L'Autostrada del Sole e i suoi primi cinquant'anni
Il figlio al padre camionista: «Papà, cosa vuol dire Autostrada del Sole?». «Sette ore e un quarto invece di quarantotto, figliolo», cioè un settimo del tempo impiegato fino al 1964 per andare da Milano a Napoli o viceversa. E perché c’è il limite di velocità, altrimenti si farebbe ancora prima. Questa, in estrema sintesi, la novità introdotta nelle nostre vite dall’inaugurazione, cinquant’anni fa, della cosiddetta dorsale automobilistica della penisola. La prima pietra era stata posata solo 8 anni prima. Un successo senza precedenti. Né conseguenti - verrebbe da dire.
Cos'ha significato, davvero, l'Autosole
L’entrata nel vocabolario comune di toponimi quali Valmontone, dopo la diramazione Roma Sud, che pare una contrada del Palio finita fuori posto; Roncobilaccio, Pian del Voglio e Barberino di Mugello, per l’innanzi - salvo forse l’ultimo - del tutto sconosciuti. Una particolare accezione del termine (linguisticamente un sintèma nominale) “Area di Servizio” nel significato di “Pavesi” prima e “Autogrill” in un secondo tempo.
L’irruzione, nell’immaginario gastronomico del turista medio, di nomi quali “Camogli”, “Capri”, “Rustichella” e, più di recentemente, “Icaro” e “Bufalino” come indicatori di panini di genere vario, ciascuno perfettamente codificato ed eterno nel suo genere. L’accettazione smarrita e passiva della necessità di un percorso tortuoso e pieno di ammiccamenti - dal provolone all’automobilina elettrica passando per il cioccolato con le nocciole e i trasformer - per poter raggiungere l’uscita di un bar o di un ristorante.
L’assuefazione a notizie tipo: l’autostrada è bloccata per neve tra le stazioni di Arezzo e Val di Chiana. Chiuso per allagamento il tratto Fabro-Orvieto dell’autosole. Animali in transito in carreggiata sud tra San Vittore e Caianello dove talora tira anche un vento tanto forte da sconsigliare il transito a telonati, furgonati e mezzi trainanti roulottes.
La sorpresa di trovarsi davanti, reali come se esistessero anche al di fuori dei libri, monti come l’oraziano Soratte cui è dedicata l’omonima area di servizio, o località quali Cassino ai piedi del monastero arroccato lassù in alto e l’interminabile Santa Maria Capua Vetere dove oziarono per anni i Cartaginesi.
Sull’altro versante, Autostrada del Sole ha fatto dimenticare l’arrampicata su per i tornanti della Futa, le scale di Radicofani, sulla Cassia, dove briganteggiava Ghino di Tacco. Ha spodestato l’Aurelia costiera (i Cipressi che a Bolgheri alti e schiettti …) dal suo trono di SS 1 e tolto ogni privilegio alla 7, la romana Appia che portava da Roma a Brindisi, l’imbarco per la Grecia.
E non parliamo della via Emilia che, da Bologna a Milano, inanellava una dopo l’altro le città che adesso si scorgono solo in lontananza, grazie a qualche campanile. Unica eccezione, la Madonna di San Luca, alta sui colli bolognesi, sempre pronta ad apparire dopo Modena sud per segnare il cammino per chi viaggi verso Firenze o Roma.
Meglio così, si dice. L’Italia è cresciuta, in questi cinquant’anni, come sarebbe stato impossibile se questa arteria - parola che ricorda un flusso di sangue ben ossigenato - non ci fosse stata. Se non ci fossero stati i suoi ponti impossibili a fare scuola al mondo, le sue gallerie a far da apripista ad altre gallerie. In una parola: se non ci fosse stato il suo stile a determinare quello di tutte le altre.
In ultimo facciamo un torto a Saint-Exupéry e parliamo “da grandi”, ossia con le cifre.
Per fare l’Autostrada del Sole ci sono voluti:
15 milioni di giornate lavorative
52 milioni di metri cubi di terra scavata all'aperto
1,8 milioni di metri cubi di terra scavata in galleria
sono stati realizzati
5 milioni di metri cubi di murature e calcestruzzo
16 milioni di metri quadrati di pavimentazioni
853 tra ponti, viadotti e opere simili
572 cavalcavia
35 gallerie su due carreggiate
3 gallerie su una sola carreggiata
Volete sapere quanti sono i tombini? 2500