Gli studi internazionali

L'arte è un toccasana per il cervello di chi la fa e di chi la guarda

L'arte è un toccasana per il cervello di chi la fa e di chi la guarda
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L’arte fa bene alla mente di chi la crea e allo spirito di chi la guarda. Recenti studi scientifici internazionali hanno infatti dimostrato che attiva aree cerebrali particolari, contribuendo anche ad alleviare stati di ansia, tensioni e depressioni, fino a normalizzare alcuni parametri vitali. E non serve creare o ammirare grandi opere: gli esperti assicurano che è sufficiente mettersi a disegnare figure semplici e persino a scarabocchiare ghirigori per trarne beneficio.

I benefici dell'arte sulla salute. Il valore dell’arte non è solo economico, specie se prodotto da un genio creatore, ma è anche redditizio per la salute: metterebbe infatti un bel bonus sul nostro benessere psico-fisico ed emotivo, contribuendo cioè a normalizzare il battito cardiaco, la pressione e i livelli di cortisolo, ma anche alleviando gli stati tensivi che si accumulano durante la quotidianità, come stress, ansia e in taluni casi quelli depressivi. I vantaggi sono generalizzati, nel senso che l’arte, quella visiva in particolare, fa bene proprio a tutti: a chi la produce poiché alimenta alcune specifiche aree del cervello, mantenendole attive e giovani, e a chi la ammira offrendo uno sguardo più positivo sul mondo e sulla vita. Questo a tutte le età.

 

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Gli studi sono internazionali ed eterogenei, perché hanno coinvolto individui di tutte le età e di entrambi i sessi. Un primo studio americano della Drexel University di Philadelphia ha sperimentato, ad esempio, i benefici dello scarabocchiare in alcuni pazienti sottoposti durante l’attività creativa a risonanza magnetica funzionale, rilevando che anche questa semplice forma d’arte attiva i circuiti cerebrali del piacere. I benefici dell'arte sarebbero evidenti sia nella forma pratica ma anche in quella visiva. Ad esempio, la partecipazione a corsi di disegno o la frequentazione di mostre e musei, in uno studio tedesco, avrebbe attestato un contributo positivo sull’anziano aumentandone la capacità di resilienza, cioè la migliore gestione e risposta a stress e tensioni.

E i giovanissimi? Anch’essi sono inclusi: stando ai risultati di una ricerca dell’americana Stanford University, i bambini che fra le attività extrascolastiche scelgono corsi di arti visive o musica, acquisterebbero una migliore padronanza del linguaggio, imparando anche a leggere in tempi molto più brevi. Insomma, ammirare l’arte e la bellezza, favorirebbe una visione migliore e più ampia del mondo come dimostrerebbe una ricerca su architetti, scultori e pittori che maturerebbero nel tempo, forse favoriti anche dalla stessa professione, una diversa percezione dello spazio. In particolare uno studio della University College di Londra, in Inghilterra, evidenzierebbe un'attivazione dell’area della corteccia cerebrale orbito-frontale mediale, tanto maggiore quanto più intensa è la partecipazione individuale allo spettacolo della bellezza.

 

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I meccanismi cerebrali. Ma cosa succede al nostro cervello quando produciamo o guardiamo una riproduzione artistica, specie visiva? Hanno provato a capirlo alcuni esperti neuroscienziati che hanno indagato in particolare l'anatomia del cervello degli artisti, stimando che alla base di tutto possa esserci innanzitutto una coinvolgente cascata di reazioni ormonali e del sistema immunitario, attivata dal semplice prendere in mano carta e matita o pennello. Una recente ricerca del Cimec di Trento, pubblicata su Neuroimageevidenzierebbe ad esempio che disegnare o dipingere stimola l’utilizzo coordinato delle aree cerebrali sede della creatività e dell’attenzione con un coinvolgimento anche dell’area corrispondente al pensiero divergente che apparentemente sembrerebbero in opposizione. Ma non solo, vi sarebbe anche dimostrazione che il cervello artistico sviluppa maggiormente le aree che hanno a che fare con la percezione visiva e l'orientamento spaziale, insieme a quelle del movimento e della memoria procedurale.

Invece uno studio dell’Università di Toronto, in Canada, confermerebbe che le forme di arti visive, come ad esempio ammirare un quadro, oltre a stimolare le aree cerebrali cui afferisce il riconoscimento di oggetti, attiverebbe anche quelle relative all’espressione delle emozioni. Come a dire che nel cervello vi sarebbe la presenza di un network funzionale dedicato all'esperienza estetica che coinvolge funzioni e competenze neurali differenti, compreso quelle riferibili allo stress.

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