Il personaggio

La nuova incredibile sfida di Lucio Bazzana: correre per 10mila chilometri di fila

L’ultramaratoneta bergamasco, 70 anni il 26 luglio, dal primo giugno sta percorrendo 90 km al giorno attorno al campo dell’Antoniana, a Valtesse. Conta di raggiungere l’obiettivo entro fine settembre

La nuova incredibile sfida di Lucio Bazzana: correre per 10mila chilometri di fila
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Di Fabio Cuminetti

«Negli ultimi anni mi sento quasi obbligato. Obbligato nei confronti di me stesso. Con gli altri che mi guardano e mi dicono: “ma sei scemo? Puoi smettere in qualsiasi momento”». Comincia così il film “L’uomo che corre” di Andrea Zambelli, del 2012, dedicato al bergamasco Lucio Bazzana (originario di Cene, ma ora vive a Longuelo). Atleta insolito, poeta della sfida senza alcuna costrizione, giusto per vedere se è possibile vincerla. L’accostamento a Forrest Gump è fin troppo ovvio, ma Bazzana non si è mai fermato dicendo «sono un po’ stanchino», come Tom Hanks nel film.

L’impresa precedente

Nel 2014, all’età di 60 anni, ha corso per 100 giorni filati sulla pista di atletica del centro sportivo “Vivere insieme 1” di Curno. Fermandosi chiaramente per riposare, mangiare e bere, dormendo negli spogliatoi a bordo pista. In totale ha percorso in questo modo 8.260 chilometri, con un pizzico di delusione: voleva farne almeno 9mila. Ha terminato anche una mille miglia ad Atene: 100 chilometri abbondanti al giorno per massimo 16 giorni di fila (lui ce ne ha messi 14, di giorni, più una manciata di ore).

La sfida dei 10mila km

Ora, alla vigilia dei 70 anni, che compirà il 26 luglio, ha messo in campo un nuovo braccio di ferro con l’infinito: correre 10mila chilometri nell’arco di massimo 4 mesi, calcando tutti i giorni un percorso di 519 metri attorno al campo di calcio dell’Antoniana, a Valtesse. Ha cominciato il primo giugno: sta facendo una media di 90 chilometri al giorno e fa volentieri una chiacchierata con chi vuole accompagnarlo per una piccola parte della sua impresa. Gli aggiornamenti statistici su quanto fatto sono pubblicati qui.

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Perché lo fai

«Ma chi glielo fa fare a un vecchio atleta di correre 10 milioni di metri – si legge nella presentazione dell’impresa, sul sito dedicato - senza cavare un ragno dal piede? Anche Lucio se lo domanda senza trovare risposta! Però poi ricorda quelli che “conquistano” le vette, quelli che “vincono” le guerre e quelli che “amano” il potere, e pensa di essere molto meno pazzo di loro… Alle ore 00:00 del 1° giugno (mezzanotte di venerdì 31 maggio 2024) il Lucio prende a girare a piedi su un circuito di 519 metri in quel di Valtesse. Conta di raggiungere i 10mila km entro la fine di settembre dopo aver inanellato 19.267 giri e 427 metri, cambiando ogni giorno il senso di marcia ("un giorno andrò a destra e l’altro a sinistra", dice ridendo, lui che è un grande sostenitore del Che e non certo una banderuola; il cambio viene fatto per rinnovare le prospettive visive, ndr). Il conteggio è affidato al rilevamento elettronico tramite chip e al controllo di webcam sul tappeto di transito. L’atleta alternerà fasi di corsa con pause di recupero a sua discrezione».

Certo, avrebbe preferito correre su una pista di atletica, come fatto dieci anni fa. Ma non ha trovato disponibilità. Allora si è adattato a questa soluzione, in cui sfrutta anche un pezzo di Morla Greenway, con una pecca: «Ci sono 4 metri di dislivello sul circuito. Alla fine dell'impresa sarà come se fossi salito sull'Everest!», ride. In realtà, da un nostro calcolo approssimativo, sarà come se sulla vetta più alta del pianeta (8.849 metri) ci fosse salito addirittura undici volte. Impressionante.

C’è poi l’invito ad accompagnare il podista-eroe:

«Chiunque voglia aggregarsi per brevi tratti di moderato impegno e gradita socializzazione sarà benvenuto. Quattro chiacchiere con altri podisti o ciclisti in corso d’opera allevieranno la fatica e alzeranno il morale. Poi, al transito di ogni 1000 km, ci sarà modo di brindare alla libertà da ogni imposizione, da ogni oppressione, da ogni repressione».

Tifoso atalantino

Nel ‘71 Lucio Bazzana era stato tra i fondatori della prima tifoseria organizzata nerazzurra. “I commandos” furono i primi a occupare e colorare stabilmente la Curva Nord. «Allora il tifo organizzato era pura aggregazione, un modo per riunire persone che avevano anche tanti problemi, e c’era bisogno di distrarsi, di fare gruppo», dice. È ovviamente contento che l’Atalanta abbia vinto l'Europa League, ma rimpiange un può quell'atmosfera allo stadio dei suoi tempi, «quando si ballava tra A e B: era più genuina e bergamasca sino al midollo».

La famiglia

L'ex compagna Marcella, che compare anche nel film, gli ha dato fiducia e gli ha fatto da infermiera, durante quella lunga impresa. Due anni più tardi, durante la sfida dei cento giorni, le loro strade si sono divise. Bazzana ha una figlia, Silvia, di 45 anni, ultramaratoneta pure lei, come del resto il compagno Marco: hanno a loro volta due figli, Lorenzo e Giulia, nipotini di nonno Lucio.

Nato ultramaratoneta

Al regista Andrea Zambelli ha raccontato che anche da bambino era già, in qualche modo, un ultramaratoneta, perché ogni giorno inseguiva un nuovo record: «Resistere al sonno per tutta una notte, trattenere il respiro, misurare il tempo in cui potevo restare appeso allo stipite di una porta, cronometrare il giro più veloce del paese con la mia biciclettina da corsa, persino mangiare il numero massimo di panini in un solo giorno». Un predestinato.

L'UOMO CHE CORRE di Andrea Zambelli from Lab 80 film on Vimeo.

Commenti
Anna

Lucio, hai ancora tanti anni davanti a te, forza. Pensa che a Milano qualche anno fa è deceduto il Dr. Colò della Atletica Riccardi, che ancora a 90 anni gareggiava a salto con gli ostacoli ed era rimasto il primo della sua categoria. Tu sei uno sbarbato. Auguri, ciao

Marco

Grande Lucio, tanti saluti dai fratelli Morea. Non sono d'accordo che tu preferivi l'altalena dalla A alla B e viceversa, adesso siamo diventati Campioni D'Europa, non so se mi spiego... Certo poi il nostro tifo, che facevano noi negli anni 70/80, non c'è paragone, a quello di adesso. Noi eravamo i migliori!

Michele

In dialetto si dice "ogne macc i so acc"...

Silvano

Grande Lucio, lo ricordo ai tempi dei Commandos, con bandieroni e tamburi , era sempre una festa. Vai Lucio seguirò la tua "avventura", in bocca al lupo

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