna di venti minuti facendo passare la sua voce dal piccolo oblò dell’incubatrice. Alessandro non poteva essere preso in braccio e quei cento giorni li ha passati intubato, in una rete di garze e tubicini: era venuto al mondo alla trentunesima settimana e doveva faticosamente recuperare quel terreno perso. Se non poteva essere cullato come tutti i bambini del mondo, ha potuto però esser cullato dalla voce puntuale e dolce della mamma. E i medici constatavano come appena risuonasse la voce con la ninna nanna il respiro del bambino si faceva più regolare e anche il battito prendeva il ritmo giusto.

 

 

Naturalmente tutto questo non è stato provato per caso. Ferrari da tempo indaga sugli effetti della voce sulla maturazione e sulla stabilità del cervello dei bambini nati prematuri. Così il reparto di Neonatologia dell’ospedale modenese, ora guidato dal professor Alberto Berardi, ha voluto lanciare un progetto dedicato all’approfondimento di questi studi. E Alessandro ne è stato uno dei primi fortunati destinatari. «L’effetto del canto è immediato: questi bambini dormono di più e sono più tranquilli - ha spiegato Fabrizio Ferrari -. Stiamo studiando le reazioni fisiologiche su ottanta bimbi per capire se l’effetto della voce porta anche alla maturazione del sistema nervoso centrale». Ma Ferrari evidenza un altro valore aggiunto: il canto aiuta anche le mamme a superare questi momenti difficili e traumatici. Stabilisce un rapporto armonioso con quel piccolo corpo che per le sue condizioni desta ansia e preoccupazioni. Come ha spiegato Ferrari, questa è una pratica consueta delle mamme africane, capaci di sussurrare melodie meravigliose ai loro bambini. Così anche le mamme italiane a Modena sono state incoraggiate a prendere l’iniziativa e non semplicemente sussurrando ma facendo sentire la propria voce. Intervistata dalla Gazzetta di Modena, mamma Maria Cristina ha confermato che l’effetto benefico c'è stato anche per lei: «Con la voce abbiamo potuto abbattere quella barriera di vetro che ci teneva divisi da Alessandro».

L’idea di promuovere il canto per i bambini nati prematuri è venuta da una ricercatrice aostana, Manuela Filippi, autrice di testi anche divulgativi e a uso delle mamme, che incoraggiano questa pratica. Un suo articolo dal titolo Systematic review of maternal voice interventions demonstrates increased stability in preterm infants pubblicato in Acta Paediatrica, è stato tra l’altro premiato con l’“Acta Paediatrica Young Investigator Award 2017”.

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