L'intervista

«La mia nuova compagnia teatrale potrebbe trovare casa a Bergamo»

«La mia nuova compagnia teatrale potrebbe trovare casa a Bergamo»
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Un matrimonio al traguardo dei 25 anni, ma infelice come nel primo giorno. Alice (Maria Paiato) ed Edgar (Franco Castellano) non si nascondono l’odio reciproco. Continuano a ferirsi con crudeltà. La visita del cugino-amante Kurt (Maurizio Donadoni) rende la situazione esplosiva. Un testo sospeso tra tristezza e sarcasmo, strutturato come un incontro di pugilato diviso in undici round. Il palco è un ring in Play Strindberg di Friedrich Dürrenmatt (regia di Franco Però), da lunedì 18 a mercoledì 20 dicembre al Teatro Sociale per la parte di stagione di prosa dedicata ai  grandi interpreti. Lo scrittore svizzero ha riscritto Danza macabra di Strindberg all’insegna dello humor nero. Le battute sono state asciugate, rese attuali: «sta all’attore reidratarle con la sua performance - ci racconta il bergamasco Donadoni -, che nel nostro caso si spinge fino al clownesco. Il salotto borghese di Strindberg è all’interno di un ring, con gusto brechtiano dello straniamento: siamo noi stessi a presentare l’inizio dei round con annunci tipo “terza ripresa: il collasso”. Ridono tutti, in particolare le signore».

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Sono almeno 80 le risate, ha dichiarato. La prima quando arriva?

«Quella sicura dopo mezzo minuto, su questo scambio: “Abbiamo del Bordogna in cantina?”. “No”. “Ne avremmo bisogno”. “E perché?”. “Per festeggiare le nostre nozze d’argento”. “Uno squallore di 25 anni non c’è bisogno di festeggiarlo”».

La gente si mette sulla lunghezza d’onda dello spettacolo sin dall’apertura.

«E la cosa è importante: l’argomento è serio, perché nelle famiglie si arriva anche alle tragedie. Noi vogliamo solo riflettere e ridere amaramente sulle conseguenze di una convivenza forzata, in cui nessuno vorrebbe rinunciare alle sue cose, ma in fondo bisogna farlo. Lei voleva fare l’attrice, lui lo scrittore di successo di argomento militare. Ne uno ne l’altro sono riusciti nel loro intento e uno ha impedito all’altro di realizzarsi».

Qualche anno fa aveva detto che le sarebbe piaciuto dar vita a un teatro stabile a Bergamo. Conferma?

«Io prendo la pensione ma continuo a lavorare. Ora voglio studiare un po’, perché ho più tempo che in passato. Ma voglio anche lavorare su progetti miei, sperimentare. Con una bravissima cantante e grandissima didatta della voce di Firenze, Francesca Della Monica, e con un docente brasiliano, abbiamo  creato da poco l’associazione Aperta, un acronimo che sta per “Associazione per espandere raccordi tra artisti”. Bergamo è uno dei nostri obiettivi, anche perché mi piacerebbe tornare dove ci sono i miei parenti».

C’è qualcosa di concreto?

«Se qualcuno ci mettesse a disposizione uno spazio, ne faremmo delle belle. Sicuramente cominceremo col fare un seminario qui per farci conoscere».

 

Per leggere l’articolo completo, rimandiamo a pagina 14 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 21. In versione digitale, qui.

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