La pasta fa ingrassare o no?

Se state pensando a cosa tagliare nella vostra dieta, in vista della prova costume, non rinunciate totalmente alla pasta. Continuate ad assaporarne due-tre porzioni moderate a settimana, magari un po’ meno condite. Non sono, infatti, maccheroni, spaghetti e pappardelle a fare sbilanciare il vostro peso. Perché la pasta, sebbene sia un carboidrato extra, ha un basso indice glicemico: dunque non è lei, o non solo lei, a dovere essere demonizzata per qualche chilo di troppo. Lo asserisce uno studio canadese pubblicato su Bjm Open, interessante per i risultati, in parte consolatori, ma con ancora qualche limite.
Non è colpa della pasta. Le prove, sebbene parziali, ci sono e sono ad opera di ricercatori canadesi, che si sono messi a sfogliare pagine e dati di gustosi studi, all’incirca 32 per un totale di oltre 2.500 partecipanti, con una caratteristica comune: in sovrappeso, fino all’obesità. Questi buongustai sono stati seguiti nelle loro abitudini alimentari, con particolare attenzione al consumo di pasta, in quantità e qualità, per un periodo compreso tra 12 e 24 settimane. Monitoraggio che alla fine ha dato il suo verdetto: se si prende peso la responsabilità, apparentemente, non è della pasta, o non solo.
Eppure, la pasta non esce completamente assolta da una possibile azione ingrassante. Perché mai? La ragione è semplice e si associa (anche) a un limite dello studio che ha messo a confronto regimi alimentari a basso contenuto di zuccheri con altri che, invece, avevano un carico glicemico elevato. Non è difficile comprendere che la prima tipologia di dieta, ipocalorica, ha decretato un migliore successo sulla perdita o il mantenimento di peso, rispetto alla seconda, assolvendo così il tris, composto da cibi ipocalorici, pochi calici di vino, e una quantità di pasta moderata, come un possibile mix in una dieta con un obiettivo anche dimagrante. Tuttavia c’è una ma, perché analizzando 11 dei 32 studi che si sono occupati più nel dettaglio dell’argomento pasta, si scopre che tre porzioni a settimana, in quantità corrispondenti a mezza tazza, dunque a una porzione da uccellino, farebbero diminuire di 0,70 chilogrammi in più. Meno di un chilo, badate bene, rispetto a una dieta ad alto indice glicemico. Valore pressoché irrisorio.
Senza strafogarsi. Via libera alla pasta, allora? Affatto, perché questo dato preliminare, seppure rappresenti un'informazione pseudo-interessante, non autorizza a strafogarsi di pasta, il piatto per eccellenza sulla tavola degli italiani. Confermerebbe soltanto che, la pasta inserita in quantità adeguate, moderate e in porzioni normali, all’interno di una dieta varia e equilibrata, non fa ingrassare. Nonostante i carboidrati nel processo digestivo si trasformino in zuccheri. Questo perché la pasta resta comunque un alimento a basso indice glicemico.
In buona sostanza riso, pasta, pane e tutti i prodotti che sono a base di questi ingredienti, non sarebbero da mettere all’indice. Né c’è da dare troppo retta ai titoloni di giornali e blog che da adesso in poi, in vita dell’estate, cominceranno a bombardare e metterci in guardia dal loro consumo, osannando invece pietanze a base di insalata e cibi leggeri per non arrivare in spiaggia con le maniglie dell’amore.