vivo per miracolo

La storia di Davide, travolto da un treno a Melzo e salvato dai medici del Papa Giovanni

Davide, 13 anni, ha trascorso 20 giorni in ospedale. Prima l’intervento chirurgico d’emergenza e il ricovero in terapia intensiva, poi la degenza nel reparto di Chirurgia pediatrica

La storia di Davide, travolto da un treno a Melzo e salvato dai medici del Papa Giovanni
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Prima l’intervento chirurgico d’emergenza e il ricovero in terapia intensiva, poi la degenza nel reparto di Chirurgia pediatrica. Venti giorni di battaglia trascorsi all’ospedale Papa Giovanni XXIII dopo essere stato investito da un treno mentre stata cercando di attraversare i binari della stazione di Melzo. Ora fortunatamente, Davide, 13 anni, è tornato a casa sano e salvo.

«È vivo per miracolo», ha spiegato mamma Letizia ai colleghi di PrimaLaMartesana, dopo essere rimasta al fianco del figlio durante la degenza in ospedale. Il padre, Mario, era invece costretto a fare avanti e indietro per vedere il figlio negli orari di visita consentiti.

L’incidente

Inizialmente si era pensato che tutto avesse avuto origine da una bravata del tredicenne, un gesto avventato da immortalare per i social. Niente di tutto ciò. Si era trattato di un momento di leggerezza, di una distrazione che gli sarebbe potuta costare davvero cara.

«Davide voleva raggiungere gli amici che erano dall’altra parte della stazione – ha raccontato la madre -. Così li ha chiamati al telefono e mentre stava parlando, senza pensare a quello che stava facendo, ha attraversato i binari. Non si è accorto del treno che arrivava. Non voglio certo giustificalo, anzi, ma non si è trattata di una sfida tra ragazzi o di una bravata. Purtroppo molti adolescenti sono troppo superficiali e non si rendono conto delle azioni che compiono. Non gli sarebbe costato nulla utilizzare il sottopasso».

Il grazie all’ospedale di Bergamo

Dopo il violento impatto con il treno, da cui Davide si è salvato solo per miracolo, provvidenziale è stato l’intervento dei medici del Papa Giovanni XXIII. I dottori infatti hanno subito capito la gravità della situazione e hanno deciso di operarlo nel giro di un’ora, evitando che potessero insorgere conseguenze più gravi.

«Oggi mio figlio sta bene – conclude Letizia -, non ha nemmeno un osso rotto. Devo ringraziare loro perché senza questi medici non so come avrei fatto. Ho voluto raccontare questa storia per mettere in allerta i giovani, ma anche per condividere con la mia città la gioia di poter riabbracciare Davide».

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